giovedì 8 settembre 2022

[ITA] Capitolo 25 : Cercare la giustizia

Mio padre ha sempre odiato suo padre, non ho mai capito perché, ma è sempre stato così. Quand’ero piccolo mi era proibito parlare con il nonno da solo, avevano paura che mi facesse diventare come lui: un matto.
Non sapevo che mio nonno fosse interessato alla magia, non ne avevo idea, e così accettai le ferree regole di mio padre senza mai metterle in discussione. Quando ero in compagnia della mamma o della nonna, il nonno non parlava mai di magia però si lasciava sfuggire qualche pensiero sulla politica, sulla filosofia e qualche volta gli capitava di fare dei discorsi sulla religione e sulla mancanza di fede da parte delle persone. Certe volte si lasciava sfuggire qualche volgarità e mi veniva naturale ridere, forse perché trovavo genuinamente comico il suo modo di arrabbiarsi. Non era un uomo iracondo, non alzava mai le mani sulle persone e soprattutto non su sua moglie. La sua rabbia si mescolava sempre con una teatralità che si mostrava nei gesti e nel modo di parlare; forse lo faceva apposta, forse gli piaceva recitare la parte dell’uomo arrabbiato.
Il suo aspetto burbero poteva trarre in inganno chiunque, ma di fatto era un uomo gentile, sempre pronto ad aiutare al prossimo. La comunità afroamericana del nostro quartiere lo adorava perché a lui veniva naturale ascoltare chi aveva delle difficoltà, fare dei prestiti senza aspettarsi nulla in cambio e offrire aiuti alimentari a chi non aveva niente.
«Chi provoca dolore, uccide di conseguenza sé stesso» diceva sempre.
Una volta mi capitò di vedere una cicatrice sulla sua spalla, l’impronta di un proiettile lasciata da un  poliziotto razzista. Mio nonno, al contrario di una buona fetta della mia famiglia — incluso me — non sopportava la polizia. Li chiamava sempre ‘fascisti’ o ‘filonazisti’, mia nonna lo intimava di tenersi queste cose per lui... Probabilmente quello fu uno dei pochi compromessi che egli accettò di fare.
Mio nonno era un uomo testardo, ma amante della filosofia di estrema sinistra. Aveva una piccola biblioteca nella quale si rifugiava per leggere libri su libri di grandi pensatori della storia. Disprezzava la filosofia di destra e anche quella neutrale, le considerava entrambe come ‘tipici pensieri occidentali’.
Quand’ero piccolo, e sentivo mio padre dire che il nonno era matto, pensavo facesse riferimento a quella gentilezza senza prezzo, al modo in cui si opponeva alla polizia, al modo in cui si arrabbiava e alla sua passione per la filosofia. Come ho già detto: il nonno non aveva mai parlato della magia. Tuttavia, da adolescente, venni a conoscenza di quel lato oscuro di mio nonno e realizzai la ragione dietro la preoccupazione di mio padre. In quella piccola biblioteca c’erano o libri di filosofia o libri interi dedicati all’alchimia, alla magia oscura, alla demonologia, all’evocazione di spiriti, e via così. Il nonno si portava sempre dietro degli amuleti che, secondo lui, potevano proteggerlo dalle forze maligne. In più avevo sentito alcune storie di mio padre che avevano come protagonista il nonno mentre faceva dei rituali magici o parlava con ‘creature invisibili’. Poco alla volta, ma inevitabilmente, la mia opinione su di lui cambiò. Mio nonno si trasformò, ai miei occhi, in un vecchio pazzo.
Tre anni fa, il giorno del mio diciottesimo compleanno, mio nonno, dopo la festa in famiglia, mi portò in biblioteca per farmi un regalo e mi spiazzò con una domanda:
«Cos’è per te la giustizia?»
«Ha a che fare con il regalo? Non vorrai mica tenermi qui a fare filosofia, spero...»
«Stai diventando un uomo, Benjamin, è il momento che tu ti ponga certe domande. Quindi, cos’è per te la giustizia?»
«Non lo so... Non ci ho mai pensato—»
«Alla tua età, anche io avevo paura di pormi quella domanda» disse sorridendo. «Quando si affrontano discussioni così delicate, è istintivo nascondersi ed evitare l’argomento... soprattutto se si appartiene ad una comunità oppressa.»
«Certo, certo... Ma tutto questo ha a che fare con il mio regalo o...?»
«Rispondi alla mia domanda, Benjamin: cos’è la giustizia?»
Mi arresi. «Beh... credo... che sia ciò che permette a tutti di essere felici.»
«E chi si assicura che la giustizia funzioni?»
«Boh. Lo Stato. Nonno, mi stai interrogando? Questo è il tuo regalo?!»
«Tu sei felice?» mi domandò di punto in bianco.
Io non risposi.
«Sei felice, Benjamin? Rispondi sinceramente.»
«Sì.»
«Menti. Te lo leggo negli occhi che stai mentendo.»
«Senti, nonno, io devo proprio andare e non ho tempo per queste cose. Lo so che ti va di parlarmi e se vuoi lo faremo un’altra volta, va bene? Ma adesso ho altri impegni, ti prometto che un giorno ci metteremo a parlare di tutto ciò che vorrai.»
«Dimostrami che sei felice» mi disse lui.
«Cosa vuoi che faccia? Vuoi un sorriso?»
«No, dimmi cosa ti rende felice. Dimostrami che c’è giustizia e che tu sei felice proprio grazie a questa giustizia.»
«Nonno, ma che ca—cosa stai dicendo? Io non capisco. Questo è il mio compleanno, lo capisci? Non puoi comportarti così proprio il giorno del mio compleanno! Se ti va, possiamo parlarne un altro giorno... ma non oggi!» esclamai irritato.
«Ti ho semplicemente chiesto di dirmi cosa ti rende felice.»
«Non lo so... io... beh, ho una casa, una famiglia e degli amici. Ho più di quello che potrei chiedere dalla vita, non ho bisogno di altro—»
«E il tuo futuro? I tuoi sogni?»
«Sì, ho anche tutte quelle cose—»
«Stai perseguendo i tuoi sogni, Benjamin?»
«Sto facendo quello che voglio—»
«Quindi è ‘no’?»
«Non ho detto che è un ‘no’, è solo che—»
«Allora dimmi quali sogni stai inseguendo, Benjamin. Non deve essere difficile. Non puoi dirmi che tutta la tua felicità si basa su cose che hai già e che possono solo scomparire.»
«Smetti interrompermi!»
«Voglio solo capire, Benjamin.»
Sarò sincero, a quei tempi non avevo altro che sogni spezzati. Lo so, può sembrare melodrammatico, ma è la verità. Il mio sogno di diventare un medico si era andato a farsi fottere a causa del costo degli studi e il mio sogno di diventare un musicista si era schiantato contro un muro a causa di mia madre. In parole povere, in quel periodo la mia vita era particolarmente amara, ma, forse il per la speranza o forse per ottimismo, non ero ancora disposto a gettare la spugna e a fare dei compromessi.
Mio nonno non sapeva niente di queste cose, ero io che avevo deciso di non coinvolgerlo, eppure, in quel momento, sembrava che egli avesse capito ogni cosa su di me, come se egli potesse vedere dentro di me. Era strano, difficile da sopportare e irritante.
«Io conosco la verità, Benjamin» mi disse lui. «Tu ti stai accontentando del moderato benessere che ti è stato concesso da chi ha il potere. Ti è stato detto che quella che hai adesso è felicità, ma tu sai perfettamente che questa è solo una brezza che si assopirà prima che tu possa morire di vecchiaia. Niente di tutto questo è felicità.»
«Quindi cosa dovrei fare? Invidiare i ricchi bianchi che possono permettersi tre o quattro case? Dovrei dedicare la mia intera vita a desiderare ciò che gli altri hanno? No, scordatelo, non voglio passare la mia vita come un rancoroso! Non voglio circondarmi di nemici, ma di amici!»
«Non ti sto chiedendo di invidiare i potenti, bensì di  dedicare la tua vita ad ottenere la vera giustizia. Il mondo ha bisogno di giovani pronti a combattere per ciò che è giusto. Io non voglio insegnarti che è meglio sopravvivere, io voglio rivelarti che puoi vivere. Puoi vivere una vita senza dover sopportare il peso delle catene—»
«Vuoi fare di me il nuovo Malcolm X? No... No, mi rifiuto. Scordatelo.»
«Quindi vuoi passare il resto dei tuoi giorni a sperare che qualcuno faccia qualcosa per migliorare la situazione ad alcune persone? Io so, Benjamin, quello che tu stai pensando, ma devi credermi quando ti dico che le cose possono cambiare. Niente è destinato a rimanere identico a sé stesso. Tu puoi afferrare il destino e migliorare il mondo. Sei giovane, sei pieno di energie, appartieni ad una generazione che plasmerà il futuro di questa nazione! Perché tirarti indietro?»
«Perché tu mi guardi come se io fossi una persona speciale!» esclamai con forza. «Nonno, io non sono speciale. Sono una persona come tante altre, va bene? Sono solo un ragazzo che fa quello che può per andare avanti. Non sono un rivoluzionario, non sono l’eroe degli Stati Uniti e non sono il mago che può cambiare le cose con uno schiocco di dita. Ciò che vedi è ciò che sono, non c’è altro. Non cercare di rendermi qualcosa che non sono.»
Quelle parole mi uscirono fuori con rammarico e ricordo che gli occhi di mio nonno si dipinsero di tristezza... sembrava quasi sul punto di piangere. Mi voltai dall’altra parte per non guardarlo negli occhi. Mio nonno si avvicinò e, mettendo una mano sulla mia spalla, mi disse:
«Hai ragione, ma ti sbagli.»
Non dissi neanche una parola. L’amarezza che avevo in bocca impedì alle parole di lasciare la gola.
«Io abbandonai la Torre dell’Orologio proprio perché non tolleravo che ci fossero persone in grado di salvare il mondo che però preferivano non fare niente. Chi ha il potere dovrebbe usarlo per cambiare le cose, per cambiare il mondo. Chi può controllare il corso del fiume, dovrebbe rendere fertili le terre non tenere tutta l’acqua per sé stesso.»
«La Torre dell’Orologio...?»
«Tu hai un dono, Benjamin. Non te ne rendi conto, ma hai un grande dono... La forza che hai dentro di te si mostrerà, un giorno e quel giorno cambierai il mondo.»

Mio nonno morì due mesi più tardi.
Le cose non sono cambiate, io non sono cambiato. I miei dubbi ed i miei pregiudizi respirano ancora... Friedrich mi ha detto che io sono un magus, ma sicuramente si sbaglia. Nessuno, nella mia famiglia, ha mai fatto magie e nessuno ha mai combattuto una guerra come questa. La mia famiglia non è mai stata particolarmente speciale e di conseguenza nemmeno io lo sono mai stato.
Ma se Saber ha ragione... Se quel Graal può esaudire ogni desiderio... forse le cose possono cambiare. Io non sono nessuno di importante, ma il Sacro Graal è un tesoro di immensa importanza. Potrei usarlo per cambiare il mondo... per realizzare il sogno di mio nonno.
Non so se posso fidarmi di Saber, mi sembra una donna con diversi problemi, ma lei è la mia unica possibilità per fare qualcosa di veramente buono e utile. Lei è la chiave di tutto. Grazie a lei, grazie al Sacro Graal, io, Benjamin Palmer, renderò il mondo un posto migliore.
 
'Potenziale nascosto' di BikoWolf