Sunday, November 28, 2021

[ITA] Capitolo 13: Il peso del peccato

Anna Newton non aveva ancora compreso perché si trovasse su quell’isola sospesa in cielo. Non sapeva che cosa stesse accadendo. Sapeva solo di essere stata rapita assieme alla sua amica, Alisa, e sapeva che doveva fare tutto ciò che era in suo potere per riuscire a sopravvivere. Per questo aveva evocato il Servant.
Comprensibilmente c’era molta agitazione nell’aria. La città, dall’aspetto molto antico, era come un gigantesco labirinto e le probabilità di perdersi erano elevate; combattere una guerra in un posto del genere era davvero pericoloso. Anna conosceva il termine ‘Guerra del Sacro Graal’, ne aveva sentito parlare quando frequentava gli studi di magia, ma non aveva esperienza di un simile conflitto, non aveva idea di come combattere o di cosa fare al Master che l’avrebbe sfidata. In realtà non sapeva neanche chi l’avrebbe sfidata. Era così angosciata da temere persino un tradimento da parte di Alisa.
«Dove stiamo andando?» domandò Alisa, la quale stava seguendo Anna.
«Non lo so. Dovunque. Non voglio starmene ferma ad aspettare un Master... questa guerra è... lo sai, no?»
«Sei preoccupata per quella luce che abbiamo visto?»
«Tu non lo sei?»
«Ovviamente lo sono... non ho mai visto nulla del genere in vita mia.»
«Non è rassicurante.»
«Mi dispiace—»
«Non essere così vittimista... non è colpa tua» disse Anna fingendo un sorriso.
Alisa abbassò lo sguardo e assunse un’espressione colpevole, ma Anna, anche se aveva notato quella sua strana reazione, non pose alcuna domanda. Non voleva saperne niente.
Vicino ad Anna comparve questo Servant alto, con lunghi capelli ed una folta barba bruna; l’uomo, a petto nudo e con un lungo mantello di pelliccia, impugnava un arco d’acciaio alla cui estremità sembrava avere una sorta di lama ricurva. Il Servant di Anna era ω Archer.
«Ho setacciato l’area. Più avanti c’è una strana struttura, non sembra come le case di questa città»  disse con la sua voce profonda.
«Puoi descriverla, ω Archer?» domandò Anna, intrigata.
«Ha la forma circolare, ha tante colonne, sembra essere fatta di pietra...»
«Una specie di anfiteatro... un’arena, forse? Però è strano...» Rifletté per qualche secondo. «C’erano delle persone? Altri Servant, forse?»
«Io non ho visto nessuno, ma posso percepire anche adesso che dei Servant si stanno muovendo in questa immensa città. Nessuno di loro è nelle nostre strette vicinanze, ma c’è del movimento costante e... confuso.»
«Beh, almeno non siamo gli unici a non avere una chiara direzione, stavo iniziando a preoccuparmi.»
«C’è un’altra cosa, Master...»
«Di che si tratta?»
«Durante l’esplorazione ho potuto notare qualcosa di insolito concernente quell’immenso obelisco: l’oggetto luminoso è... instabile.» Fece una breve pausa. «Spiegarlo non è semplice, ma è come se fosse un marchingegno improvvisato. C’è qualcosa di insolito nell’energia magica che emana, non è facile notarlo se non ci si presta una particolare attenzione.»
«Credi che possa esplodere... o qualcosa del genere?» domandò preoccupata.
«Ne dubito, ma non sono un esperto. Sicuramente non è qualcosa di divino, ma di oscuro... ha sicuramente origini demoniache. Scommetto che c’è una bestia infernale dietro tutto questo ed io ti giuro sul mio onore che la ucciderò con queste mie mani.»
Allora comparve un’altra Servant dietro le spalle di Alisa. Costei era una donna alta almeno due metri, aveva due corna simili a quelle di un bovino e i suoi occhi erano scarlatti. Si trattava di α Archer.
«Mi ricordi mio figlio» disse lei divertita «‘Mamma, io ucciderò questo mostro! Mamma, io ucciderò quest’altro mostro e sarò il salvatore della città’. Datti una calmata, ω Archer, tanto sappiamo entrambi che sarai il primo a morire.»
«Cosa?!» esclamò lui scioccato. «Tu, donna-mucca, osi insultare le mia capacità con così tanta arroganza?!»
«Come mi hai chiamata?!» fece lei inarcando le sopracciglia.
«Donna-mucca! Vacca armata!»
«Brutto sudicio selvaggio puzzolente! Come ti permetti di insultare la madre di un re?!»
«Tsk! Io sono un regicida! Non credo nei poteri dei re! Le famiglie regali sono solo ottimi bersagli per le mie frecce» esclamò lui orgoglioso. «I titoli altisonanti sono come foglie al vento.»
«Buzzurro ignorante! Il Sole, che protegge tutti i re come protesse mio figlio, ti punirà per questa insolenza!»
«Mai! Il sole verrà oscurato dalla mia Tempesta!»
«L’unica tempesta che vedo è quella delle idiozie che escono dalla tua puzzolente bocca!»
«Se non sarà la Tempesta a oscurare il sole, allora saranno quelle gigantesche tette che ti trascini dietro, donna-mucca!»
La donna prese una delle sue frecce, che teneva in un grande fodero dietro la sua schiena, e la puntò alla gola di lui.
«Chiamami ancora in quel modo e giuro che ti ammazzo.»
«Un uomo non ha paura della morte» disse lui con fierezza guerriera.
Lei tagliò un piccolo pezzo della barba di lui.
«Nooooooo!» urlò disperato. «La mia bellissima barba! Come hai potuto? Così perderò tutta la mia mascolinità!»
«ω Archer, stai bene?» domandò Anna avvicinandosi a lui.
«La mia barba...» disse lui con le lacrime agli occhi e con quel ciuffetto di barba sulle mani.
Mentre Anna si mise a consolare il Servant, Alisa prese da parte α Archer e le domandò:
«Secondo te cosa dovremmo fare?»
«Non chiederlo a me, sei tu che devi decidere—»
«Conosco la tua storia, α Archer, so che hai una abilità che ti permette di vedere nel futuro... parlo della Benedizione di Anu—»
«Non è così semplice, Master» spiegò sorridendo. «Io non vedo il futuro, ma posso dedurre come certe cose andranno a finire. Ammetto di essere particolarmente brava nella deduzione, ma lungi da me volermi appropriare del titolo di ‘veggente’. Io sono in grado di vedere alcune cose... ma altre sono completamente sfocate.»
«Va bene... ehm... e se io ti chiedessi di darmi qualche suggerimento su come agire?»
«Master, cosa credi di fare? Pensi che i miei consigli possano in qualche modo cambiare il corso del destino? Le cose vanno sempre in una sola direzione e non può essere altrimenti. Mio figlio, il più grande re della storia, cercò di cambiare il suo destino e solo alla fine accettò le catene che gli erano state imposte dalle divinità.»
«No, non posso accettarlo...» disse con rammarico. «Non posso accettare di essere costretta a fare qualcosa, non posso accettare di non avere alcuna scelta. Io posso scegliere—»
«La scelta non esclude il destino, Master.»
«Sia quel che sia, io non ho intenzione di vivere con l’idea di non poter cambiare la mia vita. Ho vissuto in catene per troppo tempo e voglio essere libera. Non puoi venire da me e dirmi queste cose come se...»
«Come se...?»
Alisa guardò Anna. Quella bella bionda fanciulla che si stava occupando di ω Archer era, agli occhi di Alisa, uno spettacolo triste, una tragedia vivente. Gli occhi dell’omuncolo si bagnarono e α Archer lo notò immediatamente.
«Master...?»
«Scusami... è solo che... mi dispiace per Anna...»
«Non credo di capirti, parli in modo confuso.»
«Ne parleremo dopo...» disse a bassa voce.
Le ragazze e i Servant ripresero a muoversi, nel giro di qualche minuto fu possibile scorgere l’arena e Anna ordinò ad ω Archer di portare lei su di un tetto in modo da vedere meglio quell’anfiteatro.
Alisa rimase indietro insieme alla sua Servant e allora, capendo che Anna non l’avrebbe sentita, disse:
«Le creature come me vengono addestrate per uccidere non per fare amicizia con gli esseri umani. Venni creata dal Nuovo Ordine di Nidhogg al solo scopo di aiutare Yukiko Kumahira durante la Guerra del Sacro Graal di Yggdrasill. Fui mandata nella Torre dell’Orologio e mi venne assegnato l’incarico di eliminare un tale di nome Bradley Jenkins, mi dovetti fingere una studentessa per poter entrare e non fu semplice...»
«E come riuscisti a...?»
«Mi tinsi i capelli e mi misi anche le lenti a contatto e poi dovetti falsificare qualche documento. Non sono cose che fai senza una adeguata pianificazione... ma anche gli stratagemmi più perfetti possono fallire con niente.» Fece una breve pausa. «Sai cosa mi impedì di uccidere Bradley Jenkins?»
La Servant scosse la testa.
Alisa sorrise tristemente. «Niente. Io, semplicemente, non volevo ucciderlo. Non ci fu alcuna ragione, alcuna emozione... semplicemente non volevo farlo.»
«E allora che facesti?»
«Non potevo certamente restare lì, dovevo andarmene perché... beh, perché Yukiko mi avrebbe uccisa. Tuttavia il mio piano fallì a causa del mio compagno di stanza, un certo James Jenkins...»
«Era parente di...?»
«Era il figlio di Bradley, sì. Uno di quelli che dovevo manipolare per arrivare al mio obbiettivo. Non era un tipo particolarmente acuto, ma era abbastanza curioso e fu lui a scoprire la mia identità...» La ragazza sospirò. «Mi minacciò. Voleva mettere al corrente i professori ed io, ovviamente, non potevo lasciare che ciò accadesse e così, senza pensarci, lottai con lui e alla fine lo spinsi... e lui sbatté la testa contro lo spigolo del tavolo... perse i sensi...» Alisa pianse.
«Mi dispiace—»
«Quella notte, Yukiko distrusse la Torre dell’Orologio. Quella notte, io divenni la complice dell’assassinio del ragazzo di Anna.»

'Il peso del peccato' di BikoWolf


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