lunedì 27 dicembre 2021

[ITA] Capitolo 16 : La più bella donna di Roma

«Lo hai visto?» domandò Benjamin Palmer alla sua Servant.
Saber stava lucidando la sua lama. Se ne stava seduta, affiancata da un tavolo di legno, e sembrava non aver ascoltato il suo Master.
«Che cosa stai facendo, ω Saber?»
«Mi sto preparando per la prossima battaglia» rispose lei appoggiando la spada sul tavolo. «Dovresti farlo anche tu, Master.»
«Che cosa vuoi che faccia?»
«Allenati.»
«Credi che non sia abbastanza forte come Master...? Guarda che fisicamente sono—»
«Anche se fossi il magus più forte in questa guerra, allenarti sarebbe comunque una necessità.» La donna si alzò e appoggiò la mano sulla spalla di Benjamin. «Io e te desideriamo la stessa cosa: giustizia. Dobbiamo armarci e fare ciò che possiamo per ottenere la vittoria. Prepara il corpo al meglio, allena la mente e sii pronto per la guerra.»
Le parole di ω Saber avevano un forte impatto, come quelle di un re, ma erano anche colme di frustrazione. Benjamin ebbe l’impressione, dal modo di parlare della sua Servant, di avere a che fare con una guerriera macchiata dalla sconfitta.
«Chi sei tu?» domandò incuriosito.
«C’è davvero un’utilità nel conoscere la mia identità? Sono chi sono, non hai bisogno di—»
«Mi farebbe piacere conoscerti. Sai, se sappiamo chi siamo... possiamo combattere meglio... la collaborazione si basa su questo, no? Tu conosci me, ma io non conosco te. Qual è il tuo vero nome?»
Lei sospirò e si allontanò da Benjamin. Non rispose immediatamente a quella domanda, sembrava che stesse cercando le parole giuste per presentarsi. Si girò. Il suo sguardo aveva delle colorazioni nostalgiche. Rispose a voce bassa:
«Sono stata una regina... e anche una guerriera. La mia storia è stata scritta con il sangue e con il ferro. Sono stata temuta dai miei nemici e adorata dai miei amici. Sono stata appoggiata dai miei soldati, ma... tradita da coloro che consideravo alleati. Ho dedicato la mia intera esistenza alla ribellione per proteggere la libertà del mio popolo.» Alzò il tono della voce: «Io sono il Re della Ribellione: Vercingetorige.»
Benjamin sbarrò gli occhi dallo stupore.
«Tu sei... il famoso guerriero che affrontò Giulio Cesare in Gallia? Sei la stessa persona che mise in difficoltà i Romani e che costrinse Cesare alla ritirata?»
«Sì, sono io.»
«Ma, senza offesa, pensavo che fossi un uomo...»
Lei lanciò uno sguardo fulminante, pareva essere sul punto di urlare dalla rabbia. Si trattenne e, dopo aver fatto un respiro profondo, spiegò:
«Cesare ha violato la mia memoria. Ha osato prendere un guerriero qualsiasi e dargli il mio nome per esibirlo a Roma come trofeo. Ha cancellato la mia esistenza... e per questo nessuno conosce la mia vera identità. Non ti biasimo per essere caduto vittima di questo inganno, ma ricorda che io sono la vera Vercingetorige. Io sono colei che ha ostacolato, fino alla fine, quel mostro infernale sputato da Roma.»

Nel frattempo, altrove, Alda Richter aveva deciso di rifugiarsi temporaneamente in un’abitazione; aveva bisogno di pensare ad un nuovo piano. La scomparsa del suo collega l’aveva colta di sprovvista e cercava di comprendere quale magia fosse stata responsabile di questo.
La Servant di Alda, α Assassin, si mise a controllare l’abitazione meticolosamente e notò una porta che conduceva in quello che sembrava essere uno scantinato. Scese le scale e sentì un anomalo calore accompagnato da un velo di vapore. Arrivata in fondo, Assassin, si voltò a destra e vide una vasca d’acqua di forma quadrata al centro della quale c’era la statua di Venere che si accingeva a togliersi il sandalo. Si avvicinò. Immerse la mano nell’acqua e poi la tirò fuori.
«Che succede qui?» domandò Alda, che aveva appena sceso le scale. «Cos’è questa roba?»
«Una sorgente termale... in stile romano, Master.»
«Impossibile. Questa città è...»
«Egiziana?»
«Dovrebbe esserlo, sì. Questo non ha senso... non ha il minimo senso.»
«Quando è stata costruita Adocentyn?» indagò Assassin.
«Molto tempo prima dell’Antica Roma e dell’Antica Grecia, almeno secondo le fonti...»
«Quindi perché c’è un frammento della mia cultura qui?»
«Probabilmente è una sorta di trappola—»
«L’acqua è calda e pura. È tutto originale e soprattutto è...» Non proseguì la frase.
«Che cosa ti prende, α Assassin?» domandò Alda, notando uno sguardo angustiato nel volto della Servant.
«Avevo una villa che condividevo con le mie sorelle, Livilla e Drusilla, e anche con mio fratello, Caligola, e lì avevamo una vasca identica. Con la stessa statua, le stesse colonne decorative... questo è il nostro bagno, non ci sono dubbi.»
«Quindi credi che sia stata presa dalla tua storia...? Non credi che sia semplicemente una replica?»
«Guarda il pavimento, le piante esotiche, le colonne di marmo e quelle dorate, osserva le statue... non è una replica, credimi.»
Alda voltò le spalle alla Servant e si diresse verso le scale.
«Non te le vuoi godere, quindi?» domandò α Assassin con un sorriso provocante.
«No. Non sono qui per questo» rispose Alda freddamente.
«Peccato» disse Assassin iniziando a spogliarsi.
«Cosa stai facendo? Vuoi davvero perdere tempo con queste idiozie? Abbiamo altro da fare!»
«Per te saranno idiozie, Master, ma per una Romana questo è il modo migliore per rilassarsi.»
«Dobbiamo prepararci a combattere una guerra—»
«Sei troppo seria, dovresti rasserenarti.» Assassin, ormai nuda, si immerse, adagio, nell’acqua calda. Emise un lieve gemito di soddisfazione e poi, rivolgendosi ad Alda, disse: «Dovresti unirti a me, Master. L’acqua è calda ed è anche rilassante.»
«Al contrario tuo non ho tempo per rilassarmi.»
«Mm? È davvero così importante, per te, ottenere la tua personale vendetta?»
Alda lanciò un sguardo gelido alla Servant e rispose bruscamente: «Non osare mettere in discussione il mio obbiettivo. Tu sei la mia Servant. Sei solo un’arma. Non dimenticarti il tuo ruolo.»
«Non ho intenzione di criticarti, stavo solo chiedendo.»
«Ovviamente...» commentò Alda stizzita.
La ragazza si sedette sui gradoni . Accavallò le gambe e rimase in silenzio a guardare la sua Servant mentre lavava nelle calde acque.
«Non sei una persona facile, vero? Sei gelida come l’inverno, Master» commentò con un sorrisetto.
«Sono quella che sono.»
«E cosa sei? La magus perfetta che è sempre stata circondata da lussi e da amori di ogni tipo e che poi ha perso tutto a causa di un uomo? È questo ciò che sei? Solo una donna che si lamenta di non avere più gli agi a cui era abituata?»
Alda, percependo delle critiche non ben velate, rispose con parole velenose:
«Mentre tu sei una madre che è sempre stata gelosa della bellezza della propria figlia, non è così?»
La Servant non rispose. Con una smorfia provocante si alzò dall’acqua e mostrò il suo corpo divino. Aprì le braccia e, orgogliosa, affermò:
«Osservami, Alda! Ti sembro forse capace di un sentimento come la gelosia? Io sono perfetta! Sono stata amata da uomini di ogni estrazione sociale e persino l’imperatore non poté rinunciare al mio corpo.» Le sue mani percorsero le gambe, il ventre, passarono sui seni e conclusero sulle guance. Si sciolse i capelli e scosse la testa. «Mi vedi? Riesci a vedere la mia perfezione divina? Mio marito amò questo corpo più di ogni altra cosa. Nessuno, ai miei tempi, osò mai criticare la mia bellezza. Nessuna donna è mai stata in grado di superarmi. Nessuna donna.»
«Eccetto Nerone» disse Alda con un ghigno prepotente.
La sicurezza negli occhi della Servant si dissipò come il fumo. Il suo sorriso era completamente scomparso. La freccia di Alda aveva fatto centro e la ragazza ne era conscia ed era felice di ciò.
«Nerone...» borbottò la Servant con l’amarezza dipinta nel volto. «Nerone è sempre stata una ragazzina viziata. Non ha mai meritato il potere e mai ha avuto le capacità per comandare. Eppure tutti l’amavano. Roma amava quella impertinente, egocentrica e viziata imperatrice. Loro preferivano essere comandati da una che non sapeva niente di politica... fu solo grazie a me se lei ricevette una buona educazione! Fu solo grazie a me se lei si interessò di arte e poesia!» esclamò con una voce alta.
«Eppure fosti proprio tu a sceglierla come erede al trono imperiale, o sbaglio?» domandò Alda sempre con quel ghigno sadico.
«Che altro avrei potuto fare? Claudio mi impedì di ereditare il trono e voleva lasciare tutto il potere a quell’imbranato di Britannico!» dichiarò lei furente. «Proposi Nerone solo perché preferivo mia figlia ad un imbecille figlio di una puttana! Ma sono sempre stata io la vera imperatrice! Non Nerone! Io! Ero io che conoscevo le più influenti personalità di Roma! Io ero in grado di amministrare lo Stato meglio di mia figlia! Eppure—»
«Basta così» fece Alda alzando la mano. La ragazza si alzò e, con un modo di fare trionfante, disse: «Ti lascio da sola, tu divertiti pure a fare la nudista. È il massimo che puoi fare, non è così?»
Alda se ne andò. La Servant, α Assassin, sentì di essere stata sconfitta. La sua Master si era comportata come una vera e propria vipera con lei. Le sue parole velenose l’avevano annichilita e così, senza aggiungere una parola, tornò nell’acqua, in silenzio, lasciando ad Alda quella fredda vittoria.

'Tempo di rilassarsi' di BikoWolf


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