giovedì 17 marzo 2022

[ITA] Capitolo 21 : Verso la battaglia

«Stai bene, Alessandro?»
La domanda di Cesare colse il ragazzo alla sprovvista. Si erano accampati in un’abitazione a pochi passi da un’arena. La luna stava dominando il cielo notturno e sia Ina che Henry dormivano al piano di sopra. La stanza, illuminata da alcune torce, tratteneva un’aria di tensione e di paura.
«Non riesco a dormire... ecco tutto» rispose lui abbassando il capo. «Mi piacerebbe essere spensierato come te, sai? Tu riesci a sfruttare persino momenti come questo per provarti dei nuovi vestiti.»
«Ti piace?» domandò lei facendo un giro completo.
«Non è male. Dove l’hai trovato?»
«Di sopra. Non è strano che ci siano degli indumenti della mia taglia?»
«Strano, eh? Non è la parola a cui stavo pensando. Ormai so come funzionano certe cose... scommetto che c’è qualcosa sotto.»
«Mi dispiace» disse lei sedendosi vicino a lui. «Mi dispiace che tu sia costretto a combattere un’altra guerra.»
I due, davanti a quel tavolo occupato dai libri che Alessandro si era portato dietro, si scambiarono degli sguardi amareggiati; lei appoggiò la testa sulla spalla di lui.
«Mi dispiace davvero tanto» ripeté la ragazza.
«Non è colpa tua. La colpa è di Vergil. Quel tizio... lui è come Yukiko. Te l’ho detto? Gliel’ho letto negli occhi la prima volta che l’ho visto. Persone come lui sono il male, il vero male.»
«Hai un piano—?»
«Un ‘piano’? Ah! Se avessi un piano non me ne starei qui in attesa di qualcosa.»
«Quindi è per questo che stiamo qui? Per ‘attendere qualcosa’?»
«Aspetto un segno... o un miracolo... qualsiasi cosa che possa far finire questa guerra in un attimo.»
«Stai dicendo sul serio?» domandò con grave perplessità.
«Hai visto in che situazione sono? Hai visto chi devo proteggere? Ho paura, Cesare... ho davvero paura di non riuscire a difendere Ina. Come posso essere uno scudo per lei? Come posso proteggerla in una guerra del genere? Come posso impedire che Vergil la uccida? Non sono così forte da—»
«Sei troppo agitato, Commilitone. Devi calmarti. Se ti comporti così, peggiorerai le cose. In momenti di crisi, devi fermarti e riflettere. Vieni con me.»
La ragazza si alzò e, prendendo Alessandro per il braccio, lo portò fuori dall’abitazione.
«No, aspetta» esclamò lui temendo per la sicurezza di Ina.
«Non ci allontaniamo troppo, non ti preoccupare. Voglio solo farti respirare dell’aria fresca, ti aiuterà a pensare.»
I due iniziarono a passeggiare intorno all’abitazione. Alessandro e Cesare erano circondati solo da un notturno silenzio nel quale erano inabissate migliaia di abitazioni deserte. Alessandro seguiva la ragazza come un discepolo che segue il maestro. Lei fu la prima ad aprire bocca:
«Una delle mie battaglie più dure fu quella combattuta a Munda, in Hispania. Sai contro chi combattei? Uno dei miei migliori legionari: Tito Labieno. Egli fu, per me, un ottimo amico e, a volte, anche un buon amante. Ma il destino ci mise l’una contro l’altro e, in quella fatidica battaglia a Munda, io fui messa alle strette.»
«Com’è accaduto?»
«In primo luogo, lui conosceva il mio modo di condurre una campagna militare e sapeva come adattarsi alle mie strategie. In più aveva un chiaro vantaggio numerico. Io avevo otto legioni e lui ne aveva tredici. Avevo paura, ovviamente.» Fece una breve pausa. «Avevo molta paura dell’esito e, ad essere sinceri, non avevo neanche intenzione di combattere contro il mio miglior amico. Sai... quella volta pensai sinceramente di suicidarmi.»
«Davvero?!» esclamò scioccato.
«Sì, davvero. Noi Romani, in questo senso, siamo molto simili alle genti di Tokugawa.»
«Parli dei giapponesi?»
«Sì, loro» rispose sorridendo. «Molti Romani danno una forte importanza al proprio onore e alla propria dignità. Io non mi sono mai preoccupata dell’onore, per me è stupido essere onorevoli... ma in quel momento lì, contro Labieno, pensai davvero di mettere da parte il mio ego e di suicidarmi. Ma ero solo spaventata... e la paura è passeggera.»
«Quindi alla fine hai combattuto il tuo amico.»
«Sono stata spesso accusata di mancare di virtù... Non fraintendermi, comprendo il fascino di coloro che sono virtuosi, è più facile innamorarsi di Socrate che dello Stato che lo punì. Però, se devo essere sincera, non ho mai compreso la praticità della virtù. Essa è utile solo a chi ha come fine quello di essere ricordato come una brava persona, ma se il tuo scopo è cambiare il mondo...»
«Mi stai dicendo che la virtù è inutile?»
«Non ‘inutile’ ma irrilevante. I virtuosi non cambiano il mondo, solo chi è disposto a fare dei sacrifici può davvero cambiare lo stato delle cose. Le persone di virtù sono poco diverse da delle belle statuine. Sono persone nate per essere ammirate, ma non sono in grado di cambiare il mondo—»
«Stai parlando di me?» domandò subito.
Cesare rimase in silenzio e inarcò le sopracciglia.
«Ho ragione, vero?»
«Sei troppo acuto, Commilitone» rispose con un sorrisetto.
«Che cosa stai insinuando, allora? Che io dovrei smetterla di proteggere Ina? Che io dovrei abbandonarla—?»
«No» rispose grave. «Non ti chiederei mai di fare una cosa del genere, lo sai... però io ti conosco, Commilitone, e so che tu non vuoi uccidere. Nella precedente guerra non hai ucciso neanche un Master... questa volta non potrai permetterti questo lusso—»
«Non sai quello che stai dicendo...»
«Credi che mi piaccia questa situazione? Ovviamente non mi piace metterti all’angolo in questo modo, ma devi comprendere che è il momento di fare dei sacrifici.»
«Io non ucciderò, sono stato chiaro? Non ho intenzione di ammazzare delle persone, io voglio solo andarmene e portare Ina al sicuro... lontana da tutto questo.»
«Per proteggerla dovrai fare delle scelte difficili, lo capisci? Non puoi salvare tutti. Alcune persone devono morire affinché altre possano vivere—»
«Questi sono i ragionamenti di un tiranno!» affermò a voce alta.
«Forse... ma questo non significa che siano sbagliati.»
«Invece lo sono—»
«Lo dici solo perché non hai il coraggio di ammettere che, in questa guerra, sarai costretto a fare  delle scelte difficili. Non prendiamoci in giro, Commilitone, sappiamo entrambi che non si può salvare Ina e allo stesso tempo impedire la morte di tutti i Master. Giocare la parte del virtuoso non ti porterà da nessuna parte, devi essere realista e—»
«Io non sto giocando, Cesare, io sto cercando di fare la cosa giusta!»
«Lo so, lo capisco...» disse rammaricata. «Però, talvolta, le scelte giuste richiedono dei sacrifici. Proteggere Ina è nobile, ma...»
Allora, la ragazza, si accorse che Alessandro aveva gli occhi bagnati. Lo sguardo di lui era triste, sì, ma era anche stanco.
«Mi dispiace, Cesare...» Si asciugò le lacrime. «Lo so, è patetico... ma io sono così stanco di essere costretto a combattere. Voglio vivere la mia vita... voglio essere libero... ma ogni volta che faccio un respiro, c’è sempre qualcuno che vuole strozzarmi. Perché?»
Lei lo abbracciò. «Mi dispiace, Commilitone, so come ti senti, ormai ti conosco...»
Lui si strinse a lei. «Detesto tutto questo...»
«Lo so, ma devi essere forte. Sei riuscito a sopravvivere alla guerra precedente e riuscirai ad uscire vivo anche da questa. Io resterò vicina a te e ti farò trionfare.» Lei gli accarezzò il volto con una dolcezza materna. «Io credo in te, Commilitone.»
«Grazie... ho bisogno di averti al mio fianco fino alla fine.»
«Pensavo che avessi bisogno di Ina» disse con ironia.
«Cesare!» Lui si allontanò arrossendo.
«Ah, avevo ragione!» La ragazza si mise a ridere.
«Hai rovinato l’atmosfera!»
«Ma ho ragione, vero? Tu provi qualcosa per lei, non è così?»
Lui non disse niente, il rossore sulle sue guance scomparve e il suo viso si dipinse di tristezza.
«Tutto bene, Commilitone?»
Alessandro si girò verso di lei e, con un sorriso addolorato, le disse: «Non posso farlo, Cesare, non posso fare del male a Ina... non così.»
Lei corrugò la fronte e chiese spiegazioni con un’espressione perplessa.
«Dobbiamo essere franchi, Cesare, io sono la causa di tutto questo. I problemi mi seguono e chiunque sta vicino a me rischia di farsi male. Non posso farlo. Non posso seguire il mio cuore e mettere in pericolo la vita di Ina.»
«Non è detto che accada—»
«Evita di dirlo, suona come un’offesa» esclamò duramente. «La verità è questa: io provo qualcosa per Ina, sì, ma non può funzionare fra noi due. Lei deve dimenticarsi di me e vivere la sua vita.»
«Sai perfettamente che non lo farà mai, si capisce che quella ragazza è innamorata di te. Lo si capisce da come ti guarda... ha lo sguardo di una che morirebbe per te.»
Alessandro sospirò. «Lo so, ecco perché, quando questa guerra sarà finita, io le cancellerò la memoria.»

La notte era ancora alta quando Vergil si accomodò su un trono, in stile Egiziano, per ammirare il panorama di Adocentyn. Dalla sommità della torre poteva vedere come delle stelle che si muovevano per le strade della città, mentre altre restavano immobili nelle abitazioni. Egli osservava quelle stelle di Adocentyn come fossero delle pedine su una scacchiera.
«Mio lord, ho appena rintracciato l’omuncolo traditore.»
A parlare fu un tizio alto, con una cicatrice sul volto, accompagnato da una donna più bassa di lui.
«Quindi hai trovato la cara e dolce Alisa. È una vera sfortuna che una mia opera d’arte debba essere distrutta.»
«Questa è la giusta punizione per tutti i traditori, mio lord» disse l’uomo facendo un breve inchino.
«Lungi da me negarlo. Non ucciderla subito, non voglio che la sua morte sia inutile quanto la sua vita. Ti voglio nell’ombra, Tao, pronto a dividerla dalla sua amica e ad eliminarla in un altare.»
«Ai suoi ordini, mio lord.» L’uomo se ne andò.
La donna, rimasta da sola con Vergil, non disse una parola per paura di disturbarlo. Lui se ne stava immobile ad ammirare Adocentyn, pareva che non si fosse accorto di non essere da solo. Non appena la donna iniziò ad allontanarsi, la voce di Vergil colpì la sua mente:
«Fuggi da me, Hetna? Non è molto educato.»
«No, stavo solo—»
«Non lo trovi affascinante? Questo panorama è davvero uno spettacolo senza eguali. Adocentyn, la Città del Sole.» Si alzò e con la mano accennò al paesaggio. «Ammira la città di forma circolare costituita dalle sette inespugnabili mura che la dividono in sei gironi. Contempla le quattro porte cardinali e i nove altari delle Pleiadi. Riesci a cogliere la bellezza divina di questa città perfetta? In un tempo lontano dalla memoria, le persone giungevano ai piedi di questa torre, dopo aver percorso il più alto colle della città, solo per poter ricevere l’illuminazione e essere benedetti con la felicità eterna.»
«Perché mi dici queste cose—?»
«Se tu dovessi scegliere fra Adocentyn e Yukiko, chi sceglieresti?»
Quella domanda fu come un fulmine a ciel sereno. La ragazza non fu capace di rispondere immediatamente e andò nel panico.
«Non sai cosa dire, Hetna?»
«Io... ecco...»
«Ti capisco. Dopotutto non sono stato io a darti una nuova esistenza, è stata Yukiko. La vedi come se fosse una madre, non è così?»
«No... t-ti sbagli. Io non provo questo affetto per lei» disse nervosamente.
«Bene. Sono contento di sentirtelo dire. Anche a me manca molto la cara e dolce Yukiko, ma non possiamo perdere la concentrazione, vero?»
«Ho una missione?»
«Sì. Devi eliminare un Master: Raphael Maillard. Uccidilo, non avere pietà di lui.»
«Sarà fatto.»

Con il sorgere del sole, Alessandro, Ina e Henry partirono verso l’arena che si trovava a pochi passi da loro. Nell’aria girava non poca preoccupazione. Ina era quella che tremava di più alla sola idea di combattere contro un Master.
«Qual è il piano?» domandò Henry incuriosito.
«Entrare e combattere» rispose Alessandro immediatamente.
«Non è un piano.»
«Non ne ho di migliori.»
«Non è molto rassicurante...»
«Lo so, ma sono felice che tu ci stia aiutando. Più siamo, meglio è» disse sorridendo.
«Sono qui per uccidere Vergil, non dimenticartelo. Non fraternizzare con me, siamo solo colleghi.»
«Scusa,» esordì Ina timidamente«ma come sei diventato un Cacciatore di Maghi?»
Henry fulminò la ragazza con uno sguardo inviperito. La reazione di Ina fu quella di correre ai ripari dietro ad Alessandro.
«In effetti anche io sono curioso,» disse Alessandro «come si diventa un Cacciatore di Maghi? Sei stato scelto da qualcuno o...?»
«In realtà ero come voi.»
«Un magus?»
«Sì. Studiavo nella Torre dell’Orologio.»
«Oh.» Sul volto di Alessandro si disegnò un profondo rammarico.
«L’avevo lasciata molto tempo prima della sua caduta. Non ho perso nessun amico in quel terribile disastro... diciamo che sono stato più fortunato di altri.»
«Perché lasciasti la Torre dell’Orologio, allora? Problemi con l’istituzione?»
«In un certo senso. Se con ‘istituzione’ intendi dire ‘genitori assassinati a sangue freddo’ allora sì. Avevo dei ‘problemi con l’istituzione’.» Fece una breve pausa. «Sicari. Inviati dal T6, non so se conosci quell’organizzazione. Con molta probabilità furono mandati dalla Torre dell’Orologio per eliminare i miei genitori.»
«Perché?» domandò Alessandro scioccato.
«Perché i miei genitori volevano svelare i segreti della magia al mondo. Così vennero uccisi. Io abbandonai la Torre dell’Orologio e giurai di eliminare quei magi, a partire dall’assassino che aveva ucciso la mia famiglia...»
«Chi?»
«Murakawa Tetsuya.»
Uno dei partecipanti della Guerra del Sacro Graal di Yggdrasil che si tenne a Londra. Alessandro lo conosceva e sapeva che era stato il Master di Lancer.
«Sai che è già morto, vero?»
Henry annuì.
«Sei contento di questo—?»
«No, per niente. Avrei preferito ucciderlo io stesso.»
Finalmente giunse il momento. Alessandro, Ina ed Henry entrarono nell’arena. Nello stesso istante varcarono le soglie Anna Newton e Alisa. I Servant fecero la loro apparsa successivamente. Alessandro, rivolgendosi a Cesare, disse:
«Va bene, cerchiamo di evitare delle inutili morti. Sconfiggiamo i Servant e andiamo avanti.»
Allora comparve, al centro dell’arena, l’immagine di Vergil.
«Figlio di—!»
Alessandro era già sul punto di attaccarlo, ma Vergil lo interruppe subito alzando la mano. Non era lì per combattere, ma per parlare con i partecipanti.
«Signore e signori, prima che questa battaglia abbia inizio vorrei chiarire una cosa che forse, alcuni di voi, non hanno ancora compreso.» Il suo sguardo puntò Alessandro Serpi. Il ragazzo gelò. «Voi non siete qui per combattere e basta. Voi siete qui per raggiungere il più grande dei premi: il Sacro Graal di Yggdrasil. Il risultato di questa battaglia sancirà il vostro destino in questa fantastica guerra. Dovete però sapere una cosa: in questo momento siete chiusi qui dentro a causa di una barriera magica. Non potete abbandonare l’arena. Non esiste magia o Noble Phantasm che potrà salvarvi. Quindi evitate di fare brutte figure.» Con lo sguardo ancora fisso su Alessandro disse, mostrando un ghigno demoniaco: «Tuttavia c’è un modo per uscire da qui.»

'Dialogo notturno' di BikoWolf

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