Alda Richter camminava per le strade della città guardandosi attorno; il suo sguardo, come quello di un falco, non si lasciava sfuggire niente. Alle spalle della ragazza c’era un uomo alto, biondo, con gli occhi nocciola e i capelli corti. Egli era visibilmente annoiato e sospirava saltuariamente, ma Alda lo ignorava. I due si fermarono per riposare le gambe e l’uomo asserì, dopo essersi seduto per terra:
“Non voglio criticarti, Alda, ma non mi piace questo nostro vagare senza una meta precisa. Dobbiamo combattere una guerra, no? Quindi perché non cerchiamo degli avversari da affrontare?”
“Non lamentarti, Valfredo, sei grande e grosso, non credo che una passeggiata sia così problematica per uno come te.” Fece una breve pausa. “E non abbiamo tempo per impegnarci in battaglie contro degli avversari trascurabili.”
“Solo una domanda: che cosa stiamo facendo? Se non cerchiamo gli altri Master-”
“Cerco Wolff. Scommetto che quel codardo si è nascosto da qualche parte.”
“Sei sicura che la tua ossessione per lui non sia d’intralcio alla nostra missione?”
“Taci” rispose lei guardandolo con quei suoi occhi gelidi. “E poi anche tu lo odi, no? Sto facendo un favore ad entrambi.”
Valfredo non disse niente ma sul suo volto si tinse un’espressione di rammarico. Alda notò immediatamente la tristezza dell’uomo e, con un modo di fare brusco, lo criticò:
“Smettila di fare così, mi dai fastidio. Stiamo dando la caccia ad un traditore-”
“Una volta era mio amico …” disse a bassa voce.
“Ora non lo è più, Valfredo. Fattene una ragione.”
“Lo so, non ho bisogno che tu me lo ricordi” esclamò con più forza. “Ma non chiedermi di essere come te. Per te è normale sopprimere le emozioni-”
“Non presumere di potermi parlare come se fossimo alla pari solo perché sei figlio di mio padre.”
Queste parole uscirono fuori con più rabbia.
“Non trattarmi come se fossi inferiore a te” esclamò Valfredo, poi aggiunse: “Ma davvero i Rote Mäntel approvano questa tua ‘caccia’?”
“Perché ti interessa saperlo? Non farebbe differenza. In questa guerra sono la tua unica alleata, senza di me tu saresti costretto a combattere da solo contro gli altri Master.”
“Voglio saperlo perché so che tu saresti capace di mandare al diavolo la nostra missione-”
“Vedo che il germe di Sigwald Stein è ancora nella tua testa, Valfredo” commentò aspramente. “Se mia zia Stina non ti avesse convinto ad abbandonare quel matto traditore, tu avresti avuto tanti problemi con l’intera organizzazione. Quindi, se non erro, tu sei in debito con la mia famiglia … e quindi con me.”
“Dove vuoi andare a parare?”
“Tu non farai domande, Valfredo” rispose freddamente. “Tu non chiederai e non protesterai le mie scelte. Sono io che comando, tu sarai un bravo cagnolino e mi seguirai. Spero di essere stata chiara, Valfredo.”
Lui non disse niente. Dentro il suo cuore esplose una fiammeggiante rabbia, ma dovette trattenere tutto dentro di sé; non aveva intenzione di morire nella Guerra del Sacro Graal. Sapeva che stare con Alda era strategicamente più vantaggioso per lui, però allo stesso tempo avrebbe voluto rispondere a quella donna.
In quel momento un lampo rosso illuminò il cielo per pochissimo tempo; Alda e Valfredo dovettero chiudere gli occhi a causa dell’intensità di quella potente luce. Quando riaprirono gli occhi si guardarono attorno e non notarono nulla di insolito.
“Cos’è successo?” domandò l’uomo inquieto.
“Lassù” disse Alda indicando una forma romboidale rossa che si elevava sopra la punta dell’obelisco al centro di Adocentyn.
“Cos’è quella roba? Sta davvero fluttuando o è solo la mia immaginazione?” chiese Valfredo.
“Fluttua. È un oggetto magico, sicuramente, ma non so dirti altro … non da qui. Quella luce non sembra aver fatto nulla di strano. Tu cosa ne dici, α Assassin?”
Alle spalle di Alda apparve una donna il cui aspetto poteva ricordare quello di Cesare, tuttavia i suoi capelli erano biondi ed i suoi occhi erano viola; indossava abiti molto eleganti e quando venne interrogata dalla Master, rispose immediatamente:
“Non ho mai visto nulla del genere. Però, se devo essere sincera, non mi sembra come la magia di un magus. Sembra qualcosa di più … antico.”
“L’hai notato anche tu dunque. Non è la stessa magia usata dai maghi, è qualcosa di più complesso. Ad occhio e croce potrebbe essere qualcosa che viene da un tempo molto lontano, forse dall’Età degli Dei, ma non ne sono sicura. Sicuramente è opera di Vergil.”
“Francamente non mi sembra nulla di che” commentò Valfredo. “Insomma, se fosse stato pericoloso …”
“Non sei un magus esperto come me, Valfredo, non mi sorprendo della tua incompetenza. Ma io posso percepirla chiaramente quell’energia … quell’oggetto è anomalo. Potrebbe essere qualcosa che proviene da Adocentyn, oppure potrebbe essere un Noble Phantasm molto potente. Di qualsiasi cosa si tratti consiglio di fare attenzione.”
“Hai ancora bisogno di me, Master?” domandò la Servant.
“No, α Assassin, puoi andare.”
La Servant scomparve. Alda e Valfredo si rimisero in marcia.
“Sei sicura che la tua ossessione per lui non sia d’intralcio alla nostra missione?”
“Taci” rispose lei guardandolo con quei suoi occhi gelidi. “E poi anche tu lo odi, no? Sto facendo un favore ad entrambi.”
Valfredo non disse niente ma sul suo volto si tinse un’espressione di rammarico. Alda notò immediatamente la tristezza dell’uomo e, con un modo di fare brusco, lo criticò:
“Smettila di fare così, mi dai fastidio. Stiamo dando la caccia ad un traditore-”
“Una volta era mio amico …” disse a bassa voce.
“Ora non lo è più, Valfredo. Fattene una ragione.”
“Lo so, non ho bisogno che tu me lo ricordi” esclamò con più forza. “Ma non chiedermi di essere come te. Per te è normale sopprimere le emozioni-”
“Non presumere di potermi parlare come se fossimo alla pari solo perché sei figlio di mio padre.”
Queste parole uscirono fuori con più rabbia.
“Non trattarmi come se fossi inferiore a te” esclamò Valfredo, poi aggiunse: “Ma davvero i Rote Mäntel approvano questa tua ‘caccia’?”
“Perché ti interessa saperlo? Non farebbe differenza. In questa guerra sono la tua unica alleata, senza di me tu saresti costretto a combattere da solo contro gli altri Master.”
“Voglio saperlo perché so che tu saresti capace di mandare al diavolo la nostra missione-”
“Vedo che il germe di Sigwald Stein è ancora nella tua testa, Valfredo” commentò aspramente. “Se mia zia Stina non ti avesse convinto ad abbandonare quel matto traditore, tu avresti avuto tanti problemi con l’intera organizzazione. Quindi, se non erro, tu sei in debito con la mia famiglia … e quindi con me.”
“Dove vuoi andare a parare?”
“Tu non farai domande, Valfredo” rispose freddamente. “Tu non chiederai e non protesterai le mie scelte. Sono io che comando, tu sarai un bravo cagnolino e mi seguirai. Spero di essere stata chiara, Valfredo.”
Lui non disse niente. Dentro il suo cuore esplose una fiammeggiante rabbia, ma dovette trattenere tutto dentro di sé; non aveva intenzione di morire nella Guerra del Sacro Graal. Sapeva che stare con Alda era strategicamente più vantaggioso per lui, però allo stesso tempo avrebbe voluto rispondere a quella donna.
In quel momento un lampo rosso illuminò il cielo per pochissimo tempo; Alda e Valfredo dovettero chiudere gli occhi a causa dell’intensità di quella potente luce. Quando riaprirono gli occhi si guardarono attorno e non notarono nulla di insolito.
“Cos’è successo?” domandò l’uomo inquieto.
“Lassù” disse Alda indicando una forma romboidale rossa che si elevava sopra la punta dell’obelisco al centro di Adocentyn.
“Cos’è quella roba? Sta davvero fluttuando o è solo la mia immaginazione?” chiese Valfredo.
“Fluttua. È un oggetto magico, sicuramente, ma non so dirti altro … non da qui. Quella luce non sembra aver fatto nulla di strano. Tu cosa ne dici, α Assassin?”
Alle spalle di Alda apparve una donna il cui aspetto poteva ricordare quello di Cesare, tuttavia i suoi capelli erano biondi ed i suoi occhi erano viola; indossava abiti molto eleganti e quando venne interrogata dalla Master, rispose immediatamente:
“Non ho mai visto nulla del genere. Però, se devo essere sincera, non mi sembra come la magia di un magus. Sembra qualcosa di più … antico.”
“L’hai notato anche tu dunque. Non è la stessa magia usata dai maghi, è qualcosa di più complesso. Ad occhio e croce potrebbe essere qualcosa che viene da un tempo molto lontano, forse dall’Età degli Dei, ma non ne sono sicura. Sicuramente è opera di Vergil.”
“Francamente non mi sembra nulla di che” commentò Valfredo. “Insomma, se fosse stato pericoloso …”
“Non sei un magus esperto come me, Valfredo, non mi sorprendo della tua incompetenza. Ma io posso percepirla chiaramente quell’energia … quell’oggetto è anomalo. Potrebbe essere qualcosa che proviene da Adocentyn, oppure potrebbe essere un Noble Phantasm molto potente. Di qualsiasi cosa si tratti consiglio di fare attenzione.”
“Hai ancora bisogno di me, Master?” domandò la Servant.
“No, α Assassin, puoi andare.”
La Servant scomparve. Alda e Valfredo si rimisero in marcia.
Alda & Valfredo di BikoWolf |