Era notte nella città di Minneapolis, piovigginava e Friedrich Wolff camminava di marciapiede in marciapiede portandosi dietro la sua chitarra; era diretto verso la stazione del treno, si era stufato del posto e voleva cambiare città.
“Friedrich, amico mio, stai partendo?”
Friedrich si girò, era Bob, un chitarrista come lui che si esibiva per le strade della città.
“Un mese nello stesso posto è già troppo per me.”
“Ti invidio. Mi piacerebbe viaggiare tantissimo come fai tu, se solo avessi il coraggio di mandare a fare in culo questo posto del cazzo.”
“Tutto a suo tempo, Bob. Hai quarantadue anni, hai tutta la vita davanti a te.”
“Mi sfotti? Brutta canaglia” disse ridendo.
“Ecco, tieni.” Friedrich diede all’amico una chiave.
“Cos’è?”
“Il mio regalo d’addio. L’affitto per questo mese è già stato pagato, l’appartamento è tutto tuo.”
“Davvero?”
“Certo. Il proprietario mi doveva un favore, ti prenderà dentro senza fare troppe storie.”
Bob abbracciò Friedrich.
“Che Dio ti benedica, amico mio!”
“Stammi bene, Bob.”
Friedrich salutò l’amico e riprese il suo cammino; si addentrò nei quartieri più poveri della città, molti avevano paura di quei posti ma Friedrich si muoveva tranquillamente salutando alcuni suoi amici del posto e offrendo i suoi auguri ad ognuno di loro. Per caso capitò davanti ad una farmacia e il suo tragitto venne interrotto dal proprietario del negozio che uscì, spaventato, gridando:
“Qui! Da questa parte!”
Dall’altra parte della strada c’era una macchina della polizia. Due agenti uscirono e si avvicinarono all’uomo. Friedrich avanzò. Non voleva intromettersi in faccende che non gli riguardavano. L’uomo stava denunciando un furto e i poliziotti fecero, quindi, delle domande riguardo l’aspetto fisico del ladro:
“Era un afroamericano alto, con capelli lunghi, aveva una felpa verde e su questa felpa c’era scritta una lettera … una specie di ‘J’ se non ricordo male.”
Friedrich sentì quella descrizione. Conosceva quella persona. Sapeva perché aveva rubato e sapeva dove si era nascosto. Senza indugiare si mosse.
In una decina di minuti raggiunse Painter Park e lì vide il ragazzo che stava cercando; un tipo alto, con lunghi capelli scuri ed una felpa verde felce; egli stava tentando di nascondersi.
“Ben!” urlò Friedrich.
“Friedrich, porca puttana mi hai spaventato! Cosa ci fai qui?”
“Ti stanno cercando, non puoi startene qui, ti troveranno subito. Devi andartene!”
“No, non ti preoccupare, so quello che sto facendo-”
“No, sei nei guai seri, non capisci? Questo è un pessimo posto dove nascondersi-”
“Fermo!” esclamò un poliziotto che era appena entrato nel parco.
L’agente aveva già estratto la pistola e aveva il dito premuto sul grilletto.
“Benjamin Palmer, sei in arresto per furto! Metti le mani in alto e non muoverti altrimenti sparo!”
“Queste medicine mi servono! Sono per mia madre! Ne ha bisogno, cazzo!” urlò Benjamin.
Friedrich intervenne.
“Agente posso pagare io per quelle medicine non è un problema.”
“Non c’è bisogno, devo portare quel ragazzo in prigione e si risolverà tutto.”
“Io conosco quel ragazzo, non è una cattiva persona. Vuole davvero aiutare la madre.”
In quel momento Benjamin tentò di scappare e il poliziotto aprì il fuoco; il ragazzo venne colpito alla spalla e cadde a terra urlando. Friedrich afferrò il braccio dell’agente la reazione di quest’ultimo fu istantanea e diede un pugno in faccia a Friedrich.
“Sei in arresto anche tu per aver ostacolato un pubblico ufficiale.”
Giunse un altro poliziotto con la pistola già in mano.
“Che succede Farray?” domandò.
“Ho il ladro e anche il suo complice.”
“Merda …” mormorò Friedrich.
Benjamin si rialzò con sorpresa di entrambi i poliziotti; il ragazzo si mise a correre di nuovo e la cosa strana è che sembrava aver smesso di sanguinare; solo l’agente che per primo aveva sparato iniziò l’inseguimento mentre l’altro procedette ad ammanettare Friedrich.
“Non avresti dovuto lasciarti coinvolgere, quelle sono cattive persone.”
“Anche io lo sono.” La risposta di Friedrich venne accompagnata dalla parola: “Feuerwolf.”
L’agente vide il corpo del ragazzo illuminarsi a causa dei Circuiti Magici e si spaventò, poi venne attaccato da un lupo fatto di fuoco.
“Che cazzo è?! Che cazzo è quel mostro?!” Il poliziotto sparò ma i proiettili attraversarono il corpo della bestia senza ferirla. “Merda!” L’uomo scappò in preda al panico.
Con il suo alito di fuoco, il lupo, sciolse le manette e Friedrich si rialzò; insieme alla creatura corse per ritrovare il suo amico.
Nel frattempo Benjamin Palmer, ancora braccato, si fermò lungo un marciapiedi, era stanco ma era determinato a portare alla madre le medicine di cui aveva bisogno. Fece un altro passo che però venne interrotto bruscamente da un proiettile che gli attraversò la gamba.
“Aaaargh!”
Benjamin cadde a terra.
“Ti ho preso, figlio di puttana negro.” Il poliziotto aveva un sogghigno sadico ed i suoi occhi erano ripieni di ira. “Stavolta non mi scappi.”
Quelle poche persone che stavano passando da quelle parti erano spaventate ma non avevano intenzione di aiutare il ragazzo in lacrime.
“Le medicine … le medicine …” diceva strisciando. “Devo portare le medicine alla mamma …”
Il poliziotto bloccò la traiettoria di Benjamin e gli calpestò la mano con una violenza animalesca.
“Ti prego … lasciami andare da mia madre … ne ha bisogno …”
“Tutte stronzate. Sei sicuramente un maledetto tossicodipendente.”
“No! No! No!” esclamò Benjamin con tutte le sue energie. “Io non sono questo! Io voglio aiutare mia madre, cazzo! La voglio aiutare perché non abbiamo i soldi per permetterci le medicine … è tutta colpa di questo paese del cazzo se lei sta male!”
“Negro traditore.” Il poliziotto diede un calcio sulla testa di Benjamin e poi gli appoggiò un ginocchio sul collo; iniziò a premere verso il basso. “Ti rimanderemo da dove vieni.”
Benjamin sentì il suo respiro mancare, tentava di spostare la gamba dell’agente ma non era abbastanza forte e intanto diceva, con una voce strozzata, piangendo:
“Mia madre … le medicine … mia madre … lasciami … ti prego …”
Il poliziotto non lo stava ascoltando. Sembrava essere completamente sordo. L’aria stava iniziando a mancare, non passava più per il naso, e la bocca faceva sempre più fatica a prendere ossigeno; Benjamin si dimenava e intanto, con la bocca spalancata, cercava di prendere quanta più aria possibile. Ben presto le forze necessarie per reagire abbandonarono il suo corpo; persino i movimenti più elementari stavano diventando impossibili; il petto era come schiacciato e i polmoni erano addolorati; versi asmatici uscivano dalla bocca di Benjamin e la vista si oscurò poco alla volta. Era la fine.
Il ragazzo udì una voce.
“Povero piccolo Palmer, non hai fatto nulla di male eppure la crudeltà di questo mondo ti sta schiacciando.”
La voce era difficile da riconoscere, poteva essere sia di un maschio sia di una femmina.
“Benjamin Palmer, non vorresti bruciare tutto? Loro sono egoisti, usano il loro potere per distruggere te, allora perché tu dovresti lasciarli vivere? Chi ha dato loro il diritto di vivere? Chi ha dato loro il diritto di togliere la vita ad un bravo figlio che vuole aiutare la sua mamma? Sono per caso la parola di Dio? Sei per caso nella casa di Dio? Oppure sei semplicemente in una città piena di orribili persone?”
“Aiuto …”
“Hai davvero bisogno di aiuto? Lo sappiamo entrambi che ti stai trattenendo. Stai accettando questo trattamento solo perché non vuoi mettere in pericolo tua madre. Nel profondo del cuore speri che quell’uomo sia dalla parte della giustizia ma sai perfettamente, ogni fibra del tuo corpo sa, che è solo un segugio che fa quello che gli è stato detto. E tu cosa sei? Tu sei un lupo. Tu non hai niente e non prendi ordini da nessuno. E tutti e due sappiamo che le zanne del lupo sono più affilate di quelle del cane.”
Benjamin strinse i pugni.
“Forza, la guerra ti sta chiamando.”
L’oscurità venne illuminata.
“Io ho scelto te.”
Il ragazzo trovò la forza di opporsi al poliziotto.
“Non farmi aspettare. Il terreno di caccia ti attende.”
Benjamin lanciò un urlo disumano, simile ad un grido di battaglia; gettò a terra il poliziotto e gli saltò subito addosso. L’uomo tirò fuori il manganello ma Benjamin non perse tempo egli infilò un dito nell’occhio strappandogli il bulbo oculare.
“Aaaargh!”
“ZITTO!”
Un pugno in faccia.
“Non hai il diritto di gridare. Hai il diritto di rimanere in silenzio e accettare la tua fottuta punizione!”
Un altro pugno in faccia. Aggressivamente, velocemente, con sempre più forza, il rumore stava scomparendo dalle orecchie di Benjamin, le sue mani stavano diventando rosse, la faccia del poliziotto era dura ma era fragile; i passanti che prima non facevano niente intervennero per fermare Benjamin mentre altri chiamarono la polizia; ma il ragazzo non si voleva fermare; continuò a prendere a pugni il poliziotto.
In quel momento arrivò Friedrich che, vedendo la scena, si sconvolse.
“Ben!” urlò. “Ben!”
Lui non ascoltava, il suo volto era sporco di sangue, mostrava i suoi denti come una bestia rabbiosa e aveva gli stessi occhi di un lupo affamato.
“Merda!” Friedrich afferrò Benjamin e lo allontanò dal poliziotto. “Fermo, cazzo, fermo! Non peggiorare la situazione! Pensa a tua madre!”
“Sono loro!” urlò Benjamin furibondo. “Loro ci costringono a questa vita di merda e ci trattano come animali selvaggi! Che vada a farsi fottere!” Poi alzò lo sguardo verso i cittadini spaventati ed urlò: “Esatto, abbiate paura! Non sono la vostra fottuta scimmietta! Se mi toccate io vi ammazzo!”
“Ben! Basta così …” Friedrich aveva afferrato il ragazzo per entrambe le spalle. “Calmati. Dobbiamo andarcene.”
“Cosa?”
“Non puoi stare qui. Dopo quello che hai fatto … ti ammazzeranno come minimo …”
“Cosa ho fatto?” Ben guardò il corpo del poliziotto, quell’uomo aveva perso i sensi e aveva una maschera di sangue. Il ragazzo guardò le sue rosse mani. Ripensò al volto di sua madre. “No. Le medicine. Mia madre. Io non posso … no … non posso …”
“Ben, devi venire con me. Se resterai qui finirà male. Non posso perdere un amico.”
“Ma mia madre …”
“Ben, se ti uccidono è finita!” esclamò Friedrich.
“Non potrei essere più d’accordo.”
Una voce nella testa di Friedrich.
“Chi ha parlato?”
Il ragazzo si girò e vide quell’essere con la bocca cucita che si era seduto sul corpo dell’agente stordito.
“Chi sei tu?”
“Vergil. Dovresti ringraziarmi, è solo grazie a me se il tuo amico è vivo.”
“Tu hai fatto questo?”
“Ho solo aiutato Benjamin a combattere. E per quanto questo spettacolo sia affascinante non è la ragione che mi ha condotto da voi. Avrò il piacere di avere due lupi nella mia guerra: il lupo solitario e il lupo in cattività. Siete tutti e due invitati nella mia splendida guerra per ottenere il Santo Graal di Yggdrasil.”
Udendo quel nome a Friedrich si gelò il sangue nelle vene.
“No. Non di nuovo.”
“Preparati, mio caro lupo, un’altra guerra ti attende. Un altro campo di battaglia e la possibilità di avere una morte gloriosa.”
Sotto i piedi di Friedrich e Benjamin apparvero due cerchi magici, i due ragazzi scomparvero in un lampo di luce.
“Friedrich, amico mio, stai partendo?”
Friedrich si girò, era Bob, un chitarrista come lui che si esibiva per le strade della città.
“Un mese nello stesso posto è già troppo per me.”
“Ti invidio. Mi piacerebbe viaggiare tantissimo come fai tu, se solo avessi il coraggio di mandare a fare in culo questo posto del cazzo.”
“Tutto a suo tempo, Bob. Hai quarantadue anni, hai tutta la vita davanti a te.”
“Mi sfotti? Brutta canaglia” disse ridendo.
“Ecco, tieni.” Friedrich diede all’amico una chiave.
“Cos’è?”
“Il mio regalo d’addio. L’affitto per questo mese è già stato pagato, l’appartamento è tutto tuo.”
“Davvero?”
“Certo. Il proprietario mi doveva un favore, ti prenderà dentro senza fare troppe storie.”
Bob abbracciò Friedrich.
“Che Dio ti benedica, amico mio!”
“Stammi bene, Bob.”
Friedrich salutò l’amico e riprese il suo cammino; si addentrò nei quartieri più poveri della città, molti avevano paura di quei posti ma Friedrich si muoveva tranquillamente salutando alcuni suoi amici del posto e offrendo i suoi auguri ad ognuno di loro. Per caso capitò davanti ad una farmacia e il suo tragitto venne interrotto dal proprietario del negozio che uscì, spaventato, gridando:
“Qui! Da questa parte!”
Dall’altra parte della strada c’era una macchina della polizia. Due agenti uscirono e si avvicinarono all’uomo. Friedrich avanzò. Non voleva intromettersi in faccende che non gli riguardavano. L’uomo stava denunciando un furto e i poliziotti fecero, quindi, delle domande riguardo l’aspetto fisico del ladro:
“Era un afroamericano alto, con capelli lunghi, aveva una felpa verde e su questa felpa c’era scritta una lettera … una specie di ‘J’ se non ricordo male.”
Friedrich sentì quella descrizione. Conosceva quella persona. Sapeva perché aveva rubato e sapeva dove si era nascosto. Senza indugiare si mosse.
In una decina di minuti raggiunse Painter Park e lì vide il ragazzo che stava cercando; un tipo alto, con lunghi capelli scuri ed una felpa verde felce; egli stava tentando di nascondersi.
“Ben!” urlò Friedrich.
“Friedrich, porca puttana mi hai spaventato! Cosa ci fai qui?”
“Ti stanno cercando, non puoi startene qui, ti troveranno subito. Devi andartene!”
“No, non ti preoccupare, so quello che sto facendo-”
“No, sei nei guai seri, non capisci? Questo è un pessimo posto dove nascondersi-”
“Fermo!” esclamò un poliziotto che era appena entrato nel parco.
L’agente aveva già estratto la pistola e aveva il dito premuto sul grilletto.
“Benjamin Palmer, sei in arresto per furto! Metti le mani in alto e non muoverti altrimenti sparo!”
“Queste medicine mi servono! Sono per mia madre! Ne ha bisogno, cazzo!” urlò Benjamin.
Friedrich intervenne.
“Agente posso pagare io per quelle medicine non è un problema.”
“Non c’è bisogno, devo portare quel ragazzo in prigione e si risolverà tutto.”
“Io conosco quel ragazzo, non è una cattiva persona. Vuole davvero aiutare la madre.”
In quel momento Benjamin tentò di scappare e il poliziotto aprì il fuoco; il ragazzo venne colpito alla spalla e cadde a terra urlando. Friedrich afferrò il braccio dell’agente la reazione di quest’ultimo fu istantanea e diede un pugno in faccia a Friedrich.
“Sei in arresto anche tu per aver ostacolato un pubblico ufficiale.”
Giunse un altro poliziotto con la pistola già in mano.
“Che succede Farray?” domandò.
“Ho il ladro e anche il suo complice.”
“Merda …” mormorò Friedrich.
Benjamin si rialzò con sorpresa di entrambi i poliziotti; il ragazzo si mise a correre di nuovo e la cosa strana è che sembrava aver smesso di sanguinare; solo l’agente che per primo aveva sparato iniziò l’inseguimento mentre l’altro procedette ad ammanettare Friedrich.
“Non avresti dovuto lasciarti coinvolgere, quelle sono cattive persone.”
“Anche io lo sono.” La risposta di Friedrich venne accompagnata dalla parola: “Feuerwolf.”
L’agente vide il corpo del ragazzo illuminarsi a causa dei Circuiti Magici e si spaventò, poi venne attaccato da un lupo fatto di fuoco.
“Che cazzo è?! Che cazzo è quel mostro?!” Il poliziotto sparò ma i proiettili attraversarono il corpo della bestia senza ferirla. “Merda!” L’uomo scappò in preda al panico.
Con il suo alito di fuoco, il lupo, sciolse le manette e Friedrich si rialzò; insieme alla creatura corse per ritrovare il suo amico.
Nel frattempo Benjamin Palmer, ancora braccato, si fermò lungo un marciapiedi, era stanco ma era determinato a portare alla madre le medicine di cui aveva bisogno. Fece un altro passo che però venne interrotto bruscamente da un proiettile che gli attraversò la gamba.
“Aaaargh!”
Benjamin cadde a terra.
“Ti ho preso, figlio di puttana negro.” Il poliziotto aveva un sogghigno sadico ed i suoi occhi erano ripieni di ira. “Stavolta non mi scappi.”
Quelle poche persone che stavano passando da quelle parti erano spaventate ma non avevano intenzione di aiutare il ragazzo in lacrime.
“Le medicine … le medicine …” diceva strisciando. “Devo portare le medicine alla mamma …”
Il poliziotto bloccò la traiettoria di Benjamin e gli calpestò la mano con una violenza animalesca.
“Ti prego … lasciami andare da mia madre … ne ha bisogno …”
“Tutte stronzate. Sei sicuramente un maledetto tossicodipendente.”
“No! No! No!” esclamò Benjamin con tutte le sue energie. “Io non sono questo! Io voglio aiutare mia madre, cazzo! La voglio aiutare perché non abbiamo i soldi per permetterci le medicine … è tutta colpa di questo paese del cazzo se lei sta male!”
“Negro traditore.” Il poliziotto diede un calcio sulla testa di Benjamin e poi gli appoggiò un ginocchio sul collo; iniziò a premere verso il basso. “Ti rimanderemo da dove vieni.”
Benjamin sentì il suo respiro mancare, tentava di spostare la gamba dell’agente ma non era abbastanza forte e intanto diceva, con una voce strozzata, piangendo:
“Mia madre … le medicine … mia madre … lasciami … ti prego …”
Il poliziotto non lo stava ascoltando. Sembrava essere completamente sordo. L’aria stava iniziando a mancare, non passava più per il naso, e la bocca faceva sempre più fatica a prendere ossigeno; Benjamin si dimenava e intanto, con la bocca spalancata, cercava di prendere quanta più aria possibile. Ben presto le forze necessarie per reagire abbandonarono il suo corpo; persino i movimenti più elementari stavano diventando impossibili; il petto era come schiacciato e i polmoni erano addolorati; versi asmatici uscivano dalla bocca di Benjamin e la vista si oscurò poco alla volta. Era la fine.
Il ragazzo udì una voce.
“Povero piccolo Palmer, non hai fatto nulla di male eppure la crudeltà di questo mondo ti sta schiacciando.”
La voce era difficile da riconoscere, poteva essere sia di un maschio sia di una femmina.
“Benjamin Palmer, non vorresti bruciare tutto? Loro sono egoisti, usano il loro potere per distruggere te, allora perché tu dovresti lasciarli vivere? Chi ha dato loro il diritto di vivere? Chi ha dato loro il diritto di togliere la vita ad un bravo figlio che vuole aiutare la sua mamma? Sono per caso la parola di Dio? Sei per caso nella casa di Dio? Oppure sei semplicemente in una città piena di orribili persone?”
“Aiuto …”
“Hai davvero bisogno di aiuto? Lo sappiamo entrambi che ti stai trattenendo. Stai accettando questo trattamento solo perché non vuoi mettere in pericolo tua madre. Nel profondo del cuore speri che quell’uomo sia dalla parte della giustizia ma sai perfettamente, ogni fibra del tuo corpo sa, che è solo un segugio che fa quello che gli è stato detto. E tu cosa sei? Tu sei un lupo. Tu non hai niente e non prendi ordini da nessuno. E tutti e due sappiamo che le zanne del lupo sono più affilate di quelle del cane.”
Benjamin strinse i pugni.
“Forza, la guerra ti sta chiamando.”
L’oscurità venne illuminata.
“Io ho scelto te.”
Il ragazzo trovò la forza di opporsi al poliziotto.
“Non farmi aspettare. Il terreno di caccia ti attende.”
Benjamin lanciò un urlo disumano, simile ad un grido di battaglia; gettò a terra il poliziotto e gli saltò subito addosso. L’uomo tirò fuori il manganello ma Benjamin non perse tempo egli infilò un dito nell’occhio strappandogli il bulbo oculare.
“Aaaargh!”
“ZITTO!”
Un pugno in faccia.
“Non hai il diritto di gridare. Hai il diritto di rimanere in silenzio e accettare la tua fottuta punizione!”
Un altro pugno in faccia. Aggressivamente, velocemente, con sempre più forza, il rumore stava scomparendo dalle orecchie di Benjamin, le sue mani stavano diventando rosse, la faccia del poliziotto era dura ma era fragile; i passanti che prima non facevano niente intervennero per fermare Benjamin mentre altri chiamarono la polizia; ma il ragazzo non si voleva fermare; continuò a prendere a pugni il poliziotto.
In quel momento arrivò Friedrich che, vedendo la scena, si sconvolse.
“Ben!” urlò. “Ben!”
Lui non ascoltava, il suo volto era sporco di sangue, mostrava i suoi denti come una bestia rabbiosa e aveva gli stessi occhi di un lupo affamato.
“Merda!” Friedrich afferrò Benjamin e lo allontanò dal poliziotto. “Fermo, cazzo, fermo! Non peggiorare la situazione! Pensa a tua madre!”
“Sono loro!” urlò Benjamin furibondo. “Loro ci costringono a questa vita di merda e ci trattano come animali selvaggi! Che vada a farsi fottere!” Poi alzò lo sguardo verso i cittadini spaventati ed urlò: “Esatto, abbiate paura! Non sono la vostra fottuta scimmietta! Se mi toccate io vi ammazzo!”
“Ben! Basta così …” Friedrich aveva afferrato il ragazzo per entrambe le spalle. “Calmati. Dobbiamo andarcene.”
“Cosa?”
“Non puoi stare qui. Dopo quello che hai fatto … ti ammazzeranno come minimo …”
“Cosa ho fatto?” Ben guardò il corpo del poliziotto, quell’uomo aveva perso i sensi e aveva una maschera di sangue. Il ragazzo guardò le sue rosse mani. Ripensò al volto di sua madre. “No. Le medicine. Mia madre. Io non posso … no … non posso …”
“Ben, devi venire con me. Se resterai qui finirà male. Non posso perdere un amico.”
“Ma mia madre …”
“Ben, se ti uccidono è finita!” esclamò Friedrich.
“Non potrei essere più d’accordo.”
Una voce nella testa di Friedrich.
“Chi ha parlato?”
Il ragazzo si girò e vide quell’essere con la bocca cucita che si era seduto sul corpo dell’agente stordito.
“Chi sei tu?”
“Vergil. Dovresti ringraziarmi, è solo grazie a me se il tuo amico è vivo.”
“Tu hai fatto questo?”
“Ho solo aiutato Benjamin a combattere. E per quanto questo spettacolo sia affascinante non è la ragione che mi ha condotto da voi. Avrò il piacere di avere due lupi nella mia guerra: il lupo solitario e il lupo in cattività. Siete tutti e due invitati nella mia splendida guerra per ottenere il Santo Graal di Yggdrasil.”
Udendo quel nome a Friedrich si gelò il sangue nelle vene.
“No. Non di nuovo.”
“Preparati, mio caro lupo, un’altra guerra ti attende. Un altro campo di battaglia e la possibilità di avere una morte gloriosa.”
Sotto i piedi di Friedrich e Benjamin apparvero due cerchi magici, i due ragazzi scomparvero in un lampo di luce.
Friedrich e Benjamin di Bikowolf |