La prima cosa che Friedrich vide quando aprì gli occhi fu il bianco e rotondo volto della luna. Si alzò, si guardò attorno e rimase in silenzio per cautela. Pensava di essere in territorio nemico. Si ricordava perfettamente di Vergil ed era certo che sarebbe stato attaccato da quest’ultimo. Non appena sentì un rumore di passi alle sue spalle, si scaraventò contro la persona.
“Fermo, Friedrich! Sono io! Sono Benjamin!”
“Ben …? Ma cosa …?” Si allontanò dal ragazzo. “Cosa sta succedendo? Dove siamo?”
“Non ne ho idea,” Benjamin si rialzò “ma sono sicuro che non siamo negli Stati Uniti.”
“No, gli edifici sembrano antichi.” Notò Friedrich. “Il modo in cui sono costruiti è … primitivo.”
Friedrich soffermò la sua attenzione su una casa sulla cui parete erano stati incisi il suo nome e quello dell’amico. Aprì la porta di legno e quando vide delle casse accatastate in un angolo della stanza si insospettì. Si voltò verso Benjamin e gli domandò:
“Perché sei qui?”
“Che razza di domanda è? Sono qui perché sono stato rapito come te!”
“No, non capisci … tu non sei un magus. Non dovresti essere qui. Se quel matto che ci ha trascinati qua per combattere una Guerra del Santo Graal allora non può coinvolgere degli esseri umani. Gli umani non possono canalizzare l’energia magica in nessun modo.”
“Forse io-”
“Fermo.”
Friedrich toccò il petto di Benjamin e chiuse gli occhi. Concentrandosi poté percepire la presenza di Circuiti Magici, erano pochi, ma c’erano. Pulsavano con poco vigore, erano come fioche luci nell’oscurità.
“Non hai molta energia magica,” commentò “ma sei un magus, di fatto. Qualcuno nella tua famiglia praticava la magia?” indagò.
“Non che io sappia.”
“Sviluppare dei Circuiti Magici è complicato ma non impossibile.”
“Quindi posso evocare bestie di fuoco e di ghiaccio come te?” domandò ironico.
“No, tu non conosci la Via del Lupo.” Friedrich levò la mano dal petto di Benjamin. “Ti dovrò insegnare a canalizzare l’energia magica, solo così potrai evocare un Servant.”
“Perché? Non sarebbe più furbo andarcene?” domandò il ragazzo confuso.
Friedrich indicò le casse e rispose:
“Ti sembra che sia un’opzione? Ormai siamo stati coinvolti in questa guerra, la fuga non è-”
“E mia madre? Non posso abbandonarla! Dobbiamo tornare indietro!”
“Ben, ascoltami … non possiamo tornare indietro. Dubito che ci lascerà scappare. Quel tizio … non mi è sembrato un ingenuo. Se ci ha portati qui è per tenerci qui e farci combattere tra di noi.”
“Ma perché? Perché fare una cosa simile?”
“Non lo so. So soltanto che siamo qui e resteremo qui finché non avremo portato a termine il conflitto.”
“Porca puttana! Cazzo!” esclamò il ragazzo furibondo.
“Lo so, ti capisco, ma non possiamo farci niente. Dobbiamo sopravvivere, lamentarci non ci porterà a nulla. Vieni con me, Ben.”
Friedrich e Benjamin iniziarono ad ispezionare le casse una ad una e alla fine trovarono due reliquie: pelle di orso e un pezzo di stoffa sul quale era stato disegnato un simbolo demoniaco.
“Il sigillo di Marchosias” commentò Friedrich vedendo quel disegno.
“Chi?”
“Marchosias è un demone. A quanto pare può essere evocato sottoforma di Servant. Bene.”
“Quindi si possono evocare i demoni? Se mia nonna fosse viva ti tirerebbe le ciabatte addosso.”
“I demoni sono creature molto simili a noi, vengono da un altro piano dimensionale proprio come gli angeli, e sono intelligenti, passionali e anche estremamente potenti” spiegò Friedrich. “Molti di loro sono malvagi non per scelta ma perché è la loro natura istintuale a comandarli.”
“Mia nonna non sarebbe d’accordo” commentò Ben sardonico.
“Neanche l’organizzazione per cui lavoravo. Ma non si possono negare i fatti.” Friedrich prese il pezzo di stoffa e lo osservò intensamente. “Io avevo conosciuto un demone nella precedente Guerra del Santo Graal … non era veramente malvagia anche se le piaceva fingere di esserlo. Mi manca.”
“Eri innamorato di lei?” domandò Benjamin intrigato.
“Sì. Lo ero.”
“Davvero?!”
“Sì, ero davvero innamorato di lei. Forse un giorno la rivedrò.”
“E, scusa la domanda, ma cos’è un Servant?” chiese per deragliare la conversazione.
“In poche parole è un’entità spirituale. Generalmente viene definito Spirito Eroico. La sua manifestazione conserva le memorie dell’eroe mitologico o storico corrispondente. Sono guerrieri evocati per combattere la Guerra del Santo Graal e sono …” Fece una pausa. Notò gli occhi confusi di Benjamin. “Scusami, forse ho esagerato.”
“No, non ti preoccupare. Credo di aver capito. Sono armi, no?”
“Praticamente sì. Sono armi che parlano, pensano e che provano emozioni.”
“Non armi efficienti, quindi.”
“Qualche volta possono essere imperfetti, sì.”
“E perché non vengono evocati sempre?”
“Perché mantenere un Servant richiede un immenso sforzo magico. Te lo posso spiegare in questo modo: fingi di dover trascinare a mano, su di una salita, venti sacchi di cemento legati fra loro, un’impresa impossibile. Provarci potrebbe essere altamente rischioso e potresti farti molto male. Quindi hai bisogno di un veicolo. Quel veicolo è il Santo Graal. Esso semplifica il lavoro del magus.”
“In che senso lo ‘semplifica’?” domandò perplesso.
“Un Servant deve essere mantenuto. Egli consuma costantemente l’energia magica del Master che lo evoca. Il corpo, le caratteristiche, il genere, la mentalità, le abilità, e tutte quelle minuzie che caratterizzano un Servant, hanno bisogno di mana. Ecco di cosa si occupa il Santo Graal. Fornisce l’energia magica necessaria per la manifestazione di un Servant” spiegò Friedrich.
Benjamin comprese quelle parole ma non era sicurissimo di voler partecipare alla Guerra del Santo Graal. Non sapeva neanche cosa fare. Non aveva mai combattuto seriamente, egli si era sempre limitato a sopravvivere. Ed ora eccolo: coinvolto contro la sua volontà in un anonimo conflitto, in una terra senza nome.
“Andrà tutto bene, Ben” rassicurò Friedrich, posando la mano sulla spalla di lui.
“Ci credi davvero?”
“Sì, certamente.”
Stava mentendo. Benjamin l’aveva capito subito. Poteva quasi toccare con mano la paura dell’amico. Ma nonostante i dubbi, alla fine, accettò di evocare il Servant.
Poco dopo i due ragazzi disegnarono i glifi, seguendo le istruzioni del manuale che avevano trovato in una delle casse. I due, prima di iniziare il rituale, si misero a leggere la formula magica per evocare i Servant. Dovevano impararla a memoria.
Alla fine, davanti ai due cerchi disegnati sul terreno, Friedrich spiegò a Benjamin come canalizzare l’energia magica:
“Si tratta di concentrazione, principalmente. Senti quel calore che scorre nel tuo corpo quando sei nelle vicinanze del glifo? L’energia magica viene come attratta e tu devi lasciarla passare.” Poi spiegò: “Il mio maestro me lo insegnò in questo modo: quando inspiri, concentrati soltanto su quell’energia che percepisci; chiudi gli occhi; cerca la fonte di quell’energia; proprio perché sei un magus puoi visualizzarla come se fosse una luna dentro di te. Ora espira e con l’aria rilascia anche quell’energia.” Il disegno sul terreno iniziò ad illuminarsi. “Bravo, così!”
“E perché prima abbiamo imparato a memoria quella formula magica?”
“Perché adesso dobbiamo recitarla per evocare i Servant.”
“Bene, allora … ehm … iniziamo: l’oriente è protetto dal Toro-”
“Aquila” corresse Friedrich.
“Ma perché un’aquila dovrebbe proteggere l’oriente? L’aquila sta in America.”
“Sono minuzie. Recita la formula magica e non prestarci attenzione.”
“Bene. Dunque: l’oriente è protetto dall’Aquila, il meridione-”
“Ordine sbagliato” corresse nuovamente Friedrich.
“Ma chi se ne frega? Sono sempre indicazioni cardinali! Non cambia nulla se le recito in un ordine o nell’altro!”
“Ben. È. La. Formula. Magica.”
“Essere un mago è divertente come tirarsi dei pugni nelle palle” commentò Ben innervosito.
“Il termine corretto sarebbe magus.”
“Fottiti.”
“Avanti, ricomincia. Dobbiamo evocare questi Servant altrimenti non possiamo-”
Un’esplosione. Veniva dall’esterno. Friedrich si avvicinò alla porta, la aprì di poco e vide attraverso una fessura che era arrivato un Master insieme al suo Servant. Chiuse la porta. Corse da Benjamin il quale era spaventato:
“Cosa succede? Cos’è stato?”
“Ben, non ho molto tempo.” Friedrich allontanò Benjamin dalla porta. “A quanto pare la guerra è già iniziata. Ora ecco cosa farò: reciterò la formula magica e lo distrarrò. Ti farò guadagnare tempo. Tu dovrai restare qui, chiaro? Evoca il Servant e, se puoi, vieni a darmi una mano.”
“Un attimo, idiota!” Fece Benjamin terrorizzato. “Vuoi davvero combattere e recitare quella fottuta formula magica allo stesso momento? Non dire cazzate! Nascondiamoci!”
“Se è qui vuol dire che è riuscito a localizzarci!” esclamò Friedrich. “Io farò da esca, non ti preoccupare per me. Recita la formula magica, tu. Io vado.” Friedrich recitò le prime parole del rituale: “L’oriente è protetto dall’Aquila, l’occidente dal Toro …”
Il ragazzo lasciò la casa di corsa.
Il Master che lo stava cercando era un uomo alto, sulla trentina, con una cicatrice sulla bocca ed una benda che copriva l’occhio destro; aveva i capelli corti, arancioni, e indossava una maglia nera con le maniche strappate.
L’uomo, vedendo Friedrich, sorrise e ordinò alla Servant alle sue spalle:
“ω Caster uccidi quel magus!”
La donna, con l’armatura dorata, lanciò un potentissimo raggio magico dalla mano.
Friedrich era impegnato a recitare la formula magica e quindi non poteva evocare i suoi lupi per difendersi. Evitò il colpo della Servant rotolando. Si rialzò e corse dalla parte opposta per farsi inseguire.
“ … il meridione dal Leone e il settentrione dal Cane. I Quattro Guardiani scelti dalle Sette Sorelle concedono a te …”
La Servant, con un movimento di mani, creò una dimensione magica che replicava un deserto. Il ragazzo era intimorito ma non smise di recitare la formula magica.
“ … eroe del passato, di dimostrare il tuo valore e di combattere fino alla morte sotto lo sguardo di Mercurio …” Delle catene dorate fuoriuscirono dalla sabbia ma Friedrich fu in grado di schivarle senza farsi nemmeno sfiorare. “ … giacché l’uomo con il fuoco nella destra e il libro nella sinistra e la nottola sul capo ha scelto te, Spirito Eroico, non cercare altro che la gloria …” Una catena gli afferrò la gamba e Friedrich si ritrovò sospeso in aria e, successivamente, legato come un salame. “ … Usa la spada, l’arco, la lancia, il bastone, il martello, il pugnale, il destriero e la voce per distruggere i tuoi nemici e raggiungere il Desiderio Celeste! Io evoco te, mio Servant!”
Il petto di Friedrich si illuminò.
In quel momento qualcuno aprì una breccia nella dimensione creata da ω Caster. Era una donna con le orecchie a punta, gli occhi rossi e i capelli neri. Quando Friedrich la vide la scambiò per Glasya-Labolas. Tuttavia, quando questa si girò, egli capì che si trattava di un’altra persona.
“Io sono α Specter, è un piacere conoscerti, Master.” Poi si rivolse alla rivale: “Tu invece sei ω Caster, ho ragione?” La donna tagliò le catene dorate con l’arma che aveva una lama a forma di mezzaluna.
“Quindi tu sei la mia rivale” disse Caster con un sorriso soddisfatto.
“La tua rivale? Non sei neanche al mio stesso livello.”
“Ne sei sicura? Ti ricordo che sei nel mio territorio e qui sono io che ho il vantaggio.” Caster schioccò le dita e improvvisamente dalla sabbia sorsero dei soldati, simili a legionari Romani, ma fatti completamente di sabbia. “Ora vediamo come te la cavi, Specter.”
“Le tue pedine non saranno mai in grado di uccidermi” fece lei con un ghigno demoniaco.
Specter, senza un minimo di esitazione, fece un balzo e affrontò i venti nemici che aveva davanti. Con pochi fendenti di lama ne distrusse la metà e, con immensa velocità, sconfisse i rimanenti. Lo stile agile e rapido di Specter lasciò Friedrich, il quale era abituato a Glasya-Labolas, attonito. Delle catene dorate afferrarono entrambe le braccia di Specter.
“Sei mia!” esclamò Caster con un tono vittorioso.
Altri soldati apparvero e si avvicinarono, pronti a sferrare il colpo mortale.
“Belle catene,” disse Specter “ma non sono come quelle che possono sigillare le divinità. Quindi posso liberarmi con un trucco molto semplice come questo.”
Il corpo di Specter si ricoprì di pelo, il suo muso si allungò e in un attimo la Servant si trasformò in un lupo nero con gli occhi rossi. La bestia si liberò dalle catene.
“Davvero un bel trucchetto, Specter. Ma non ti servirà contro di me.”
Caster, dette queste parole, lanciò due raggi magici dalla mano. Il lupo aprì le sue fauci ed espulse dalla bocca un getto di fuoco azzurro. L’impatto dei due attacchi distrusse completamente i soldati di sabbia che erano rimasti in mezzo.
La battaglia si fermò solo per qualche minuto. Un’immensa nube di sabbia si era sollevata. Specter tornò al suo aspetto originale e, rivolgendosi al suo Master, domandò:
“Che ne pensi, Master? Sei rimasto stupefatto dal mio potere?”
“In effetti mi sembri molto forte, α Specter, ma non abbassare la guardia” rispose lui cautamente.
“Non ti preoccupare. Non è mia intenzione.”
Improvvisamente partì un raggio magico. Specter lo schivò e si preparò ad attaccare la sua avversaria.
“Finalmente è il momento di finirla, ω Caster!”
“Caturix! (Il Re della Battaglia Senza Fine)”
Un fendente magico, azzurro, venuto dal nulla, distrusse una buona porzione del deserto. Le due Servant si voltarono e videro arrivare una donna insieme al suo Master.
“Io sono ω Saber e sono qui per portare avanti la mia ribellione contro gli oppressori” disse la donna con il volto dipinto.
Alle spalle di Saber c’era Benjamin. Quando Friedrich lo vide tirò un sospiro di sollievo. Il Master di Caster, vedendo che era in svantaggio, borbottò:
“Non serve a niente portare avanti questa battaglia. Speravo di eliminare qualche preda facile ma a quanto pare sarò costretto a ritirarmi. Andiamo via, ω Caster, qui abbiamo finito, per ora.”
La dimensione magica scomparve.
“Non penserai davvero di scappare?!” esclamò Saber infuriata.
Caster, con un ghigno beffardo, rispose:
“Scusami, ω Saber, ma non ho intenzione di perdere il mio tempo con dei plebei come te.”
“Torna qui!”
Saber menò un fendente e colpì Caster e il magus sconosciuto. Tuttavia la lama non fece altro che distruggere due statue di sabbia.
“Cosa?! Questi codardi hanno usato un simile trucco con me!” esclamò Saber ferita nell’orgoglio.
Alla fine della battaglia, Friedrich si diresse verso Benjamin per fargli i complimenti ma in quel momento ω Saber si mise sulla sua strada.
“La tregua è finita” disse lei grave.
Saber tentò immediatamente di decapitare Friedrich, per fortuna Specter fu in grado di salvarlo tirandolo indietro. Le due Servant scontrarono le loro lame e Friedrich, scioccato, esclamò:
“Benjamin, ordina alla Servant di non attaccarci!”
Il ragazzo ubbidì spaventato:
“ω Saber, ti ordino di smettere di combattere!” Benjamin usò un Sigillo di Comando.
“Mi rifiuto!” rispose Saber.
Le due Servant continuarono a lottare.
“Non è possibile,” Friedrich rimase sconvolto “un Servant non può ribellarsi ad un comando supremo come quello. È impossibile.”
Non appena le lame smisero di scontrarsi, ω Saber spiegò:
“Per me non è impossibile. Io possiedo proprio un’abilità che mi consente di disubbidire agli ordini del mio Master: Fuoco della Ribellione. Il mio Master non può comandarmi di fare qualcosa che io non voglio fare.” Puntò l’arma verso Friedrich. “Quindi è il momento di prendermi la tua testa.”
“No, ferma!” esclamò Benjamin
“Master, spostati.”
“No, non lo farò. Non ti lascerò uccidere un mio amico. Tu sei la mia Servant e dovrai ubbidire a me!”
Saber, anche se contrariata, abbassò la lama. La situazione sembrava essersi placata. Tuttavia la donna si rivolse al Master con un tono cupo:
“Io lo posso sentire, anche tu hai sofferto a causa dell’oppressione. Io e te siamo uguali. Uniamo le forze per ottenere il Santo Graal, i nostri desideri coincidono, insieme porremmo fine a tutte le oppressioni e creeremo un mondo equo. Gli oppressori saranno eliminati.”
Queste parole colpirono Benjamin. Il ragazzo si sentì come illuminato da una luce.
“Benjamin, non ascoltarla!” esclamò Friedrich. “Il Graal di Yggdrasil non è-”
“Non ascoltarlo, Master, lui non sa come ci si sente ad essere come te. Non conosce la sofferenza che hai patito. Ribellati con me. Combattiamo contro i tiranni. Insieme” porse la mano.
“Non ascoltarla, Ben!” fece Friedrich avvicinandosi all’amico. “Lei vuole soltanto manipolarti. Vuole costringerti a combattere contro di me, non lo capisci?”
Benjamin guardò l’amico. Si voltò e lo abbracciò.
“Friedrich,” disse “io non ho intenzione di combatterti. Sei mio amico e sono grato dell’aiuto che mi hai offerto. Però se davvero esiste un oggetto magico capace di porre fine alla situazione che quelli come me vivono laggiù … allora voglio vincere. Io oggi sarei potuto morire. Quel poliziotto mi stava uccidendo. Non voglio mai più soffrire così. Mai più.”
“Ti capisco, Ben, ti capisco!” Friedrich ricambiò l’abbraccio. “So quello che stai provando, ma devi ascoltarmi!”
“Friedrich,” Benjamin prese le distanze dal ragazzo “sei una brava persona e ti rispetto … ma dobbiamo essere realisti: tu non sai quello che ho patito. Non sai cosa significa essere me. Questa è la mia occasione di fare qualcosa di buono.”
“Ben, il Graal di Yggdrasil non realizzerà i tuoi desideri. È solo uno specchietto per le allodole.”
“Non lo possiamo sapere finché non lo usiamo.” Ormai Benjamin era convinto. “Mi dispiace, amico mio, ma ti prometto che quando tutto questo sarà finito il mondo sarà un posto migliore. Portami via, ω Saber.”
Saber sollevò Benjamin e se ne andò con lui.
Friedrich, scosso e senza parole, rimase paralizzato per quello che era appena successo. L’idea di di combattere contro un amico lo stava divorando da dentro. Non voleva farlo. Non voleva neanche pensarci. La sola idea di combattere contro una brava persona come Benjamin lo disgustava. Ed era ancora più schifato dalla manipolazione di ω Saber.
Quella Servant aveva palesemente manovrato le emozioni Benjamin. Friedrich non aveva mai visto una cosa simile, non si sarebbe mai aspettato un simile atteggiamento da un Servant.
“Master” disse α Specter interrompendo gli scuri pensieri di lui. “Cosa facciamo, adesso? Hai un piano?”
“Non posso lasciare che lei lo manipoli. Gli farà del male.”
“Quindi cosa vuoi fare?”
“Lo salverò. Devo salvarlo ad ogni costo” rispose lui con uno sguardo di fuoco.
“Fermo, Friedrich! Sono io! Sono Benjamin!”
“Ben …? Ma cosa …?” Si allontanò dal ragazzo. “Cosa sta succedendo? Dove siamo?”
“Non ne ho idea,” Benjamin si rialzò “ma sono sicuro che non siamo negli Stati Uniti.”
“No, gli edifici sembrano antichi.” Notò Friedrich. “Il modo in cui sono costruiti è … primitivo.”
Friedrich soffermò la sua attenzione su una casa sulla cui parete erano stati incisi il suo nome e quello dell’amico. Aprì la porta di legno e quando vide delle casse accatastate in un angolo della stanza si insospettì. Si voltò verso Benjamin e gli domandò:
“Perché sei qui?”
“Che razza di domanda è? Sono qui perché sono stato rapito come te!”
“No, non capisci … tu non sei un magus. Non dovresti essere qui. Se quel matto che ci ha trascinati qua per combattere una Guerra del Santo Graal allora non può coinvolgere degli esseri umani. Gli umani non possono canalizzare l’energia magica in nessun modo.”
“Forse io-”
“Fermo.”
Friedrich toccò il petto di Benjamin e chiuse gli occhi. Concentrandosi poté percepire la presenza di Circuiti Magici, erano pochi, ma c’erano. Pulsavano con poco vigore, erano come fioche luci nell’oscurità.
“Non hai molta energia magica,” commentò “ma sei un magus, di fatto. Qualcuno nella tua famiglia praticava la magia?” indagò.
“Non che io sappia.”
“Sviluppare dei Circuiti Magici è complicato ma non impossibile.”
“Quindi posso evocare bestie di fuoco e di ghiaccio come te?” domandò ironico.
“No, tu non conosci la Via del Lupo.” Friedrich levò la mano dal petto di Benjamin. “Ti dovrò insegnare a canalizzare l’energia magica, solo così potrai evocare un Servant.”
“Perché? Non sarebbe più furbo andarcene?” domandò il ragazzo confuso.
Friedrich indicò le casse e rispose:
“Ti sembra che sia un’opzione? Ormai siamo stati coinvolti in questa guerra, la fuga non è-”
“E mia madre? Non posso abbandonarla! Dobbiamo tornare indietro!”
“Ben, ascoltami … non possiamo tornare indietro. Dubito che ci lascerà scappare. Quel tizio … non mi è sembrato un ingenuo. Se ci ha portati qui è per tenerci qui e farci combattere tra di noi.”
“Ma perché? Perché fare una cosa simile?”
“Non lo so. So soltanto che siamo qui e resteremo qui finché non avremo portato a termine il conflitto.”
“Porca puttana! Cazzo!” esclamò il ragazzo furibondo.
“Lo so, ti capisco, ma non possiamo farci niente. Dobbiamo sopravvivere, lamentarci non ci porterà a nulla. Vieni con me, Ben.”
Friedrich e Benjamin iniziarono ad ispezionare le casse una ad una e alla fine trovarono due reliquie: pelle di orso e un pezzo di stoffa sul quale era stato disegnato un simbolo demoniaco.
“Il sigillo di Marchosias” commentò Friedrich vedendo quel disegno.
“Chi?”
“Marchosias è un demone. A quanto pare può essere evocato sottoforma di Servant. Bene.”
“Quindi si possono evocare i demoni? Se mia nonna fosse viva ti tirerebbe le ciabatte addosso.”
“I demoni sono creature molto simili a noi, vengono da un altro piano dimensionale proprio come gli angeli, e sono intelligenti, passionali e anche estremamente potenti” spiegò Friedrich. “Molti di loro sono malvagi non per scelta ma perché è la loro natura istintuale a comandarli.”
“Mia nonna non sarebbe d’accordo” commentò Ben sardonico.
“Neanche l’organizzazione per cui lavoravo. Ma non si possono negare i fatti.” Friedrich prese il pezzo di stoffa e lo osservò intensamente. “Io avevo conosciuto un demone nella precedente Guerra del Santo Graal … non era veramente malvagia anche se le piaceva fingere di esserlo. Mi manca.”
“Eri innamorato di lei?” domandò Benjamin intrigato.
“Sì. Lo ero.”
“Davvero?!”
“Sì, ero davvero innamorato di lei. Forse un giorno la rivedrò.”
“E, scusa la domanda, ma cos’è un Servant?” chiese per deragliare la conversazione.
“In poche parole è un’entità spirituale. Generalmente viene definito Spirito Eroico. La sua manifestazione conserva le memorie dell’eroe mitologico o storico corrispondente. Sono guerrieri evocati per combattere la Guerra del Santo Graal e sono …” Fece una pausa. Notò gli occhi confusi di Benjamin. “Scusami, forse ho esagerato.”
“No, non ti preoccupare. Credo di aver capito. Sono armi, no?”
“Praticamente sì. Sono armi che parlano, pensano e che provano emozioni.”
“Non armi efficienti, quindi.”
“Qualche volta possono essere imperfetti, sì.”
“E perché non vengono evocati sempre?”
“Perché mantenere un Servant richiede un immenso sforzo magico. Te lo posso spiegare in questo modo: fingi di dover trascinare a mano, su di una salita, venti sacchi di cemento legati fra loro, un’impresa impossibile. Provarci potrebbe essere altamente rischioso e potresti farti molto male. Quindi hai bisogno di un veicolo. Quel veicolo è il Santo Graal. Esso semplifica il lavoro del magus.”
“In che senso lo ‘semplifica’?” domandò perplesso.
“Un Servant deve essere mantenuto. Egli consuma costantemente l’energia magica del Master che lo evoca. Il corpo, le caratteristiche, il genere, la mentalità, le abilità, e tutte quelle minuzie che caratterizzano un Servant, hanno bisogno di mana. Ecco di cosa si occupa il Santo Graal. Fornisce l’energia magica necessaria per la manifestazione di un Servant” spiegò Friedrich.
Benjamin comprese quelle parole ma non era sicurissimo di voler partecipare alla Guerra del Santo Graal. Non sapeva neanche cosa fare. Non aveva mai combattuto seriamente, egli si era sempre limitato a sopravvivere. Ed ora eccolo: coinvolto contro la sua volontà in un anonimo conflitto, in una terra senza nome.
“Andrà tutto bene, Ben” rassicurò Friedrich, posando la mano sulla spalla di lui.
“Ci credi davvero?”
“Sì, certamente.”
Stava mentendo. Benjamin l’aveva capito subito. Poteva quasi toccare con mano la paura dell’amico. Ma nonostante i dubbi, alla fine, accettò di evocare il Servant.
Poco dopo i due ragazzi disegnarono i glifi, seguendo le istruzioni del manuale che avevano trovato in una delle casse. I due, prima di iniziare il rituale, si misero a leggere la formula magica per evocare i Servant. Dovevano impararla a memoria.
Alla fine, davanti ai due cerchi disegnati sul terreno, Friedrich spiegò a Benjamin come canalizzare l’energia magica:
“Si tratta di concentrazione, principalmente. Senti quel calore che scorre nel tuo corpo quando sei nelle vicinanze del glifo? L’energia magica viene come attratta e tu devi lasciarla passare.” Poi spiegò: “Il mio maestro me lo insegnò in questo modo: quando inspiri, concentrati soltanto su quell’energia che percepisci; chiudi gli occhi; cerca la fonte di quell’energia; proprio perché sei un magus puoi visualizzarla come se fosse una luna dentro di te. Ora espira e con l’aria rilascia anche quell’energia.” Il disegno sul terreno iniziò ad illuminarsi. “Bravo, così!”
“E perché prima abbiamo imparato a memoria quella formula magica?”
“Perché adesso dobbiamo recitarla per evocare i Servant.”
“Bene, allora … ehm … iniziamo: l’oriente è protetto dal Toro-”
“Aquila” corresse Friedrich.
“Ma perché un’aquila dovrebbe proteggere l’oriente? L’aquila sta in America.”
“Sono minuzie. Recita la formula magica e non prestarci attenzione.”
“Bene. Dunque: l’oriente è protetto dall’Aquila, il meridione-”
“Ordine sbagliato” corresse nuovamente Friedrich.
“Ma chi se ne frega? Sono sempre indicazioni cardinali! Non cambia nulla se le recito in un ordine o nell’altro!”
“Ben. È. La. Formula. Magica.”
“Essere un mago è divertente come tirarsi dei pugni nelle palle” commentò Ben innervosito.
“Il termine corretto sarebbe magus.”
“Fottiti.”
“Avanti, ricomincia. Dobbiamo evocare questi Servant altrimenti non possiamo-”
Un’esplosione. Veniva dall’esterno. Friedrich si avvicinò alla porta, la aprì di poco e vide attraverso una fessura che era arrivato un Master insieme al suo Servant. Chiuse la porta. Corse da Benjamin il quale era spaventato:
“Cosa succede? Cos’è stato?”
“Ben, non ho molto tempo.” Friedrich allontanò Benjamin dalla porta. “A quanto pare la guerra è già iniziata. Ora ecco cosa farò: reciterò la formula magica e lo distrarrò. Ti farò guadagnare tempo. Tu dovrai restare qui, chiaro? Evoca il Servant e, se puoi, vieni a darmi una mano.”
“Un attimo, idiota!” Fece Benjamin terrorizzato. “Vuoi davvero combattere e recitare quella fottuta formula magica allo stesso momento? Non dire cazzate! Nascondiamoci!”
“Se è qui vuol dire che è riuscito a localizzarci!” esclamò Friedrich. “Io farò da esca, non ti preoccupare per me. Recita la formula magica, tu. Io vado.” Friedrich recitò le prime parole del rituale: “L’oriente è protetto dall’Aquila, l’occidente dal Toro …”
Il ragazzo lasciò la casa di corsa.
Il Master che lo stava cercando era un uomo alto, sulla trentina, con una cicatrice sulla bocca ed una benda che copriva l’occhio destro; aveva i capelli corti, arancioni, e indossava una maglia nera con le maniche strappate.
L’uomo, vedendo Friedrich, sorrise e ordinò alla Servant alle sue spalle:
“ω Caster uccidi quel magus!”
La donna, con l’armatura dorata, lanciò un potentissimo raggio magico dalla mano.
Friedrich era impegnato a recitare la formula magica e quindi non poteva evocare i suoi lupi per difendersi. Evitò il colpo della Servant rotolando. Si rialzò e corse dalla parte opposta per farsi inseguire.
“ … il meridione dal Leone e il settentrione dal Cane. I Quattro Guardiani scelti dalle Sette Sorelle concedono a te …”
La Servant, con un movimento di mani, creò una dimensione magica che replicava un deserto. Il ragazzo era intimorito ma non smise di recitare la formula magica.
“ … eroe del passato, di dimostrare il tuo valore e di combattere fino alla morte sotto lo sguardo di Mercurio …” Delle catene dorate fuoriuscirono dalla sabbia ma Friedrich fu in grado di schivarle senza farsi nemmeno sfiorare. “ … giacché l’uomo con il fuoco nella destra e il libro nella sinistra e la nottola sul capo ha scelto te, Spirito Eroico, non cercare altro che la gloria …” Una catena gli afferrò la gamba e Friedrich si ritrovò sospeso in aria e, successivamente, legato come un salame. “ … Usa la spada, l’arco, la lancia, il bastone, il martello, il pugnale, il destriero e la voce per distruggere i tuoi nemici e raggiungere il Desiderio Celeste! Io evoco te, mio Servant!”
Il petto di Friedrich si illuminò.
In quel momento qualcuno aprì una breccia nella dimensione creata da ω Caster. Era una donna con le orecchie a punta, gli occhi rossi e i capelli neri. Quando Friedrich la vide la scambiò per Glasya-Labolas. Tuttavia, quando questa si girò, egli capì che si trattava di un’altra persona.
“Io sono α Specter, è un piacere conoscerti, Master.” Poi si rivolse alla rivale: “Tu invece sei ω Caster, ho ragione?” La donna tagliò le catene dorate con l’arma che aveva una lama a forma di mezzaluna.
“Quindi tu sei la mia rivale” disse Caster con un sorriso soddisfatto.
“La tua rivale? Non sei neanche al mio stesso livello.”
“Ne sei sicura? Ti ricordo che sei nel mio territorio e qui sono io che ho il vantaggio.” Caster schioccò le dita e improvvisamente dalla sabbia sorsero dei soldati, simili a legionari Romani, ma fatti completamente di sabbia. “Ora vediamo come te la cavi, Specter.”
“Le tue pedine non saranno mai in grado di uccidermi” fece lei con un ghigno demoniaco.
Specter, senza un minimo di esitazione, fece un balzo e affrontò i venti nemici che aveva davanti. Con pochi fendenti di lama ne distrusse la metà e, con immensa velocità, sconfisse i rimanenti. Lo stile agile e rapido di Specter lasciò Friedrich, il quale era abituato a Glasya-Labolas, attonito. Delle catene dorate afferrarono entrambe le braccia di Specter.
“Sei mia!” esclamò Caster con un tono vittorioso.
Altri soldati apparvero e si avvicinarono, pronti a sferrare il colpo mortale.
“Belle catene,” disse Specter “ma non sono come quelle che possono sigillare le divinità. Quindi posso liberarmi con un trucco molto semplice come questo.”
Il corpo di Specter si ricoprì di pelo, il suo muso si allungò e in un attimo la Servant si trasformò in un lupo nero con gli occhi rossi. La bestia si liberò dalle catene.
“Davvero un bel trucchetto, Specter. Ma non ti servirà contro di me.”
Caster, dette queste parole, lanciò due raggi magici dalla mano. Il lupo aprì le sue fauci ed espulse dalla bocca un getto di fuoco azzurro. L’impatto dei due attacchi distrusse completamente i soldati di sabbia che erano rimasti in mezzo.
La battaglia si fermò solo per qualche minuto. Un’immensa nube di sabbia si era sollevata. Specter tornò al suo aspetto originale e, rivolgendosi al suo Master, domandò:
“Che ne pensi, Master? Sei rimasto stupefatto dal mio potere?”
“In effetti mi sembri molto forte, α Specter, ma non abbassare la guardia” rispose lui cautamente.
“Non ti preoccupare. Non è mia intenzione.”
Improvvisamente partì un raggio magico. Specter lo schivò e si preparò ad attaccare la sua avversaria.
“Finalmente è il momento di finirla, ω Caster!”
“Caturix! (Il Re della Battaglia Senza Fine)”
Un fendente magico, azzurro, venuto dal nulla, distrusse una buona porzione del deserto. Le due Servant si voltarono e videro arrivare una donna insieme al suo Master.
“Io sono ω Saber e sono qui per portare avanti la mia ribellione contro gli oppressori” disse la donna con il volto dipinto.
Alle spalle di Saber c’era Benjamin. Quando Friedrich lo vide tirò un sospiro di sollievo. Il Master di Caster, vedendo che era in svantaggio, borbottò:
“Non serve a niente portare avanti questa battaglia. Speravo di eliminare qualche preda facile ma a quanto pare sarò costretto a ritirarmi. Andiamo via, ω Caster, qui abbiamo finito, per ora.”
La dimensione magica scomparve.
“Non penserai davvero di scappare?!” esclamò Saber infuriata.
Caster, con un ghigno beffardo, rispose:
“Scusami, ω Saber, ma non ho intenzione di perdere il mio tempo con dei plebei come te.”
“Torna qui!”
Saber menò un fendente e colpì Caster e il magus sconosciuto. Tuttavia la lama non fece altro che distruggere due statue di sabbia.
“Cosa?! Questi codardi hanno usato un simile trucco con me!” esclamò Saber ferita nell’orgoglio.
Alla fine della battaglia, Friedrich si diresse verso Benjamin per fargli i complimenti ma in quel momento ω Saber si mise sulla sua strada.
“La tregua è finita” disse lei grave.
Saber tentò immediatamente di decapitare Friedrich, per fortuna Specter fu in grado di salvarlo tirandolo indietro. Le due Servant scontrarono le loro lame e Friedrich, scioccato, esclamò:
“Benjamin, ordina alla Servant di non attaccarci!”
Il ragazzo ubbidì spaventato:
“ω Saber, ti ordino di smettere di combattere!” Benjamin usò un Sigillo di Comando.
“Mi rifiuto!” rispose Saber.
Le due Servant continuarono a lottare.
“Non è possibile,” Friedrich rimase sconvolto “un Servant non può ribellarsi ad un comando supremo come quello. È impossibile.”
Non appena le lame smisero di scontrarsi, ω Saber spiegò:
“Per me non è impossibile. Io possiedo proprio un’abilità che mi consente di disubbidire agli ordini del mio Master: Fuoco della Ribellione. Il mio Master non può comandarmi di fare qualcosa che io non voglio fare.” Puntò l’arma verso Friedrich. “Quindi è il momento di prendermi la tua testa.”
“No, ferma!” esclamò Benjamin
“Master, spostati.”
“No, non lo farò. Non ti lascerò uccidere un mio amico. Tu sei la mia Servant e dovrai ubbidire a me!”
Saber, anche se contrariata, abbassò la lama. La situazione sembrava essersi placata. Tuttavia la donna si rivolse al Master con un tono cupo:
“Io lo posso sentire, anche tu hai sofferto a causa dell’oppressione. Io e te siamo uguali. Uniamo le forze per ottenere il Santo Graal, i nostri desideri coincidono, insieme porremmo fine a tutte le oppressioni e creeremo un mondo equo. Gli oppressori saranno eliminati.”
Queste parole colpirono Benjamin. Il ragazzo si sentì come illuminato da una luce.
“Benjamin, non ascoltarla!” esclamò Friedrich. “Il Graal di Yggdrasil non è-”
“Non ascoltarlo, Master, lui non sa come ci si sente ad essere come te. Non conosce la sofferenza che hai patito. Ribellati con me. Combattiamo contro i tiranni. Insieme” porse la mano.
“Non ascoltarla, Ben!” fece Friedrich avvicinandosi all’amico. “Lei vuole soltanto manipolarti. Vuole costringerti a combattere contro di me, non lo capisci?”
Benjamin guardò l’amico. Si voltò e lo abbracciò.
“Friedrich,” disse “io non ho intenzione di combatterti. Sei mio amico e sono grato dell’aiuto che mi hai offerto. Però se davvero esiste un oggetto magico capace di porre fine alla situazione che quelli come me vivono laggiù … allora voglio vincere. Io oggi sarei potuto morire. Quel poliziotto mi stava uccidendo. Non voglio mai più soffrire così. Mai più.”
“Ti capisco, Ben, ti capisco!” Friedrich ricambiò l’abbraccio. “So quello che stai provando, ma devi ascoltarmi!”
“Friedrich,” Benjamin prese le distanze dal ragazzo “sei una brava persona e ti rispetto … ma dobbiamo essere realisti: tu non sai quello che ho patito. Non sai cosa significa essere me. Questa è la mia occasione di fare qualcosa di buono.”
“Ben, il Graal di Yggdrasil non realizzerà i tuoi desideri. È solo uno specchietto per le allodole.”
“Non lo possiamo sapere finché non lo usiamo.” Ormai Benjamin era convinto. “Mi dispiace, amico mio, ma ti prometto che quando tutto questo sarà finito il mondo sarà un posto migliore. Portami via, ω Saber.”
Saber sollevò Benjamin e se ne andò con lui.
Friedrich, scosso e senza parole, rimase paralizzato per quello che era appena successo. L’idea di di combattere contro un amico lo stava divorando da dentro. Non voleva farlo. Non voleva neanche pensarci. La sola idea di combattere contro una brava persona come Benjamin lo disgustava. Ed era ancora più schifato dalla manipolazione di ω Saber.
Quella Servant aveva palesemente manovrato le emozioni Benjamin. Friedrich non aveva mai visto una cosa simile, non si sarebbe mai aspettato un simile atteggiamento da un Servant.
“Master” disse α Specter interrompendo gli scuri pensieri di lui. “Cosa facciamo, adesso? Hai un piano?”
“Non posso lasciare che lei lo manipoli. Gli farà del male.”
“Quindi cosa vuoi fare?”
“Lo salverò. Devo salvarlo ad ogni costo” rispose lui con uno sguardo di fuoco.
α Specter vs ω Caster by Bikowolf |