Wednesday, December 8, 2021

[ITA] Capitolo 14 : La principessa

Una fanciulla era seduta sul margine un’antica piscina. Con i piedi scalzi stava giocando con l’acqua in attesa della donna che aveva conosciuto il giorno prima. Il sole era alto ed il caldo era abbastanza insopportabile per lei, era abituata alle calde estati del Giappone ma quel torrido clima era molto più pesante. Il Servant della fanciulla comparve vicino a lei e domandò, dopo essersi messo a posto i capelli:
«Master, non sarebbe meglio prepararsi alla guerra?»
Lei non rispose.
«Master...?»
Lei si girò. Lo guardò con due occhi irritati e, mettendo su il broncio, esclamò: «Ti avevo detto di chiamarmi ‘Principessa Hina’.»
«E io ti avevo già detto che non ho intenzione di farlo.»
«Sei davvero cafone, lo sai? Io sono la Master, sono la tua padrona e tu dovresti ubbidirmi.»
«Sarai anche la mia padrona, ma io rimango comunque un imperatore e nessuno comanda un imperatore.»
«Sei un cafone, non un imperatore.»
Lui sospirò. «Master, se credi di poter obbligare un uomo con la mia dignità a riconoscere la tua autorità, allora sei davvero una sciocca. Io regnavo su un impero vastissimo, così esteso da avere due capitali. Nessun sovrano è mai riuscito ad emulare le mie gloriose gesta—»
«Forse perché non erano così gloriose...» disse ironica.
«Perdonerò la tua ignoranza, Master, ma vedi di non insinuare mai più delle cose così gravi sul mio conto. Io rappresento lo splendore imperiale.»
«Ma perché non metti da parte il tuo ego e non ti comporti da bravo Servant? Tutti i Servant rispettano i loro Master, funziona così, eppure tu ti ostini a comportarti come se fossi ancora un imperatore.»
«Non puoi chiedere di ricevere il rispetto del Pius Felix Invictus, nonché Maximus, Victor e Triumphator
«Eh? Che hai detto...?» domandò confusa.
L’uomo sospirò nuovamente. «Giusto, talvolta mi dimentico che sei una barbara.»
«Ah!» esclamò scandalizzata. «Questo è un insulto terribile da fare ad una principessa!»
«Una vera principessa deve saper parlare il latino, la lingua dei conquistatori.»
«Beh, almeno in Giappone si conoscono le buone maniere! Quindi sei tu il vero barbaro!»
«Questo è un insulto alla mia dignitas—!»
In quel momento arrivò una donna dai capelli rossi, la discussione si interruppe in un attimo. Hina, alla vista di lei, arrossì e si voltò dall’altra parte per non guardarla negli occhi.
«State facendo un po’ di rumore» disse la donna.
«Mi dispiace... è solo che il mio Servant non vuole rispettarmi.»
«Mm? Non ti dovresti sorprendere di questo, Hina, ω Rider non è un Servant che conosce l’importanza del lavoro di squadra... e soprattutto dell’amicizia.»
Il Servant, sentendo quelle parole, reagì con rabbia: «Hai del coraggio a insultare il mio nome in mia presenza, donna. Se fossi stata una mia suddita, ti avrei fatto tagliare la testa seduta stante.»
«Allora sono contenta di non essere sottoposta alla tua autorità, Rider» disse la donna sorridendo.
«Tsk!»
«Che succede, ω Rider? Mi sembri più scontroso del solito.»
«Non capisco perché hai accettato di aiutare la mia Master. In questa guerra non c’è spazio per queste alleanze. Siamo tutti nemici. Tutti. Eppure tu hai scelto di aiutare la mia Master senza alcuna valida ragione, perché? Cosa stai tramando?»
«Non ti fidi di me, Rider? Oppure non ti fidi di ω Berserker?»
In quel momento, apparve, alle spalle della donna, questo Servant che aveva le sembianze di un ragazzo adolescente. Costui, guardando Rider dritto negli occhi, sorrise arrogantemente e poi, rivolgendosi alla sua Master, domandò:
«Mi verrebbe spontaneo porgere la stessa domanda. Dio è misericordioso, ma non tutti sono fedeli servitori di Nostro Signore, specialmente ω Rider... egli puzza di pagano.»
«Di quale divinità staresti parlando?» domandò Rider, infastidito da quegli insulti.
«Dell’unico vero Dio: quello cristiano.»
«Allora mi dispiace farti fare brutta figura davanti alla tua bellissima Master, ma, sfortunatamente per te, io ho avuto l’onore di essere stato scelto dal dio dei cristiani. Egli mi parlò e con la sua protezione io potei vincere le mie battaglie—»
«Stai mentendo, ω Rider... lo sento. Non puoi ingannarmi con le tue parole, pagano.»
«Cosa succede, ω Berserker? Ti irrita sapere di essere a tu per tu con il Prescelto?»
«Ti sei appena fregato da solo, ω Rider. Nessun vero cristiano proclamerebbe di essere il prescelto. Sei solo un pagano... e anche un blasfemo. Non meriti il mio rispetto.»
«Va bene, state calmi tutti e due. Siamo alleati, va bene?» intervenne la donna.
«No, non lo siamo» disse Rider. «Non siamo alleati, siamo nemici che non si stanno ancora uccidendo. Vorrei sapere perché non ci stiamo combattendo. Siamo stati evocati per ottenere il Sacro Graal, il più sacro di tutti i tesori, l’oggetto che può realizzare ogni desiderio. Dovremmo combattere per ottenerlo—»
Berserker, con un ghigno derisorio, domandò: «E cosa se ne farebbe un pagano di un oggetto cristiano? Non farmi ridere, Rider, un pagano blasfemo non può essere degno dell’oggetto più sacro di tutti. Faresti meglio a ritirarti in un monastero e pentirti dei tuoi peccati, questa guerra santa non è cosa per te.»
«Tu, ω Berserker, sei solo un plebeo... lo si capisce guardandoti in faccia. Non appartieni alla dinastia imperiale Romana, non sei un discendente di Cesare, né nel sangue e né nel nome, e quindi non sei degno di combattere in questa nobile guerra.»
«Sputo in faccia alla tua dinastia imperiale. Non c’è sovrano che possa comandarmi, non c’è imperatore che possa obbligarmi al silenzio. Io sono la voce di Dio, io rappresento la sua volontà nel mondo terreno... mentre tu sei solo una pecora smarrita.»
«Basta!» esclamò la donna a voce alta. «Tutti e due! Sembrate dei bambini, non degli Spiriti Eroici. Dovete andare d’accordo, va bene?»
Allora Hina, la quale aveva appena abbandonato l’acqua, domandò, influenzata dai forti dubbi del Servant:
«Perché siamo alleate, Ester? Non voglio sembrare ingrata, se non fosse stato per te non sarei mai riuscita ad evocare il Servant, ma non capisco perché mi stai aiutando. Il mio maestro mi ha insegnato che noi magi dobbiamo competere per ottenere il Sacro Graal, non possiamo comportarci come buoni amici... è anomalo.»
«Hina... ci sono volte in cui bisogna mettere da parte la tradizione e pensare in maniera elastica. In una situazione come questa, comportarsi ‘come sempre’ non è produttivo. Dobbiamo adattarci e fare del nostro meglio per sopravvivere.»
«Hai paura, Ester...?»
Esitò un po’ prima di rispondere. «Sì, ho paura. L’essere che ci ha portate qui, quel Vergil, non è un magus come altri... aveva qualcosa di demoniaco nello sguardo...»
«Ho avuto anche io la stessa sensazione—»
«Dobbiamo collaborare, Hina, altrimenti moriremo.»
Quelle parole, dette con quella preoccupazione, bagnarono Hina di sudore. La ragazza capì dallo sguardo di Ester che non stava scherzando... non era neanche un’esagerazione. Era vero. Era tutto vero. Solo aiutandosi sarebbero state in grado di uscire vive dal conflitto.
Le due Master si misero in cammino. Il sole torrido ostacolava il respiro e Hina si sentiva come in un forno; Ester sembrava non patire il caldo.
«Come fai a sopportarlo?» domandò Hina con una voce stanca.
«In Spagna le temperature sono un po’ più alte rispetto al resto dell’Europa. Il caldo non è un problema. Tu lo odi?»
«Lo odio tantissimo!»
Ester si mise a ridere. «Ma dimmi, Hina, sei davvero una principessa?»
«Beh, ecco... ehm... tecnicamente sono una idol.»
«Una idol? Che cosa sarebbe?»
«Una specie di popstar. Quando mi esibivo sul palco indossavo dei costumi che mi facevano sembrare una principessa... e quindi venivo chiamata ‘Principessa Hina’» spiegò con la faccia rossa come un pomodoro.
«Está bien, Hina, non devi essere imbarazzata di questo. Anzi, personalmente, la trovo una cosa carina.»
«Davvero? Dici sul serio? Non lo dici solo per dire, vero?»
«Ovviamente mi sarei aspettata una storia piena di colpi di scena, intrighi di corte, lotte dinastiche e così via... ma anche la tua storia è carina.»
«Beh, mi dispiace di averti delusa—»
«Lo siento, non volevo essere scortese. Neanche io ho una storia interessante, sai? Anzi, rispetto a te, io sono una persona banalissima. Almeno tu hai avuto la possibilità di esibirti su un palco.»
«Non è vero, credimi... tu sei la persona più—» Un attacco di timidezza fermò le sue parole.
«Tutto bene, Hina?»
«Sì, sì... stavo solo parlando a vanvera.»
Ci fu un breve momento di silenzio imbarazzante.
«Quindi, Principessa Hina, come sei diventata una magus?» domandò Ester intrigata.
«Il mio maestro, ovvero mio zio, mi ha insegnato tutto ciò che poteva sulla magia...»
«Chi è tuo zio?»
«Kunisada. Sunahara Kunisada.»
«Quindi tu ti chiami Sunahara Hina?»
«No» rispose lei scuotendo la testa. «Hina è solo uno pseudonimo. Il mio vero nome è brutto e appartiene alla ragazza con cui nessuno vuole parlare. Io sono Hina. La Principessa Hina. Non voglio parlare dell’altra ragazza, scusa.»
Ester si rattristì sentendo quell’infelice risposta.
«Che mi dici te?» domandò Hina.
«Io appartengo alla Sorellanza. Discendo da un’antica famiglia di magi, la casata Arellano.»
«Quanto antica?»
«Il mio antenato più lontano, Diego Arellano, servì il re Filippo V di Spagna dal 1703 al 1717. Egli fu una sua guardia del corpo molto fidata e anche un suo consigliere a corte. La mia casata è antica quanto quelle più famose della Germania.»
«Ma è davvero così importante avere una famiglia antica?»
«Determina il numero di Circuiti Magici, anche se bisogna comprendere che quel numero può essere alterato a causa di diversi fattori. Questa è una cosa che riguarda i magus, gli umani non aumentano i Circuiti Magici in modo naturale. Se sei figlia di un magus con cinquanta Circuiti Magici, allora tu avrai cinquantuno Circuiti Magici, i tuoi figli ne avranno cinquantadue e così via. Tuttavia ci sono casi in cui il numero rimane identico e non c’è un incremento, accade una volta su dieci...»
«Ti piacerebbe sapere di più sui tuoi antenati?»
Ester guardò Hina. Le sorrise. Guardò altrove. «No.»
«Perché no?» domandò incuriosita.
«Perché non ne varrebbe la pena.»
«Ma si tratta della tua fami—»
«Sai... una persona, una volta, mi disse: ‘Chi trova orgoglio solo nelle proprie radici ha un’anima povera’. Io vorrei cercare di essere me stessa, non voglio dedicare la mia intera vita ai miei antenati. Loro non ci sono più. Io ci sono. Vorrei vivere la mia vita, non la loro.»
«Be’, credo che anche questo sia giusto. Forse in parte ti capisco—»
Ester afferrò Hina per il braccio e la fermò.
«Cosa succede?» domandò terrorizzata.
«Guai.»
Da dietro un’abitazione sbucarono Valfredo Otto Herrmann e Alda Richter.
«A quanto pare la fortuna non è dalla vostra parte, signorine» esclamò Valfredo.
 
'Amiche e nemici' di BikoWolf

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