Valfredo avanzò verso Hina accompagnato dal suo Servant, ω Assassin. Ester bloccò la strada all’uomo, lo guardò dritto negli occhi ed esclamò:
«Non è lei il tuo nemico. Affronta me.»
«Credi davvero di essere abbastanza forte da potermi sconfiggere, signorina? È molto meglio se ti arrendi subito—»
Sul corpo di Ester comparvero i Circuiti Magici e, dopo un grido di battaglia, la donna sferrò un pugno talmente potente da far tremare il terreno. Valfredo non venne ferito. Qualcosa, un specie di scudo invisibile, aveva fermato il pugno della donna.
«Magia di rinforzo... il grado più infimo di Bassa Magia» disse Valfredo disgustato.
«Figlio di—!»
Ester venne colpita da qualcosa di invisibile, ω Berserker salvò la sua Master immediatamente e lanciò, dalla mano, un potente raggio magico dello stesso colore del sangue. Ancora una volta Valfredo non venne ferito in nessun modo.
« Non sei protetto da Dio. Che cos’è che ti rende immune agli attacchi?» domandò Berserker dubbioso.
Valfredo sorrise e lasciò il passo al suo Servant: ω Assassin.
«Sei tu...» realizzò Berserker. «Hai fatto un errore a colpire la mia Master, ora te la vedrai con me... pagano!»
Dalla mano di Berserker vennero lanciati altri due potenti raggi magici, nessuno dei due fu in grado di penetrare lo scudo invisibile che proteggeva Assassin. Berserker percepì qualcosa in quel momento, c’era qualcosa che si stava avvicinando a lui ed era sul punto di colpirlo; Berserker fece un salto all’indietro e, appena atterrato, eseguì un altro salto, ma stavolta sparò anche un raggio magico. Assassin non venne ferito.
«Tsk! Vedo che ti piace giocare duro, ω Assassin. Qualsiasi cosa ti stia proteggendo, non lo farà a lungo. Prima o poi scoprirò il tuo debole, pagano.»
«Ahah!» La divertita risata di Assassin inquietò Ester. «Pensi davvero di essere così forte da potermi sconfiggere, Berserker? Finora non hai fatto altro che lanciare dei ridicoli attacchi magici, cosa ti fa credere di essere in grado di spezzare la mia arma?»
«La tua arma, già... un artificio invisibile che puoi muovere senza neanche spostarti... davvero interessante, Assassin, ma non puoi nulla contro la mia Salvator Mundi.»
«Stai parlando di quell’energia rossa...?»
«Esattamente. Il sangue di Cristo, questa è la sostanza della mia Salvator Mundi. Non c’è scudo magico che possa resistere a lungo contro la mia arma. Quindi preparati, schifoso pagano, perché ti ucciderò e lascerò marcire la tua anima nell’Inferno più profondo.»
Berserker era sul punto di attaccare una seconda volta quando, senza alcun preavviso, si mise in mezzo ω Rider. Egli, con l’atteggiamento di un bullo, spinse Berserker e avanzò a testa alta verso il nemico.
«Cosa credi di fare, pezzente?!» esclamò Berserker innervosito.
«Voglio divertirmi anche io. Sono un imperatore, è mio diritto spaccare la faccia a quelli che hanno i lineamenti del culo di un maiale» spiegò Rider con un sorriso arrogante.
«Bene,» fece Assassin «vuol dire che ucciderò un imperatore.»
«Mm? Oh, tu non ucciderai nessuno... al massimo piangerai come una puttana babilonese.»
Rider evocò la sua arma: una grossa mazza di pietra che aveva una forma davvero peculiare. Valfredo, osservando l’arma, sospirò e disse:
«Mi state prendendo in giro?»
Hina, confusa dalle parole di Valfredo, posò lo sguardo sull’arma del Servant e rimase scioccata nell’apprendere che la mazza aveva la forma di un volto umano; lei lo riconobbe ed esclamò:
«NO! Ma sei scemo, Rider?!»
«Mm...? Perché?» domandò ingenuamente.
«La tua mazza di pietra ha la forma della tua statua, idiota! Ora tutti sapranno la tua identità!»
«Meglio così, non avevo intenzione di nasconderla per molto. Sono un imperatore, non posso privare questi plebei dell’onore di conoscere il mio sacro nome.»
Assassin, confuso, domandò: «E chi sei, scusa?»
«Non mi... conosci...?» Sospirò. «Barbari... tutti uguali.» Fece un respiro profondo ed esclamò con voce solenne: «Io sono Flavio Valerio Aurelio Costantino. Costantino il Grande! Sono il fondatore di Costantinopoli nonché il più grande imperatore di Roma! Io sono colui che unificò l’impero di Roma! Ora che conosci la mia identità inchinati e supplicami di risparmiarti la vita!»
«Non credo che lo farò, signor imperatore...»
Assassin si preparò ad attaccare ma, in un attimo, fu travolto dal potente colpo della mazza di Rider. Lo scudo di Assassin, per quanto resistente, non riuscì ad assorbire l’impatto di quell’attacco fortissimo. Il Servant di Valfredo volò contro la parete di un edificio.
«Beh, direi che ho zittito il barbaro—»
«Bastardo!» urlò ω Assassin.
Rider, con una agilità davvero sorprendente, riuscì a non farsi toccare nemmeno una volta dall’arma invisibile di Assassin. Rider saltava e si muoveva con la stessa agilità di un coniglio, mentre Assassin, che rimaneva immobile, si arrabbiava sempre di più perché la sua arma era totalmente inefficace contro il nemico.
Valfredo stava notando che il suo Servant perdeva rapidamente la concentrazione, doveva fare qualcosa per recuperare il vantaggio iniziale.
«Alda, dobbiamo...» Valfredo si voltò e vide che la ragazza se ne stava andando. «Alda?! Cosa stai facendo?!»
«E tu cosa fai, Valfredo? Non siamo qui per questo, ricordi? Dobbiamo uccidere Wolff, non queste magi di terza categoria. Ordina al tuo Servant di ritirarsi, ce ne andiamo—»
«E invece no!» urlò Valfredo. «Qui abbiamo una battaglia da combattere! Non ho intenzione di abbandonare tutto cosicché tu possa portare a termine la tua personale vendetta! Abbiamo una missione, Alda—!»
«Non mi farò dire da un sanguemisto cosa devo o non devo fare. Conosci il tuo posto e segui gli ordini, Valfredo.»
«Te lo puoi scordare! Non seguirò la volontà di una puttana come te—!»
«Che cosa hai detto?!» Alda era pronta ad uccidere Valfredo.
Improvvisamente, una luce accecante, proveniente dal cielo, illuminò tutto il campo di battaglia. Alda fu costretta a chiudere gli occhi e, dopo qualche secondo, quando li riaprì, si scioccò nell’apprendere che sia Valfredo che Hina erano scomparsi insieme ai loro Servant. La ragazza se ne andò per evitare di combattere contro Ester Arellano, la quale era ancora stordita.
Ester, quando riprese i sensi, pensò di essere ancora in compagnia di Hina; quando apprese la verità, si mise subito alla ricerca della ragazza. Chiamò il suo nome diverse volte e iniziò a preoccuparsi seriamente quando non trovò neanche Rider. La donna, allora, si rivolse a ω Berserker, che se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate; dal suo atteggiamento era chiaro che la scomparsa dei due gli era indifferente.
«Cos’è successo?» domandò Ester.
Lui la guardò. Con la testa fece un cenno verso l’alto. La donna si girò e vide quell’oggetto romboidale che fluttuava sulla sommità dell’obelisco.
«Spiegati» fece lei.
«Quell’oggetto si è illuminato e quei quattro sono scomparsi. Non c’è altro da dire—»
«Non hai pensato di aiutare Rider?»
«Non avevo ragione di farlo. Sei tu quella che io devo proteggere, le vite di quei due non hanno alcuna importanza per me...»
«Dobbiamo cercarli, Berserker.»
«Perché? Che senso ha? Lo sai benissimo, Ester, quella ragazza diventerà la nostra nemica. Perché fingere che non sia così? Perché fingere di essere tutti buoni amici?»
«Non sto fingendo—»
«Sì e lo sai» disse grave. «Tu non conosci quella ragazza, l’hai appena conosciuta e ti comporti con lei come se fosse la tua migliore amica... è sciocco. Sei sciocca. Tutta questa recita, tutto questo fingere... è tutta una perdita di tempo che non ci porterà da nessuna parte. Abbiamo una guerra da vincere e dobbiamo vincerla, non possiamo perdere tempo a fare i buono ‘amici’ con degli sconosciuti.»
«Farai quello che ti dico, ω Berserker» affermò Ester seriamente. «Tu farai quello che io ti dico e non protesterai, chiaro? Tu sei il Servant ed io la Master, questo è il nostro rapporto. E poi non credo che tu sia proprio la persona più indicata per dare certi consigli. Dopotutto, se non vado errata, tu non sei mai stato proprio una ‘brava persona’... o mi sbaglio?»
«Che cosa stai insinuando, Master?»
«Sto insinuando che non hai il diritto di giudicarmi, papa Bonifacio VIII. Tu sei sempre stato un uomo guidato dalla pura ambizione e dal bisogno di avere tutto il potere nelle tue mani. Ti sei fatto solo nemici in tutta la tua vita e, quelle poche persone che ti erano fedeli, alla fine ti hanno tradito. Non fingere di essere un esperto di queste cose... tu e l’imperatore biondo avete una cosa in comune: siete incapaci di avere degli amici.»
«Tsk! Cosa ne vuoi sapere, tu?» domandò grave. «Voi donne date troppa importanza ai sentimenti e vi fidate troppo della vostra testa. Fu una donna ad ascoltare il Serpente e a cogliere la mela per prima, la sua ingenuità condannò l’umanità intera. Qui si sta ripetendo la stessa storia: la tua ingenuità ci porterà ad una morte certa.»
«Beh, mio caro Bonifacio, è meglio dare ascolto ai propri sentimenti che avere orecchie solo per ciò che si ha in mezzo alle gambe. Vuoi un consiglio, Bonifacio? Tieni a freno i tuoi impulsi e da’ ascolto al tuo cervello, forse ha qualcosa di interessante da dirti.»
Lui sospirò. «Farò a modo tuo, Master... ma sappi che terrò d’occhio quella ragazza.»
«Beh, prima tutto dobbiamo trovarli.»
«Non è lei il tuo nemico. Affronta me.»
«Credi davvero di essere abbastanza forte da potermi sconfiggere, signorina? È molto meglio se ti arrendi subito—»
Sul corpo di Ester comparvero i Circuiti Magici e, dopo un grido di battaglia, la donna sferrò un pugno talmente potente da far tremare il terreno. Valfredo non venne ferito. Qualcosa, un specie di scudo invisibile, aveva fermato il pugno della donna.
«Magia di rinforzo... il grado più infimo di Bassa Magia» disse Valfredo disgustato.
«Figlio di—!»
Ester venne colpita da qualcosa di invisibile, ω Berserker salvò la sua Master immediatamente e lanciò, dalla mano, un potente raggio magico dello stesso colore del sangue. Ancora una volta Valfredo non venne ferito in nessun modo.
« Non sei protetto da Dio. Che cos’è che ti rende immune agli attacchi?» domandò Berserker dubbioso.
Valfredo sorrise e lasciò il passo al suo Servant: ω Assassin.
«Sei tu...» realizzò Berserker. «Hai fatto un errore a colpire la mia Master, ora te la vedrai con me... pagano!»
Dalla mano di Berserker vennero lanciati altri due potenti raggi magici, nessuno dei due fu in grado di penetrare lo scudo invisibile che proteggeva Assassin. Berserker percepì qualcosa in quel momento, c’era qualcosa che si stava avvicinando a lui ed era sul punto di colpirlo; Berserker fece un salto all’indietro e, appena atterrato, eseguì un altro salto, ma stavolta sparò anche un raggio magico. Assassin non venne ferito.
«Tsk! Vedo che ti piace giocare duro, ω Assassin. Qualsiasi cosa ti stia proteggendo, non lo farà a lungo. Prima o poi scoprirò il tuo debole, pagano.»
«Ahah!» La divertita risata di Assassin inquietò Ester. «Pensi davvero di essere così forte da potermi sconfiggere, Berserker? Finora non hai fatto altro che lanciare dei ridicoli attacchi magici, cosa ti fa credere di essere in grado di spezzare la mia arma?»
«La tua arma, già... un artificio invisibile che puoi muovere senza neanche spostarti... davvero interessante, Assassin, ma non puoi nulla contro la mia Salvator Mundi.»
«Stai parlando di quell’energia rossa...?»
«Esattamente. Il sangue di Cristo, questa è la sostanza della mia Salvator Mundi. Non c’è scudo magico che possa resistere a lungo contro la mia arma. Quindi preparati, schifoso pagano, perché ti ucciderò e lascerò marcire la tua anima nell’Inferno più profondo.»
Berserker era sul punto di attaccare una seconda volta quando, senza alcun preavviso, si mise in mezzo ω Rider. Egli, con l’atteggiamento di un bullo, spinse Berserker e avanzò a testa alta verso il nemico.
«Cosa credi di fare, pezzente?!» esclamò Berserker innervosito.
«Voglio divertirmi anche io. Sono un imperatore, è mio diritto spaccare la faccia a quelli che hanno i lineamenti del culo di un maiale» spiegò Rider con un sorriso arrogante.
«Bene,» fece Assassin «vuol dire che ucciderò un imperatore.»
«Mm? Oh, tu non ucciderai nessuno... al massimo piangerai come una puttana babilonese.»
Rider evocò la sua arma: una grossa mazza di pietra che aveva una forma davvero peculiare. Valfredo, osservando l’arma, sospirò e disse:
«Mi state prendendo in giro?»
Hina, confusa dalle parole di Valfredo, posò lo sguardo sull’arma del Servant e rimase scioccata nell’apprendere che la mazza aveva la forma di un volto umano; lei lo riconobbe ed esclamò:
«NO! Ma sei scemo, Rider?!»
«Mm...? Perché?» domandò ingenuamente.
«La tua mazza di pietra ha la forma della tua statua, idiota! Ora tutti sapranno la tua identità!»
«Meglio così, non avevo intenzione di nasconderla per molto. Sono un imperatore, non posso privare questi plebei dell’onore di conoscere il mio sacro nome.»
Assassin, confuso, domandò: «E chi sei, scusa?»
«Non mi... conosci...?» Sospirò. «Barbari... tutti uguali.» Fece un respiro profondo ed esclamò con voce solenne: «Io sono Flavio Valerio Aurelio Costantino. Costantino il Grande! Sono il fondatore di Costantinopoli nonché il più grande imperatore di Roma! Io sono colui che unificò l’impero di Roma! Ora che conosci la mia identità inchinati e supplicami di risparmiarti la vita!»
«Non credo che lo farò, signor imperatore...»
Assassin si preparò ad attaccare ma, in un attimo, fu travolto dal potente colpo della mazza di Rider. Lo scudo di Assassin, per quanto resistente, non riuscì ad assorbire l’impatto di quell’attacco fortissimo. Il Servant di Valfredo volò contro la parete di un edificio.
«Beh, direi che ho zittito il barbaro—»
«Bastardo!» urlò ω Assassin.
Rider, con una agilità davvero sorprendente, riuscì a non farsi toccare nemmeno una volta dall’arma invisibile di Assassin. Rider saltava e si muoveva con la stessa agilità di un coniglio, mentre Assassin, che rimaneva immobile, si arrabbiava sempre di più perché la sua arma era totalmente inefficace contro il nemico.
Valfredo stava notando che il suo Servant perdeva rapidamente la concentrazione, doveva fare qualcosa per recuperare il vantaggio iniziale.
«Alda, dobbiamo...» Valfredo si voltò e vide che la ragazza se ne stava andando. «Alda?! Cosa stai facendo?!»
«E tu cosa fai, Valfredo? Non siamo qui per questo, ricordi? Dobbiamo uccidere Wolff, non queste magi di terza categoria. Ordina al tuo Servant di ritirarsi, ce ne andiamo—»
«E invece no!» urlò Valfredo. «Qui abbiamo una battaglia da combattere! Non ho intenzione di abbandonare tutto cosicché tu possa portare a termine la tua personale vendetta! Abbiamo una missione, Alda—!»
«Non mi farò dire da un sanguemisto cosa devo o non devo fare. Conosci il tuo posto e segui gli ordini, Valfredo.»
«Te lo puoi scordare! Non seguirò la volontà di una puttana come te—!»
«Che cosa hai detto?!» Alda era pronta ad uccidere Valfredo.
Improvvisamente, una luce accecante, proveniente dal cielo, illuminò tutto il campo di battaglia. Alda fu costretta a chiudere gli occhi e, dopo qualche secondo, quando li riaprì, si scioccò nell’apprendere che sia Valfredo che Hina erano scomparsi insieme ai loro Servant. La ragazza se ne andò per evitare di combattere contro Ester Arellano, la quale era ancora stordita.
Ester, quando riprese i sensi, pensò di essere ancora in compagnia di Hina; quando apprese la verità, si mise subito alla ricerca della ragazza. Chiamò il suo nome diverse volte e iniziò a preoccuparsi seriamente quando non trovò neanche Rider. La donna, allora, si rivolse a ω Berserker, che se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate; dal suo atteggiamento era chiaro che la scomparsa dei due gli era indifferente.
«Cos’è successo?» domandò Ester.
Lui la guardò. Con la testa fece un cenno verso l’alto. La donna si girò e vide quell’oggetto romboidale che fluttuava sulla sommità dell’obelisco.
«Spiegati» fece lei.
«Quell’oggetto si è illuminato e quei quattro sono scomparsi. Non c’è altro da dire—»
«Non hai pensato di aiutare Rider?»
«Non avevo ragione di farlo. Sei tu quella che io devo proteggere, le vite di quei due non hanno alcuna importanza per me...»
«Dobbiamo cercarli, Berserker.»
«Perché? Che senso ha? Lo sai benissimo, Ester, quella ragazza diventerà la nostra nemica. Perché fingere che non sia così? Perché fingere di essere tutti buoni amici?»
«Non sto fingendo—»
«Sì e lo sai» disse grave. «Tu non conosci quella ragazza, l’hai appena conosciuta e ti comporti con lei come se fosse la tua migliore amica... è sciocco. Sei sciocca. Tutta questa recita, tutto questo fingere... è tutta una perdita di tempo che non ci porterà da nessuna parte. Abbiamo una guerra da vincere e dobbiamo vincerla, non possiamo perdere tempo a fare i buono ‘amici’ con degli sconosciuti.»
«Farai quello che ti dico, ω Berserker» affermò Ester seriamente. «Tu farai quello che io ti dico e non protesterai, chiaro? Tu sei il Servant ed io la Master, questo è il nostro rapporto. E poi non credo che tu sia proprio la persona più indicata per dare certi consigli. Dopotutto, se non vado errata, tu non sei mai stato proprio una ‘brava persona’... o mi sbaglio?»
«Che cosa stai insinuando, Master?»
«Sto insinuando che non hai il diritto di giudicarmi, papa Bonifacio VIII. Tu sei sempre stato un uomo guidato dalla pura ambizione e dal bisogno di avere tutto il potere nelle tue mani. Ti sei fatto solo nemici in tutta la tua vita e, quelle poche persone che ti erano fedeli, alla fine ti hanno tradito. Non fingere di essere un esperto di queste cose... tu e l’imperatore biondo avete una cosa in comune: siete incapaci di avere degli amici.»
«Tsk! Cosa ne vuoi sapere, tu?» domandò grave. «Voi donne date troppa importanza ai sentimenti e vi fidate troppo della vostra testa. Fu una donna ad ascoltare il Serpente e a cogliere la mela per prima, la sua ingenuità condannò l’umanità intera. Qui si sta ripetendo la stessa storia: la tua ingenuità ci porterà ad una morte certa.»
«Beh, mio caro Bonifacio, è meglio dare ascolto ai propri sentimenti che avere orecchie solo per ciò che si ha in mezzo alle gambe. Vuoi un consiglio, Bonifacio? Tieni a freno i tuoi impulsi e da’ ascolto al tuo cervello, forse ha qualcosa di interessante da dirti.»
Lui sospirò. «Farò a modo tuo, Master... ma sappi che terrò d’occhio quella ragazza.»
«Beh, prima tutto dobbiamo trovarli.»
'Un passo avanti' di BikoWolf |
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