Alessandro pensò di scappare. Egli pensò sinceramente di girarsi ed abbandonare l’arena. Quando apprese da Vergil che l’unico modo per abbassare la barriera magica era uccidere il Master avversario, il suo corpo venne attraversato da freddi brividi di terrore e si sentì la testa pesante; per un attimo pensò di essere in un incubo.
Vergil traeva un piacere sadico dalla reazione di Alessandro. Era quello che voleva. Era quello che bramava e adesso desiderava osservare il ragazzo all’opera. Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe deciso?
Alessandro alzò la testa e guardò quei due occhi maligni di Vergil. In quel preciso istante gli venne alla mente lo sguardo da psicopatica che veniva indossato da Yukiko Kumahira nella guerra precedente; erano identici. Il ragazzo immaginò di avvicinarsi a quella creatura per toglierli la maschera e scoprire che in realtà era Yukiko il suo nemico.
«Non cambiate mai, vero?» domandò Alessandro a Vergil. «Che cosa siete davvero? Voi Imitazioni... che cosa siete davvero? Siete mai stati umani, tanto per cominciare? Tutto questo è assurdo! Che razza di mostro pianificherebbe una guerra del genere?!»
«Non credi di essere ingiusto nei miei confronti? Se ci pensi... non siamo così differenti, io e te. Siamo più simili di quello che credi. Tu ed io, Alessandro, condividiamo il medesimo disprezzo per il mondo.»
«Sei un pazzo!» urlò. «Non osare paragonarmi a te!»
«Credi di essere migliore di me, non è così? Ma tu come definiresti questi ultimi mesi? Io so quello che hai fatto. Hai vissuto da eremita. Perché mai fare una cosa del genere? Perché isolarsi dal mondo in questo modo? Per amore dell’umanità? Non credo proprio. Tu, come me, hai capito che l’intera umanità è corrotta e per questa ragione hai deciso di rimanere da solo.»
«Ti sbagli. Tu non mi conosci affatto. Io ho viaggiato, sì... Ho vissuto questi mesi da eremita, sì... Ma non ho mai voltato le spalle all’umanità. Mai.»
«Non è furbo mentire ad uno che può leggere i tuoi pensieri. Credi che io non conosca il motivo che ti ha portato a rifiutare l’amore di Ina?»
Alessandro rimase un attimo intontito da quel colpo inaspettato. «L’ho fatto per lei—»
«Questo è quello che ti racconti, certo, ma è la verità? Lo hai “fatto per lei”? No, lo hai fatto per preservare te stesso... per mantenerti puro. Sai perfettamente che lei, come qualsiasi creatura umana, è imperfetta... impura... Gli umani fanno soffrire e tu non vuoi soffrire, non è così? Tu vuoi essere felice, Alessandro.»
«Stai zitto... Esci dalla mia testa...» borbottò pronto ad esplodere di rabbia.
«L’ira non ti salverà dalla verità, Alessandro. L’ira è soltanto l’oppio del momento. Ma quando essa smetterà di annebbiarti la vista, allora dovrai affrontare il fatto che non sei migliore di me... sei solo meno coraggioso.»
«Taci...»
«Vuoi che me ne vada? Lo farò. Ti lascerò alla tua battaglia, Alessandro, ma sappi che ti osserverò. Io voglio vedere il Vero Alessandro in azione. Non deludermi.»
Vergil scomparve.
La rabbia di Alessandro mutò in tristezza. Egli sapeva, in cuor suo, che Vergil aveva torto, eppure una parte di lui dubitava e stava già accettando il punto di vista di quel mostro. Era impossibile ignorare delle parole così penetranti; la voce di Vergil era in grado di mescolarsi con i pensieri di Alessandro e li contaminava come il petrolio che avvelena l’oceano.
Cesare notò immediatamente che il proprio Master non era lucido e immediatamente gli afferrò la spalla; lo tirò fuori dal mare velenoso che era nella sua testa e poi, guardandolo dritto negli occhi, disse lui:
«Devi essere forte, Commilitone. Avanza a testa alta, non lasciare che i dubbi offuschino la tua mente.»
Alessandro si tranquillizzò. Aveva bisogno di quelle parole. Il coraggio e la determinazione di Cesare pervasero l’animo del ragazzo.
«Hai ragione...» mormorò lui tirando un sospiro. «Ora non è il momento.»
«Questo è il momento di agire, Commilitone.»
Alessandro si girò per guardare Ina, quella ragazza tremava come una foglia e i suoi occhi si stavano già bagnando. Il ragazzo sospirò, strinse i pugni e si voltò verso le avversarie. Non aveva intenzione di ucciderle, ma non sapeva cosa fare; non aveva neanche uno straccio di piano. Solo una cosa era certa: Ina non doveva combattere.
«Una cosa per volta...» mormorò fra sé e sé.
Egli guardò Anna e poi Alisa, le studiò attentamente. Anna aveva cinquantadue Circuiti Magici, Alisa ne aveva settantasette, ma si capiva che era un omuncolo. Alessandro avrebbe potuto usare una magia per impedire ad Anna di canalizzare il mana — Adstringor Sacris — ma questo avrebbe significato combattere Alisa, la quale era immune ad una tale magia. Da come Anna si metteva davanti ad Alisa si poteva capire che il loro rapporto era simile a quello che Alessandro aveva con Ina. Anna, probabilmente, avrebbe sacrificato sé stessa pur di proteggere Alisa, anche se sotto l’effetto di una magia potente come Adstringor Sacris.
Con questo primo ragionamento, Alessandro scelse di affrontare Anna; però poi guardò i Servant. Si ricordò che doveva anche valutare ad occhio gli Spiriti Eroici prima di decidere l’avversaria.
Entrambi avevano una faretra, capì subito che si trattava di due nemici di classe Archer. L’uomo con la barba lunga, ω Archer, aveva l’aria di essere un avversario temibile; anche la donna con le corna da mucca, α Archer, non sembrava una Servant debole. Alessandro si fidava delle capacità di Cesare, però voleva essere cauto. Voleva intagliarsi un bersaglio su misura delle sue frecce.
«Va bene» disse Alessandro facendo qualche passo in avanti. «Voglio proporti un accordo.» Si era rivolto ad Anna.
«Un accordo?» fece lei perplessa. «Di che si tratta?»
«Mi sembra ovvio che sia io che te vogliamo difendere delle persone a noi care. Io voglio proteggere Ina e tu vuoi proteggere la tua amica, quindi non ha senso coinvolgerle in questa battaglia. Io voglio un duello leale. Io contro di te. La mia Servant contro il tuo Servant. Nessun altro sarà coinvolto. Io non attaccherò la tua amica e tu non attaccherai la mia.»
Rimasero tutti scioccati.
Il Servant di Ina, α Rider, era già pronto a protestare, ma Cesare lo fermò e, con un cenno di testa, lo intimò di seguire il piano del ragazzo. Rider si quietò, ma senza rinunciare a quel forte sentimento di contrarietà.
Henry non diede troppo peso alla cosa. Capì subito quale sarebbe stato il suo ruolo e si mise davanti a Ina per impedirle di combattere.
«Stai facendo sul serio» disse Anna ad Alessandro. «Non ti capisco. Non ti rendi conto che prima o poi la tua amica dovrà combattere? Non potrai proteggerla per sempre.»
«Lo so che sto rimandando l’inevitabile, ma non mi importa. Finché sono qui... fintanto che sono al suo fianco... non la lascerò combattere. Costi quel che costi, la proteggerò fino alla fine.»
«Capisco...» fece lei come rassicurata dalla bontà di lui. «Non ti conosco, ma, se fai sul serio, allora non vedo perché dovrei tirarmi indietro. Mi prometti che non attaccherai Alisa?»
«Lo prometto. Tu prometti di non fare del male a Ina?»
«Lo prometto.» Fece una breve pausa. «Iniziamo—»
Alisa intervenne e si mise davanti all’amica. «Non posso lasciartelo fare, il magus che affronterai non è come tutti gli altri!» La sua voce era spaventata. «Pensaci, Anna! Lascia andare me, io posso combatterlo—!»
«Non ti devi preoccupare, ce la posso fare—»
«No, ti sbagli!» esclamò ad alta voce. «Non ce la puoi fare contro un nemico del genere! Lui è Alessandro Serpi, appartiene alla casata Serpi, una delle famiglie di magi più antiche al mondo, non è un magus nella media! Ascoltami, Anna, fa quello che ti dico e—»
«No, non lo farò» disse grave. «Tu hai già sofferto abbastanza, Alisa, non ti lascerò combattere contro di lui.»
«Anna...» Alisa aveva le lacrime agli occhi. «Non è necessario. Tu non devi fare questo per me, non ne vale la pena... Io... Io non merito questa gentilezza...»
«Smettila con queste assurdità» rimproverò con un sorriso rassicurante. «Io ti ho aiutata, ti ho accolta in casa mia e sono rimasta al tuo fianco. Perché dovrei smettere adesso? Tu sei l’unica cosa buona che mi rimane, Alisa, e non posso lasciarti combattere.»
La ragazza capì che non poteva più fare altro per persuadere l’amica. I sensi di colpa le comandavano di rimanere immobile e di non lasciarla passare, ma l’affetto e la gratitudine la convinsero ad accettare il nobile gesto di Anna senza aggiungere una parola.
Ad Alessandro gli si stringeva il cuore alla vista di quella scena, ma raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo per avanzare verso il centro dell’arena. Non aveva intenzione di uccidere Anna, il suo scopo era quello di sconfiggerla e costringerla alla resa; il resto lo avrebbe pianificato dopo.
Anna avanzò verso il nemico.
I due si fermarono a circa tre metri l’uno dall’altra.
«Mi dispiace aver incontrato una così brava persona in un momento come questo» mormorò Anna con una punta di rammarico.
«Anche a me» replicò lui forzando un sorriso.
Il duello iniziò.
«Adversarium Ferio!» esclamò Alessandro schioccando le dita.
La spinta magica travolse Anna, la quale, una volta rialzata, evocò un arco magico e rispose con velocità. Le frecce magiche vennero deviate dalla lama dello Spirito Eroico di Alessandro.
I due Servant, α Saber e ω Archer, avviarono una battaglia dal ritmo lento caratterizzato da mosse semplici, non decisive, fatte apposta per studiare l’avversario. I due Spiriti Eroici erano, almeno all’inizio di questo duello, alla pari. Gli attacchi sferrati da entrambi le parti erano privi di particolari emozioni, per entrambi i Servant quella battaglia era solo lavoro.
Nel corso del duello, Saber si accorse che la sua abilità — Storico e Condottiero — era inutile contro quell’avversario; ω Archer non veniva da una regione che lei conosceva o in cui lei aveva combattuto quand’era in vita. La ragazza mascherò la sua preoccupazione e cercò di non esporsi troppo in modo da non rendere palese il suo svantaggio.
La tattica fallì.
Archer, parato il colpo di Saber con l’uso del suo arco, contrattaccò senza scoccare alcuna freccia. L’arma dell’uomo era munita di una lama curvilinea e fu questa a ferire Saber al braccio. Si trattava una ferita superficiale, ovviamente, ma nessuna spadaccina si sarebbe mai lasciata colpire da un attacco del genere.
«Interessante...» mormorò Archer.
La battaglia cambiò musica e Saber fu costretta a rimanere sulla difensiva. La ragazza si muoveva costantemente, deviava le frecce e schivava i colpi, ma i suoi movimenti non erano precisi e spesso rischiava di farsi davvero male; ω Archer se ne stava rendendo conto e la sua offensiva si fece più aggressiva.
«Che cosa succede, α Saber? Non riesci a tenere il passo?»
«Non ti preoccupare, è solo un piccolo problema... riuscirò ad ucciderti, ω Archer.»
«Credi davvero di esserne capace? Ti muovi come una pecora con tre zampe, non sei per nulla una minaccia per me.»
«Una ‘pecora con tre zampe’... sei davvero sfacciato, Archer.»
Saber riuscì, come per miracolo, a trovare un’apertura e, rapidamente, fece un balzo verso il nemico. La lama della ragazza ferì Archer, ma solo superficialmente. L’uomo guadagnò una notevole distanza dall’avversaria.
«Un colpo fortunato...» fece lui.
«Forse la mia fortuna può superare la tua abilità con l’arco, Archer. Però ti faccio i complimenti, si capisce che sei un guerriero forte. Mi ricordi i valorosi soldati di Ariovisto... quelli che io ho ucciso, intendo dire.»
«Hai un atteggiamento sprezzante, ma non riuscirai mai a sconfiggermi» esclamò con una voce solenne. «Nelle mie vene scorre il sangue dei più grandi eroi del nord. Non ho paura di alcun nemico e nessun guerriero può vincermi.»
«Non sei un re, vero?» domandò lei alzando un sopracciglio.
«Hai ragione, ma questo non significa niente—»
«Intendevo dire che si capisce che non sei un monarca. Hai lo sguardo di uno che non ha mai assaggiato il vero potere.»
«E che sguardo sarebbe...?»
«Uno onesto.»
«Accetto il complimento...» Archer scoccò immediatamente la freccia.
Saber mosse la spada velocemente e riuscì a fermare l’attacco. «Che bastardo! Beccati questo!» La ragazza appoggiò la mano per terra, dei Circuiti Magici apparvero sul corpo di lei. «Scorpio!»
Un pezzo d’artiglieria dell’Antica Roma si costruì da solo affianco alla ragazza. Un grosso dardo venne sparato in automatico; Archer schivò perfettamente e scoccò due frecce che bloccarono il meccanismo dell’arma. Saber vide l’uomo correrle addosso e si preparò all’attacco.
«Sei mia!» urlò lui.
L’uomo scoccò tre frecce, una dopo l’altra, ma Saber fu in grado di deviarle con l’uso della lama. La ragazza attaccò, pensando di avere l’avversario in pugno; partì una quarta freccia.
La differenza fra Alessandro Serpi e Anna Newton era evidente. La ragazza non era riuscita a ferirlo e stava già ansimando dalla stanchezza, il ragazzo, invece, era nel pieno delle sue forze e non mostrava neanche un segno di cedimento. Le frecce magiche di Anna, per quanto pericolose potessero essere, non erano in grado di perforare lo scudo magico dell’avversario.
«Adversarium Ferio.»
Anna volò a terra per la sesta volta in quella battaglia. La ragazza si rialzò con difficoltà e realizzò di essere ad un passo dalla sconfitta.
«Io non ti ucciderò» disse lui. «Non ti ucciderò perché non sono qui per questo. Io ti sconfiggerò e troverò un modo per uscire da questo posto.»
«Sei un ingenuo... non hai sentito quello che ha detto Vergil? Solo il sangue di un Master può abbassare la barriera magica che ci circonda.»
«E tu ci credi? E a cos’altro credi? Magari speri che ci sia un premio ad attenderci alla fine di tutto questo? Io ti dico che è tutta una fregatura! Vergil sta giocando con noi, vuole costringerci ad ucciderci a vicenda. Se noi lo facciamo... se noi ci comportiamo come delle pedine nella sua fottuta scacchiera, allora metteremo a rischio l’intera umanità. Credimi, so quello che sto dicendo—»
«Scommetto che sia facile per te prendere questa posizione, dopotutto tu sei un magus potente. Parli come se tutti noi fossimo al tuo stesso livello, ma noi non possiamo competere contro Vergil e non possiamo scappare da qui con uno schiocco di dita... siamo stati costretti a combattere e combattiamo. Tu... sei solo un magus privilegiato che si lamenta delle scelte di quelli meno fortunati. Non siamo tutti figli di magi, sai?»
«Se credi che la mia vita sia stata facile, ti sbagli. Tu non mi conosci, non sai niente di me—»
«Non ha importanza, questo non cambia che tu hai il lusso di opporti a Vergil, noi no.»
«Credi che io mi stia divertendo? Credi davvero che per me sia tutto più semplice solo perché sono più forte di te? Sì, possiedo più Circuiti Magici e conosco magie superiori alle tue, ma questo non significa niente!» esclamò Alessandro.
«Significa che non puoi capire quelli come me.» La ragazza scoccò delle frecce magiche.
«Defendere!» La barriera magica salvò Alessandro. «Non ho bisogno di capire ‘quelli come te’ per avere ragione. Tu sai perfettamente che Vergil sta pianificando qualcosa di losco!»
«Non ti rendi conto che non abbiamo altra scelta?» domandò lei turbata. «Guarda in che situazione siamo! Guarda la barriera intorno a noi e domandati se davvero abbiamo la facoltà di decidere! Si capisce che sei troppo potente per comprendere come ci si sente a non avere potere.»
Una freccia trafisse la gamba di lui. Si era trattato di un colpo fortunato e il ragazzo si rimproverò di non essere stato abbastanza attento.
«Vulnera Sano.» La ferita si rigenerò. «Forse hai ragione...» disse a bassa voce con un tono rattristito. «Io non so cosa significa avere pochi Circuiti Magici. Non lo so. Non ne ho idea. Sono un privilegiato, me ne rendo conto. E con ciò? Credi che questo giustifichi quello che stai facendo? Credi che questo giustifichi il combattere per compiacere un sadico?»
«Non sto combattendo per lui!»
«Invece sì!» urlò Alessandro. «Lo stai facendo. Non te ne rendi conto, ma lo stai facendo! Non ti sto chiedendo di combattere Vergil, ma di aiutarmi a porre fine a questa guerra!»
«Porre fine alla guerra...?» Anna rimase in silenzio per un po’, aveva due occhi larghi e stupefatti. Con una voce rammaricata disse: «Porre fine alla guerra, eh? E come? Come vuoi fare? Schioccherai le dita e Vergil scomparirà per sempre? Ti prego! Quanti Master ci sono in questa guerra? Sedici? Se noi quattro ci ribelliamo dovremo affrontarne dodici! Credi di riuscire a convincerli tutti? Credi di poter convincere dodici Master ad aiutarti? Sei un ingenuo...»
«Dì quello che vuoi... io comunque non ti ucciderò.»
«Va bene, vuol dire che lo farò io.»
Alessandro si preparò ad usare una magia, ma in quel momento sentì il suo corpo indebolirsi. Stava perdendo una larga quantità di mana. Si girò e vide Saber con una grave ferita al fianco, sembrava quasi che quella parte del corpo fosse stata mangiata. Il ragazzo impallidì e vide Archer, in piedi, con uno sguardo trionfale.
«Saber!» Alessandro soccorse la Servant immediatamente. «Saber, che cos’è successo?»
Fu ω Archer a rispondere: «L’ho colpita con la mia freccia. La mia abilità è Regicida e mi permette di scoccare frecce particolarmente letali per i sovrani e gli uomini di potere in generale. La tua Servant morirà prima del previsto, a quanto pare.»
Anna Newton, sentendo quelle parole, decise di approfittarne e usò un Sigillo del Comando per potenziare il Servant.
«Uccidi α Saber!» ordinò Anna.
«Agli ordini, Master!» Archer scoccò la freccia.
«Defendere!» La barriera magica si inserì fra i due Servant e bloccò l’attacco. «Sei ancora in tempo per rinunciare, Anna! Non farlo!» urlò lui disperato.
«Mi dispiace, ma non ho intenzione di perdere» asserì lei con freddezza. «Archer fai il tuo lavoro ed elimina quei due.»
Lo Spirito Eroico scoccò due frecce che ruppero la barriera eretta da Alessandro; una delle due colpì la spalla del ragazzo.
«Commilitone!» urlò Saber scioccata.
«Non ti preoccupare...» disse con una voce dolorante. «Sto bene...»
«Devo usare il mio Noble Phantasm—!»
«Ferma!» urlò Alessandro. «Se lo farai metterai a rischio la tua vita. Conserva il mana, Saber... devi aspettare che la ferita si rigeneri del tutto...»
Archer, allora, fece un salto indietro e incoccò una singola freccia. L’uomo, con uno sguardo vittorioso, proferì queste parole con un tono epico:
«La tua Servant non riuscirà mai ad avere salva la vita, ormai il suo destino è segnato. Sarà la tempesta a sancire la fine di questa battaglia!»
L’uomo scoccò una freccia verso il cielo. Si sentì il ruggito di un tuono che fece tremare la terra, poco dopo iniziò a piovere. Lunghe braccia elettriche cadevano dal cielo con forza e aprivano grossi crateri sul terreno. In quella selvaggia tempesta, ω Archer, saltò sopra una saetta e immerse il proprio arco nell’elettricità.
«I re cadranno! I sovrani piangeranno! I grandi monarchi periranno per mano della mia tempesta!»
L’arma era abbracciata dalla corrente elettrica. Archer incoccò una freccia che aveva la forma di un fulmine ed esclamò:
«Hjörungavágr (La Tempesta Eterna della Guerra)!»
L’uomo scoccò la freccia.
Vergil traeva un piacere sadico dalla reazione di Alessandro. Era quello che voleva. Era quello che bramava e adesso desiderava osservare il ragazzo all’opera. Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe deciso?
Alessandro alzò la testa e guardò quei due occhi maligni di Vergil. In quel preciso istante gli venne alla mente lo sguardo da psicopatica che veniva indossato da Yukiko Kumahira nella guerra precedente; erano identici. Il ragazzo immaginò di avvicinarsi a quella creatura per toglierli la maschera e scoprire che in realtà era Yukiko il suo nemico.
«Non cambiate mai, vero?» domandò Alessandro a Vergil. «Che cosa siete davvero? Voi Imitazioni... che cosa siete davvero? Siete mai stati umani, tanto per cominciare? Tutto questo è assurdo! Che razza di mostro pianificherebbe una guerra del genere?!»
«Non credi di essere ingiusto nei miei confronti? Se ci pensi... non siamo così differenti, io e te. Siamo più simili di quello che credi. Tu ed io, Alessandro, condividiamo il medesimo disprezzo per il mondo.»
«Sei un pazzo!» urlò. «Non osare paragonarmi a te!»
«Credi di essere migliore di me, non è così? Ma tu come definiresti questi ultimi mesi? Io so quello che hai fatto. Hai vissuto da eremita. Perché mai fare una cosa del genere? Perché isolarsi dal mondo in questo modo? Per amore dell’umanità? Non credo proprio. Tu, come me, hai capito che l’intera umanità è corrotta e per questa ragione hai deciso di rimanere da solo.»
«Ti sbagli. Tu non mi conosci affatto. Io ho viaggiato, sì... Ho vissuto questi mesi da eremita, sì... Ma non ho mai voltato le spalle all’umanità. Mai.»
«Non è furbo mentire ad uno che può leggere i tuoi pensieri. Credi che io non conosca il motivo che ti ha portato a rifiutare l’amore di Ina?»
Alessandro rimase un attimo intontito da quel colpo inaspettato. «L’ho fatto per lei—»
«Questo è quello che ti racconti, certo, ma è la verità? Lo hai “fatto per lei”? No, lo hai fatto per preservare te stesso... per mantenerti puro. Sai perfettamente che lei, come qualsiasi creatura umana, è imperfetta... impura... Gli umani fanno soffrire e tu non vuoi soffrire, non è così? Tu vuoi essere felice, Alessandro.»
«Stai zitto... Esci dalla mia testa...» borbottò pronto ad esplodere di rabbia.
«L’ira non ti salverà dalla verità, Alessandro. L’ira è soltanto l’oppio del momento. Ma quando essa smetterà di annebbiarti la vista, allora dovrai affrontare il fatto che non sei migliore di me... sei solo meno coraggioso.»
«Taci...»
«Vuoi che me ne vada? Lo farò. Ti lascerò alla tua battaglia, Alessandro, ma sappi che ti osserverò. Io voglio vedere il Vero Alessandro in azione. Non deludermi.»
Vergil scomparve.
La rabbia di Alessandro mutò in tristezza. Egli sapeva, in cuor suo, che Vergil aveva torto, eppure una parte di lui dubitava e stava già accettando il punto di vista di quel mostro. Era impossibile ignorare delle parole così penetranti; la voce di Vergil era in grado di mescolarsi con i pensieri di Alessandro e li contaminava come il petrolio che avvelena l’oceano.
Cesare notò immediatamente che il proprio Master non era lucido e immediatamente gli afferrò la spalla; lo tirò fuori dal mare velenoso che era nella sua testa e poi, guardandolo dritto negli occhi, disse lui:
«Devi essere forte, Commilitone. Avanza a testa alta, non lasciare che i dubbi offuschino la tua mente.»
Alessandro si tranquillizzò. Aveva bisogno di quelle parole. Il coraggio e la determinazione di Cesare pervasero l’animo del ragazzo.
«Hai ragione...» mormorò lui tirando un sospiro. «Ora non è il momento.»
«Questo è il momento di agire, Commilitone.»
Alessandro si girò per guardare Ina, quella ragazza tremava come una foglia e i suoi occhi si stavano già bagnando. Il ragazzo sospirò, strinse i pugni e si voltò verso le avversarie. Non aveva intenzione di ucciderle, ma non sapeva cosa fare; non aveva neanche uno straccio di piano. Solo una cosa era certa: Ina non doveva combattere.
«Una cosa per volta...» mormorò fra sé e sé.
Egli guardò Anna e poi Alisa, le studiò attentamente. Anna aveva cinquantadue Circuiti Magici, Alisa ne aveva settantasette, ma si capiva che era un omuncolo. Alessandro avrebbe potuto usare una magia per impedire ad Anna di canalizzare il mana — Adstringor Sacris — ma questo avrebbe significato combattere Alisa, la quale era immune ad una tale magia. Da come Anna si metteva davanti ad Alisa si poteva capire che il loro rapporto era simile a quello che Alessandro aveva con Ina. Anna, probabilmente, avrebbe sacrificato sé stessa pur di proteggere Alisa, anche se sotto l’effetto di una magia potente come Adstringor Sacris.
Con questo primo ragionamento, Alessandro scelse di affrontare Anna; però poi guardò i Servant. Si ricordò che doveva anche valutare ad occhio gli Spiriti Eroici prima di decidere l’avversaria.
Entrambi avevano una faretra, capì subito che si trattava di due nemici di classe Archer. L’uomo con la barba lunga, ω Archer, aveva l’aria di essere un avversario temibile; anche la donna con le corna da mucca, α Archer, non sembrava una Servant debole. Alessandro si fidava delle capacità di Cesare, però voleva essere cauto. Voleva intagliarsi un bersaglio su misura delle sue frecce.
«Va bene» disse Alessandro facendo qualche passo in avanti. «Voglio proporti un accordo.» Si era rivolto ad Anna.
«Un accordo?» fece lei perplessa. «Di che si tratta?»
«Mi sembra ovvio che sia io che te vogliamo difendere delle persone a noi care. Io voglio proteggere Ina e tu vuoi proteggere la tua amica, quindi non ha senso coinvolgerle in questa battaglia. Io voglio un duello leale. Io contro di te. La mia Servant contro il tuo Servant. Nessun altro sarà coinvolto. Io non attaccherò la tua amica e tu non attaccherai la mia.»
Rimasero tutti scioccati.
Il Servant di Ina, α Rider, era già pronto a protestare, ma Cesare lo fermò e, con un cenno di testa, lo intimò di seguire il piano del ragazzo. Rider si quietò, ma senza rinunciare a quel forte sentimento di contrarietà.
Henry non diede troppo peso alla cosa. Capì subito quale sarebbe stato il suo ruolo e si mise davanti a Ina per impedirle di combattere.
«Stai facendo sul serio» disse Anna ad Alessandro. «Non ti capisco. Non ti rendi conto che prima o poi la tua amica dovrà combattere? Non potrai proteggerla per sempre.»
«Lo so che sto rimandando l’inevitabile, ma non mi importa. Finché sono qui... fintanto che sono al suo fianco... non la lascerò combattere. Costi quel che costi, la proteggerò fino alla fine.»
«Capisco...» fece lei come rassicurata dalla bontà di lui. «Non ti conosco, ma, se fai sul serio, allora non vedo perché dovrei tirarmi indietro. Mi prometti che non attaccherai Alisa?»
«Lo prometto. Tu prometti di non fare del male a Ina?»
«Lo prometto.» Fece una breve pausa. «Iniziamo—»
Alisa intervenne e si mise davanti all’amica. «Non posso lasciartelo fare, il magus che affronterai non è come tutti gli altri!» La sua voce era spaventata. «Pensaci, Anna! Lascia andare me, io posso combatterlo—!»
«Non ti devi preoccupare, ce la posso fare—»
«No, ti sbagli!» esclamò ad alta voce. «Non ce la puoi fare contro un nemico del genere! Lui è Alessandro Serpi, appartiene alla casata Serpi, una delle famiglie di magi più antiche al mondo, non è un magus nella media! Ascoltami, Anna, fa quello che ti dico e—»
«No, non lo farò» disse grave. «Tu hai già sofferto abbastanza, Alisa, non ti lascerò combattere contro di lui.»
«Anna...» Alisa aveva le lacrime agli occhi. «Non è necessario. Tu non devi fare questo per me, non ne vale la pena... Io... Io non merito questa gentilezza...»
«Smettila con queste assurdità» rimproverò con un sorriso rassicurante. «Io ti ho aiutata, ti ho accolta in casa mia e sono rimasta al tuo fianco. Perché dovrei smettere adesso? Tu sei l’unica cosa buona che mi rimane, Alisa, e non posso lasciarti combattere.»
La ragazza capì che non poteva più fare altro per persuadere l’amica. I sensi di colpa le comandavano di rimanere immobile e di non lasciarla passare, ma l’affetto e la gratitudine la convinsero ad accettare il nobile gesto di Anna senza aggiungere una parola.
Ad Alessandro gli si stringeva il cuore alla vista di quella scena, ma raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo per avanzare verso il centro dell’arena. Non aveva intenzione di uccidere Anna, il suo scopo era quello di sconfiggerla e costringerla alla resa; il resto lo avrebbe pianificato dopo.
Anna avanzò verso il nemico.
I due si fermarono a circa tre metri l’uno dall’altra.
«Mi dispiace aver incontrato una così brava persona in un momento come questo» mormorò Anna con una punta di rammarico.
«Anche a me» replicò lui forzando un sorriso.
Il duello iniziò.
«Adversarium Ferio!» esclamò Alessandro schioccando le dita.
La spinta magica travolse Anna, la quale, una volta rialzata, evocò un arco magico e rispose con velocità. Le frecce magiche vennero deviate dalla lama dello Spirito Eroico di Alessandro.
I due Servant, α Saber e ω Archer, avviarono una battaglia dal ritmo lento caratterizzato da mosse semplici, non decisive, fatte apposta per studiare l’avversario. I due Spiriti Eroici erano, almeno all’inizio di questo duello, alla pari. Gli attacchi sferrati da entrambi le parti erano privi di particolari emozioni, per entrambi i Servant quella battaglia era solo lavoro.
Nel corso del duello, Saber si accorse che la sua abilità — Storico e Condottiero — era inutile contro quell’avversario; ω Archer non veniva da una regione che lei conosceva o in cui lei aveva combattuto quand’era in vita. La ragazza mascherò la sua preoccupazione e cercò di non esporsi troppo in modo da non rendere palese il suo svantaggio.
La tattica fallì.
Archer, parato il colpo di Saber con l’uso del suo arco, contrattaccò senza scoccare alcuna freccia. L’arma dell’uomo era munita di una lama curvilinea e fu questa a ferire Saber al braccio. Si trattava una ferita superficiale, ovviamente, ma nessuna spadaccina si sarebbe mai lasciata colpire da un attacco del genere.
«Interessante...» mormorò Archer.
La battaglia cambiò musica e Saber fu costretta a rimanere sulla difensiva. La ragazza si muoveva costantemente, deviava le frecce e schivava i colpi, ma i suoi movimenti non erano precisi e spesso rischiava di farsi davvero male; ω Archer se ne stava rendendo conto e la sua offensiva si fece più aggressiva.
«Che cosa succede, α Saber? Non riesci a tenere il passo?»
«Non ti preoccupare, è solo un piccolo problema... riuscirò ad ucciderti, ω Archer.»
«Credi davvero di esserne capace? Ti muovi come una pecora con tre zampe, non sei per nulla una minaccia per me.»
«Una ‘pecora con tre zampe’... sei davvero sfacciato, Archer.»
Saber riuscì, come per miracolo, a trovare un’apertura e, rapidamente, fece un balzo verso il nemico. La lama della ragazza ferì Archer, ma solo superficialmente. L’uomo guadagnò una notevole distanza dall’avversaria.
«Un colpo fortunato...» fece lui.
«Forse la mia fortuna può superare la tua abilità con l’arco, Archer. Però ti faccio i complimenti, si capisce che sei un guerriero forte. Mi ricordi i valorosi soldati di Ariovisto... quelli che io ho ucciso, intendo dire.»
«Hai un atteggiamento sprezzante, ma non riuscirai mai a sconfiggermi» esclamò con una voce solenne. «Nelle mie vene scorre il sangue dei più grandi eroi del nord. Non ho paura di alcun nemico e nessun guerriero può vincermi.»
«Non sei un re, vero?» domandò lei alzando un sopracciglio.
«Hai ragione, ma questo non significa niente—»
«Intendevo dire che si capisce che non sei un monarca. Hai lo sguardo di uno che non ha mai assaggiato il vero potere.»
«E che sguardo sarebbe...?»
«Uno onesto.»
«Accetto il complimento...» Archer scoccò immediatamente la freccia.
Saber mosse la spada velocemente e riuscì a fermare l’attacco. «Che bastardo! Beccati questo!» La ragazza appoggiò la mano per terra, dei Circuiti Magici apparvero sul corpo di lei. «Scorpio!»
Un pezzo d’artiglieria dell’Antica Roma si costruì da solo affianco alla ragazza. Un grosso dardo venne sparato in automatico; Archer schivò perfettamente e scoccò due frecce che bloccarono il meccanismo dell’arma. Saber vide l’uomo correrle addosso e si preparò all’attacco.
«Sei mia!» urlò lui.
L’uomo scoccò tre frecce, una dopo l’altra, ma Saber fu in grado di deviarle con l’uso della lama. La ragazza attaccò, pensando di avere l’avversario in pugno; partì una quarta freccia.
La differenza fra Alessandro Serpi e Anna Newton era evidente. La ragazza non era riuscita a ferirlo e stava già ansimando dalla stanchezza, il ragazzo, invece, era nel pieno delle sue forze e non mostrava neanche un segno di cedimento. Le frecce magiche di Anna, per quanto pericolose potessero essere, non erano in grado di perforare lo scudo magico dell’avversario.
«Adversarium Ferio.»
Anna volò a terra per la sesta volta in quella battaglia. La ragazza si rialzò con difficoltà e realizzò di essere ad un passo dalla sconfitta.
«Io non ti ucciderò» disse lui. «Non ti ucciderò perché non sono qui per questo. Io ti sconfiggerò e troverò un modo per uscire da questo posto.»
«Sei un ingenuo... non hai sentito quello che ha detto Vergil? Solo il sangue di un Master può abbassare la barriera magica che ci circonda.»
«E tu ci credi? E a cos’altro credi? Magari speri che ci sia un premio ad attenderci alla fine di tutto questo? Io ti dico che è tutta una fregatura! Vergil sta giocando con noi, vuole costringerci ad ucciderci a vicenda. Se noi lo facciamo... se noi ci comportiamo come delle pedine nella sua fottuta scacchiera, allora metteremo a rischio l’intera umanità. Credimi, so quello che sto dicendo—»
«Scommetto che sia facile per te prendere questa posizione, dopotutto tu sei un magus potente. Parli come se tutti noi fossimo al tuo stesso livello, ma noi non possiamo competere contro Vergil e non possiamo scappare da qui con uno schiocco di dita... siamo stati costretti a combattere e combattiamo. Tu... sei solo un magus privilegiato che si lamenta delle scelte di quelli meno fortunati. Non siamo tutti figli di magi, sai?»
«Se credi che la mia vita sia stata facile, ti sbagli. Tu non mi conosci, non sai niente di me—»
«Non ha importanza, questo non cambia che tu hai il lusso di opporti a Vergil, noi no.»
«Credi che io mi stia divertendo? Credi davvero che per me sia tutto più semplice solo perché sono più forte di te? Sì, possiedo più Circuiti Magici e conosco magie superiori alle tue, ma questo non significa niente!» esclamò Alessandro.
«Significa che non puoi capire quelli come me.» La ragazza scoccò delle frecce magiche.
«Defendere!» La barriera magica salvò Alessandro. «Non ho bisogno di capire ‘quelli come te’ per avere ragione. Tu sai perfettamente che Vergil sta pianificando qualcosa di losco!»
«Non ti rendi conto che non abbiamo altra scelta?» domandò lei turbata. «Guarda in che situazione siamo! Guarda la barriera intorno a noi e domandati se davvero abbiamo la facoltà di decidere! Si capisce che sei troppo potente per comprendere come ci si sente a non avere potere.»
Una freccia trafisse la gamba di lui. Si era trattato di un colpo fortunato e il ragazzo si rimproverò di non essere stato abbastanza attento.
«Vulnera Sano.» La ferita si rigenerò. «Forse hai ragione...» disse a bassa voce con un tono rattristito. «Io non so cosa significa avere pochi Circuiti Magici. Non lo so. Non ne ho idea. Sono un privilegiato, me ne rendo conto. E con ciò? Credi che questo giustifichi quello che stai facendo? Credi che questo giustifichi il combattere per compiacere un sadico?»
«Non sto combattendo per lui!»
«Invece sì!» urlò Alessandro. «Lo stai facendo. Non te ne rendi conto, ma lo stai facendo! Non ti sto chiedendo di combattere Vergil, ma di aiutarmi a porre fine a questa guerra!»
«Porre fine alla guerra...?» Anna rimase in silenzio per un po’, aveva due occhi larghi e stupefatti. Con una voce rammaricata disse: «Porre fine alla guerra, eh? E come? Come vuoi fare? Schioccherai le dita e Vergil scomparirà per sempre? Ti prego! Quanti Master ci sono in questa guerra? Sedici? Se noi quattro ci ribelliamo dovremo affrontarne dodici! Credi di riuscire a convincerli tutti? Credi di poter convincere dodici Master ad aiutarti? Sei un ingenuo...»
«Dì quello che vuoi... io comunque non ti ucciderò.»
«Va bene, vuol dire che lo farò io.»
Alessandro si preparò ad usare una magia, ma in quel momento sentì il suo corpo indebolirsi. Stava perdendo una larga quantità di mana. Si girò e vide Saber con una grave ferita al fianco, sembrava quasi che quella parte del corpo fosse stata mangiata. Il ragazzo impallidì e vide Archer, in piedi, con uno sguardo trionfale.
«Saber!» Alessandro soccorse la Servant immediatamente. «Saber, che cos’è successo?»
Fu ω Archer a rispondere: «L’ho colpita con la mia freccia. La mia abilità è Regicida e mi permette di scoccare frecce particolarmente letali per i sovrani e gli uomini di potere in generale. La tua Servant morirà prima del previsto, a quanto pare.»
Anna Newton, sentendo quelle parole, decise di approfittarne e usò un Sigillo del Comando per potenziare il Servant.
«Uccidi α Saber!» ordinò Anna.
«Agli ordini, Master!» Archer scoccò la freccia.
«Defendere!» La barriera magica si inserì fra i due Servant e bloccò l’attacco. «Sei ancora in tempo per rinunciare, Anna! Non farlo!» urlò lui disperato.
«Mi dispiace, ma non ho intenzione di perdere» asserì lei con freddezza. «Archer fai il tuo lavoro ed elimina quei due.»
Lo Spirito Eroico scoccò due frecce che ruppero la barriera eretta da Alessandro; una delle due colpì la spalla del ragazzo.
«Commilitone!» urlò Saber scioccata.
«Non ti preoccupare...» disse con una voce dolorante. «Sto bene...»
«Devo usare il mio Noble Phantasm—!»
«Ferma!» urlò Alessandro. «Se lo farai metterai a rischio la tua vita. Conserva il mana, Saber... devi aspettare che la ferita si rigeneri del tutto...»
Archer, allora, fece un salto indietro e incoccò una singola freccia. L’uomo, con uno sguardo vittorioso, proferì queste parole con un tono epico:
«La tua Servant non riuscirà mai ad avere salva la vita, ormai il suo destino è segnato. Sarà la tempesta a sancire la fine di questa battaglia!»
L’uomo scoccò una freccia verso il cielo. Si sentì il ruggito di un tuono che fece tremare la terra, poco dopo iniziò a piovere. Lunghe braccia elettriche cadevano dal cielo con forza e aprivano grossi crateri sul terreno. In quella selvaggia tempesta, ω Archer, saltò sopra una saetta e immerse il proprio arco nell’elettricità.
«I re cadranno! I sovrani piangeranno! I grandi monarchi periranno per mano della mia tempesta!»
L’arma era abbracciata dalla corrente elettrica. Archer incoccò una freccia che aveva la forma di un fulmine ed esclamò:
«Hjörungavágr (La Tempesta Eterna della Guerra)!»
L’uomo scoccò la freccia.
'Hjörungavágr' di BikoWolf |
Adoro Archer. Modestamente credo che sia uno dei Servant migliori che io abbia mai pensato. 😍 Comunque sia, se volete leggere la storia completa di Fate/Yggdrasil potete cliccare qui per poter scaricare il PDF gratuitamente.