«Dove ti porterà tutto ciò?»
Quella domanda uscì fuori dalla bocca di un uomo ferito, un magus che a malapena riusciva a reggersi in piedi. In testa stava pensando ad un modo per riuscire a scappare dalla sua residenza sano e salvo, ma nel cuore sperava ancora di poter convincere quel demone che aveva di fronte a non perseguire i suoi malefici piani. Non lo stava facendo per pietà, ma per adempiere fino alla fine al suo dovere di membro dell’Ordine di Tot. Se non poteva affrontare quel demone con la violenza, poteva almeno sperare di persuaderla a desistere.
«Alla morte... te lo dico io...» Si appoggiò ad un muro della sua immensa sala da pranzo. «Tutto quello che stai facendo... non porterà bene...»
Yukiko Kumahira se ne stava seduta a tavola, davanti alla larga finestra che dava sul panorama urbano del Cairo, e mangiava, comodamente, della deliziosa e morbida carne al sangue condita con delle spezie di ottima qualità. Ai piedi della sedia c’erano i cadaveri delle guardie del corpo che avrebbero dovuto difendere quel magus che ora, con difficoltà, cercava di sopravvivere.
«Pensi davvero che riuscirai a vincere... questa guerra...?» disse tossendo.
«Mm-mm.» Mandò giù il succulento boccone di carne. «Hesham Sharaf. Sei sempre stato un uomo particolarmente intelligente, ho ragione? Come puoi dubitare delle mie capacità, dopo tutto quello che ho fatto? Ho distrutto la Torre dell’Orologio e la Congrega, questo significa che le due organizzazioni magi più importanti d’Europa sono state completamente spazzate via. Questo significa che tu, mio caro Sharaf, dovresti avere una certa fiducia nella mia capacità di poter vincere la guerra.»
«Quindi hai davvero intenzione di perseguire questo tuo folle piano...?»
«Voialtri usate sempre parole così cariche di emozione e di dramma, però non vi rendete neanche conto del loro reale significato. Cosa c’è di 'folle' nel mio piano? È per caso 'folle' desiderare il Vuoto? No, io non credo proprio. Io credo che la vera follia sia quella esibita da persone come te. Ti sei visto allo specchio, Sharaf? Sei in punto di morte eppure sei determinato a non volermi dire come avere accesso ad Adocentyn. Perché sprecare fiato per farmi una sottospecie di predica? Non sarebbe molto più conveniente rendere i tuoi ultimi attimi di vita utili a qualcosa?»
«Non ti darò mai ciò che cerchi...! Folle ragazzina, non riuscirai mai a—!»
«Yahya, Bassem, Ahmed, Youssef... Sono tutti morti, Sharaf. Tu sai perché, non è così? Sai che è colpa della loro stupidità. Avrebbero potuto arrendersi e darmi ciò che chiedo, tuttavia hanno preferito resistere fino alla fine e io li ho mandati al creatore. Tu sarai il prossimo. Quindi, invece di sprecare il tuo tempo a darmi della 'folle', faresti meglio a dirmi ciò che sai.»
«Non riuscirai mai a raggiungere Adocentyn... questo è ciò che so...» disse ansimando.
Yukiko si voltò per vedere meglio quel povero uomo mentre cercava, insistentemente, di aggrapparsi alla vita. Stringeva i denti, respirava lentamente, chiudeva gli occhi per qualche secondo e li riapriva per volgerli verso l’alto; la ragazza godeva alla vista di quella fragile vita che, poco alla volta, scivolava nell’oscurità della morte.
«Se ci tieni così tanto alla tua vita, dimmi quello che sai. Io voglio avere accesso ad Adocentyn e tu mi aiuterai, altrimenti morirai come gli altri. So perfettamente che voi state cercando un modo per raggiungere Adocentyn e scommetto quello che vuoi che avete trovato la soluzione.»
«No, è solo un prototipo...» mormorò debolmente.
«Ecco! Finalmente un po’ di sincerità! Avanti, dunque! Dimmi tutto!» esclamò con gioia.
«Come ho detto... è solo un prototipo... non credo che possa funzionare...»
«Lo avete mai provato?»
«No, ma... ma...» Stava perdendo la lucidità, si sentiva stanco e pesante.
«Vuoi vivere, Sharaf? Allora combatti fino all’ultimo.»
«Io posso solo dirti che... i calcoli sono giusti ad un livello puramente teorico, ma nessuno di noi ha mai messo in pratica quella magia... si tratta di un qualcosa che è molto rischioso.»
«Che cos’è esattamente?»
«Un teletrasporto... sfrutta alcuni principi dell’alchimia, poi i cristalli magici, la geometria arcana, la matematica... ma è solo un prototipo. Potrebbe ucciderti...»
«Potrebbe anche non farlo, giusto?»
«Vuoi davvero rischiare così tanto solo per raggiungere Adocentyn...?»
«Tu non hai idea di quanto sia disposta a sacrificare pur di raggiungere il mio obbiettivo. Tu sai dove è situato il teletrasporto, vero?»
Lui annuì.
«Bene. Portami là e ricorda questo: nessuno, oltre me, dovrà usarlo. Fai quello che ti ho detto e vivrai, ma se io dovessi scoprire che hai mandato altri magi su Adocentyn ti verrò a cercare e ti strozzerò con il tuo stesso intestino. Sono stata chiara?»
Lui annuì una seconda volta.
«Eccellente. Allora direi che è arrivato il momento di mettere alla prova questo prototipo.»
La luna stava illuminando un corpo in croce.
Il corpo dello Spirito Eroico di Raphael era appeso ad una croce di ferro — il temibile Noble Phantasm di α Berserker — eppure c’era, nell’aria, la sensazione che la battaglia non fosse ancora giunta al termine.
Benjamin Palmer era ancora ferito al braccio e, anche se aveva smesso di sanguinare, gli faceva ancora molto male; aveva la sensazione di avere ancora i denti di un mastino impiantati nella carne. Saber si era appena ripresa, non era stanca e si era già messa in testa di affrontare Berserker. Quando il giovane Master notò che la Servant si stava avvicinando verso la donna armata di spada e scudo, la fermò e le disse a bassa voce:
«Non è necessario, cerchiamo di concentrarci sul Servant di quello stronzo.»
«Parli di Lancer? Non ti devi preoccupare di lui, Master, ormai è finito. Non è più una minaccia. Ora l’unico nemico rimasto è α Berserker.»
Il ragazzo rimase leggermente deluso dall’atteggiamento di Saber. Si sarebbe aspettato, come minimo, un ringraziamento. Egli aveva cercato di proteggerla eppure sembrava quasi che a lei non importasse niente.
Dall’altra parte c’era Hetna, la quale provava una certa soddisfazione nell’aver sconfitto il Servant del suo avversario... anche se non riusciva a comprendere come mai quel Lancer non fosse ancora scomparso. Quel piccolo dubbio era schiacciato costantemente dalla certezza che nessuno potesse scappare dalla croce di Galba.
Raphael era calmo. Il suo Servant, il suo fedele ω Lancer, era stato appena crocefisso eppure, per qualche ragione, dava l’impressione di avere la situazione sotto controllo.
«Questa è una perdita di tempo.»
Le parole presuntuose di Raphael colpirono Hetna e la lasciarono sbalordita. Era palese che ω Lancer fosse sul punto di morire, ma quell’arrogante Master francese non era preoccupato e, al contrario, continuava a comportarsi come se avesse la vittoria in pugno. Lo stesso stupore colpì anche Benjamin, il quale stava già pensando di ordinare alla sua Servant di dare il colpo di grazia a Lancer.
«Oggi le ho viste proprio tutte: una bestia, un moccioso che aiuta suddetta bestia, la peggiore Saber mai esistita, e anche la Berserker più banale che sia mai stata evocata. Questa dovrebbe la Guerra del Sacro Graal? No, questo è un circo e voi tutti siete dei pagliacci.»
L’arroganza di quell’uomo era davvero fastidiosa sia per Benjamin che per Hetna. Il suo sguardo annoiato, il suo modo di parlare presuntuoso, il suo atteggiamento da intellettuale borghese, persino la sua faccia, erano irritanti come minimo. Raphael non aveva alcun rispetto per i suoi nemici, non aveva alcun rispetto per gli Spiriti Eroici che lo affrontavano, e, soprattutto, non aveva un minimo di rispetto per l’intero duello.
«E questa situazione è un’esemplificazione della stupidità di questa intera battaglia. Non capisco come possa un Augusti filius cadere così in basso da lasciarsi mettere in croce da un piccolo imperatore. Reagisci, Lancer. Usa il tuo Noble Phantasm e mostra la tua vera forza a quell’imperatore da quattro soldi.»
Hetna, scioccata, esclamò: «Stai facendo sul serio?! Credi davvero che il tuo Servant possa combattere in una situazione come quella? Ormai è finita! Hai perso!»
«Qui è dove ti sbagli, donna. Nonostante Galba Cesare Augusto possa sembrare un Servant temibile, è comunque un imperatore che regnò appena sei mesi. Che cosa sono sei mesi di regno se paragonati ai diciannove anni dell’uomo che è appena stato crocefisso? Al tuo servizio hai un misero imperatore romano che fu famoso solo per la sua crudeltà e per il suo pessimo governo! Persino nullità come Caligola o Eliogabalo si sono dimostrati superiori al tuo Spirito Eroico! Ricorda questa lezione: la prossima volta che decidi di evocare un imperatore romano, assicurati che sia almeno uno di quelli potenti!»
Hetna rimase sconcertata dalle parole del suo avversario, eppure, guardando Lancer, era chiaro che quello Spirito Eroico non aveva alcuna possibilità di fuga.
«Credi davvero che l’uomo che adesso è in croce sia un Servant al massimo delle sue energie? Ebbene no. Fino ad adesso non avete fatto altro che affrontare uno Spirito Eroico che si stava trattenendo. Ma adesso è il momento di mostrarvi con chi avete a che fare! Ora è il momento di lasciare l’arena all’Imperatore Stoico!»
Allora Hetna capì.
«Direi che è il momento di porre fine ai giochi. Sai che cosa fare, ω Lancer: uccidili tutti. Uccidi coloro che stanno minacciando te e la tua patria! Elimina i tuoi nemici senza alcuna pietà!»
Lancer aprì gli occhi. La sofferenza scomparve poco alla volta dal suo volto, come se qualcosa la stesse lavando via. L’aria intorno a lui venne avvolta da un manto di energia dorata; persino l’arma di Lancer iniziò ad illuminarsi.
«Io faccio il mio dovere,» disse il Servant con una voce fredda, «senza lasciarmi distrarre da tutto il resto.» Egli alzò la testa. «In quella vita in cui il tuo corpo non si arrende è vergognoso che sia l’anima ad arrendersi per prima.»
Berserker vide Lancer muoversi e, senza esitare, lo attaccò con la spada. L’uomo fermò il braccio dell’avversaria e con l’altra mano impugnò la propria lancia, la quale emise un suono che ricordava il nitrito di un destriero.
«Come fai a persistere?!» La donna era scioccata. «Nessuno è così tenace! Nessun traditore è così tenace!»
«Tu chiami me 'traditore', ma non hai idea di chi sia io. Tu hai osato crocifiggere un cittadino romano, già lo facesti in passato, Galba. Io lo so. Per questo tuo atto disumano non meriti la mia compassione, neanche un briciolo della mia pietà.»
«Traditore! Eversivo! Ribelle! Muori!» Berserker cercò di liberarsi, ma senza alcun successo.
«Non puoi sfuggirmi. Il tuo destino è stato sancito dai divini di Roma. Io, Marco Aurelio Antonino Augusto, farò calare su di te il loro giudizio finale.»
Il corpo di Lancer venne avvolto da una specie di energia dorata che spezzò le catene che lo tenevano imprigionato. La croce di ferro venne polverizzata e, non appena ω Lancer toccò terra con i piedi, colpì α Berserker con una tale forza che lei fece un volo di almeno quattro metri.
«Non puoi affrontare il mio Noble Phantasm: Tà Eis Heautón (Le Parole dell’Imperatore Rivolte a Sé Stesso).»
Hetna, vedendo il vero potere di ω Lancer, era incredula. «Non scherziamo...» mormorò. «Quel Noble Phantasm ha palesemente le stesse caratteristiche di un Anti-Tesoro... eppure c’è qualcosa di anomalo in esso.»
«Ancora non riesci a comprenderlo, vero? Non posso sorprendermi» commentò Raphael con una punta di soddisfazione. «Solo un uomo saggio e potente come Marco Aurelio può possedere un Noble Phantasm di questo tipo. Le persone lo considerano solo un filosofo, ma si dimenticano che egli passò diciannove anni della sua vita a combattere contro invasori di ogni tipo, e non solo: pestilenze, crisi economica, alta mortalità, instabilità politica... Egli affrontò tutto questo ed è riuscito a proteggere l’Impero. Il suo animo filosofico, combinato alla sua disumana forza di volontà, ha concepito il Noble Phantasm che ora stai vedendo! Esso nullifica qualsiasi altro Noble Phantasm nemico e, come se non bastasse, aumenta tutti i parametri del Servant portandoli al loro massimo possibile!»
«Cosa?! No!» esclamò spaventata. «Questo significa che...»
«Esattamente! Finalmente hai capito cosa sta succedendo! In questo esatto momento, Lancer ha dei parametri che nessuno Spirito Eroico può pareggiare!»
Marco Aurelio e Galba. I due imperatori erano faccia a faccia.
La donna attaccò l’avversario con ferocia, era chiaro che non avesse intenzione di lasciarsi sconfiggere con facilità. I suoi attacchi non avevano un minimo di tecnica, erano selvaggi, furiosi come quelli di una bestia irrazionale. L’uomo era capace di pararli uno dopo l’altro senza il minimo sforzo. Era calmo... Era privo, in realtà, di qualsiasi emozione. La sua mente aveva raggiunto uno stato di purezza assoluta e non c’era niente che potesse destabilizzarla. Berserker, sicuramente, non aveva gli strumenti per riuscire a mettere all’angolo un avversario del genere, eppure ci provava costantemente. Colpiva, colpiva, colpiva con più violenza, ma non riusciva mai a ferire Lancer. Era come se quel Servant fosse diventato invincibile come il leggendario Achille.
«Il tuo Spirito Eroico è troppo debole» commentò Raphael rivolgendosi ad Hetna. «Osserva le movenze perfette del mio Lancer, la sua calma d’acciaio e la sua tecnica impeccabile. La sua mente, in questo momento, ha raggiunto uno stato superiore. Marco Aurelio è di fatto l’unico imperatore romano ad avere un Noble Phantasm che lo rende saggio e illuminato come un bodhisattva. Come può Galba affrontare un simile uomo? Non può, ecco la risposta.»
Raphael alzò lo sguardo e vide α Berserker volare a terra per quella che poteva essere la sesta volta. L’uomo era certo di avere la vittoria in pugno. Niente poteva fermare il suo Lancer.
Benjamin Palmer e Saber erano entrambi senza parole. Lui non aveva intenzione di mandare la sua Servant contro l’Imperatore Stoico e lei, dall’altra parte, stava iniziando ad avere paura di essersi scelta un avversario al di fuori della sua portata. Non aveva mai visto un romano combattere in quel modo lì, neppure la sua nemesi era così potente.
Lancer parò l’ennesimo attacco di Berserker e, con una velocità disumana, la ferì al braccio e poi la colpì allo stomaco con un calcio; tuttavia la donna non demordeva, era tenace come un lupo affamato.
Qualcosa, all’interno dello scudo di Berserker, si mosse e si sentì il rumore di un meccanismo. La donna sorrise e, alzando, lo scudo spruzzò una sostanza resinosa che si appiccicò al corpo dell’avversario. L’uomo, sentendo il forte profumo, realizzò che si trattava di galbano. Lei abbassò lo scudo e la gemma al centro di questo si illuminò di rosso, dunque soffiò una ventilata di fuoco contro ω Lancer.
«Brucia, bastardo» esclamò α Berserker. «Brucia nelle fiamme della giustizia suprema!»
Il galbano, a contatto con il fuoco, bruciò.
Persino Hetna rimase sorpresa dalla ottima strategia della sua Servant, ma il Noble Phantasm di ω Lancer riuscì a contrastare persino quelle fiamme. Il corpo non venne macchiato neanche da una ferita. Quando Hetna realizzò la gravità della situazione capì che c’era un solo modo per eliminare Marco Aurelio: uccidere il Master.
Raphael stava ancora contemplando la battaglia del suo Servant quando, senza nessun preavviso, una lama mistica gli trafisse la gamba. L’uomo emise un verso di sofferenza e, quando si accorse che Hetna si stava avvicinando, decise di scappare per nascondersi ed evocò uno stormo di corvi per rallentare la nemica.
Lancer, intanto, continuava a dominare il campo di battaglia. Berserker si stava stancando, i suoi colpi si facevano più lenti e meno forti; questo significava che ormai non poteva più combattere. Il forte Imperatore Stoico sapeva che la sua avversaria era rassegnata.
Benjamin non conosceva Hetna. Era conscio di essere, di fatto, un suo nemico, eppure non poteva accettare di lasciar morire la sua Servant. Galba, anche se in quel momento era completamente fuori di testa, aveva comunque salvato la sua vita e lui si sentiva in obbligo di ricambiare il favore. Guardò ω Saber e lei capì subito cosa fare. Gli sorrise, fiera che lui avesse preso quella decisione, e partì all’attacco.
Lancer non ebbe il tempo di uccidere Galba. La lama di Saber bloccò la lancia.
«Voi Romani siete davvero degli sciocchi! Voi sottovalutate sempre i vostri nemici, li vedete come dei deboli incapaci di reagire! Ed è per questa ragione che persone come me riescono a sconfiggervi!»
Saber non era veloce quanto il suo avversario, ma era più tenace di Berserker e riuscì a tenere un discreto controllo della battaglia. I colpi di lui riuscirono, tuttavia, a metterla in difficoltà quando egli, ovviamente, capì la strategia di lei. Lancer, dunque, ottenuto un lieve vantaggio, sferrò un attacco abbastanza potente da capovolgere Saber e farla volare contro una parete dell’arena. Lei, però, si rialzò.
«Ci vuole ben altro per sconfiggermi, ω Lancer! Io ho la battaglia nel sangue!»
«Più abile nella lotta, non però più incline al bene comune, né più disciplinata verso gli avvenimenti. Questa è la verità, Saber» commentò lui con un distacco disumano.
«Non credere di potermi parlare come se mi conoscessi!»
«Io ti conosco. So chi sei. Vercingetorige, il tuo nome è entrato nella storia solo grazie al Fondatore. Le sue azioni hanno reso te immortale. Questa è la verità. Tu, senza di lei, sei niente. Il tuo odio nei confronti dei Romani è malriposto perché siamo stati proprio noi, arroganti o meno, a fare di te ciò che sei. Chi saresti stata senza di noi? Solo l’ennesima aristocratica gallica dimenticata dalla storia.»
Lei non rispose, ma era chiaro che ora la battaglia era appena diventata una faccenda personale. Saber ricominciò con la sua offensiva, senza dividersi dalle sue tattiche, tuttavia questa scelta si rivelò pessima. Lancer, infatti, aveva imparato a memoria le mosse dell’avversaria e fu in grado di parare ogni singolo attacco con un tempismo perfetto. Quando l’uomo incominciò ad attaccare, l’avversaria non poté far altro che indietreggiare il più possibile. Lancer era sempre più veloce, sempre più preciso, e sempre più forte. Non sembrava neanche più un comune Spirito Eroico bensì qualcosa di superiore, qualcosa di divino. Saber, alla fine, venne messa al tappeto una seconda volta e si rialzò una seconda volta, pronta a riprendere l’offensiva. Lancer non fece niente. Attese l’attacco dell’avversaria e, quando la vide correre verso di lui, schivò subito la lama e contrattaccò come un fulmine.
Benjamin vide Saber cadere a terra per la terza volta, tuttavia questa volta era diverso... questa volta era stata ferita alla pancia.
«Saber!» esclamò lui avvicinandosi a lei. «Sei ferita! Devo...!»
Non sapeva cosa fare. Non sapeva come aiutare quell’orgogliosa guerriera ribelle. Non voleva lasciarla morire, non voleva abbandonarla al suo destino, e così agì di istinto e cercò di tamponare la ferita. In quell’istante, proprio quando le mani di lui toccarono la ferita di lei, accadde qualcosa di inspiegabile: i Circuiti Magici comparvero sul corpo di Benjamin. Emanavano una luce dorata, una luce che si diffuse attorno a lui, una luce che abbracciò anche lei e che sollevò una specie di barriera; un vero e proprio scudo magico. La ferita di Saber guarì in un istante e lo stesso accadde a quella di Benjamin.
«Che cos’è questo...?» domandò lui confuso. «Cos’è questo calore...? Questa è... la mia magia?»
«Sì, Master. Ce l’hai fatta» commentò lei sorridendo. «Sei sbocciato.»
Lancer colpì quello scudo, ma un’onda d’urto lo respinse. Niente poteva penetrare quella luce, nessuna lama poteva spezzare quella barriera magica. Benjamin non poteva credere ai suoi occhi. Quello che stava accadendo era merito suo, era la sua magia... era il suo potere. Avrebbe tanto voluto, in quel momento, che suo nonno fosse lì per vederlo.
Saber si rialzò con l’aiuto del proprio Master.
«Sei sicura?» domandò lui, ancora preoccupato per lei.
«Abbi fede in me, Master, riuscirò a sconfiggerlo. Non importa quanto sia forte, io riuscirò a vincere. Te lo prometto.»
Lui sorrise. «Credo in te, Saber — no, Vercingetorige.»
Lei sorrise e avanzò verso il suo nemico.
Quando Lancer vide la luce scomparire, partì subito all’attacco. Le due armi si scontrarono diverse volte prima che una delle due potesse toccare la pelle e fu quella di Saber a ferire Lancer. Forse fu un caso, forse una fortuna, oppure una dimostrazione di abilità, sta di fatto che ω Lancer non si piegò e continuò ad attaccare. Saber non aveva ottenuto un forte vantaggio sull’avversario, ma stava combattendo con tenacia, con un’energia selvaggia che divampava come un fuoco fuori controllo. Era furia incarnata. Ormai sembrava che niente potesse impedire ad ω Saber di continuare a lottare.
Lancer continuava a rimanere calmo, freddo, completamente distaccato da quella battaglia. I suoi occhi erano vuoti, privi di una qualsiasi emozione, e continuava a combattere. Tuttavia la persistenza era accompagnata da una forte ignoranza di ciò che stava accadendo lontano da quel duello; Lancer non aveva idea che il suo Master stesse combattendo per sopravvivere. Era una situazione quasi paradossale: Raphael aveva ordinato al suo Spirito Eroico di usare un Noble Phantasm che aveva reso il suddetto una specie di macchina assassina concentrata solo sulla vittoria. Ma il povero Raphael stava per cadere vittima della sua stessa strategia e solo il fato avrebbe deciso cosa gli sarebbe accaduto.
Lancer non cadde. Nonostante gli sforzi di Saber, Lancer non cadde. Era ancora in piedi. Non era affaticato, non era disposto ad arrendersi, non sentiva la pressione della battaglia... Era vuoto. Completamente vuoto.
«Sei ostinato, eh?» disse ω Saber. «Sei probabilmente il romano più forte che abbia mai incontrato. Dubito fortemente che ne esistano altri come te.»
«Tu continui a paragonarmi ad una persona che io considero schiava della politica, della guerra, e dell’ambizione. Alessandro il Grande, Giulio Cesare e Gneo Pompeo che cosa sono di fronte a Diogene ed Eraclito e Socrate? Questi ultimi videro la realtà delle cose, mai furono schiavi del mondo. La filosofia è più forte dell’ambizione. Una mente poetica è più forte di una mente politica. Questa è la verità e se tu fallisci nel comprenderla, e continui a giudicarmi come un loro pari, è perché vedi solo il fetore e il sangue corrotto nel sacco che è il mio corpo. Se hai la vista acuta, dovresti saperla usare e andare oltre la realtà materiale. Io sono romano, ma non sono gli altri Romani.»
«Credi davvero di essere così diverso da loro? Non so sei un ingenuo o un folle, ω Lancer. Non puoi allontanarti dalle tue radici, non puoi scappare dalla tua cultura. Tu sei un romano, pensi come un romano e morirai come un romano. Smettila di fingere di essere diverso dai tuoi compatrioti, rischi di risultare patetico.»
«Tutto è trasformazione, Saber. Tu stessa sei soggetta a un processo continuo di alterazione e anche di distruzione. Questa è la legge del cosmo... e anche di Roma. Non tutti i Romani sono destinati ad essere uguali ad altri Romani, ma la tua incapacità di comprenderlo non è per niente strana. Infatti, ora che ci penso, è quasi logico che tu non sia in grado di distinguere me da un romano qualsiasi, dopotutto neanche tu sei capace di tracciare una linea fra te e Giulio Cesare; in molti versi sei come lei.»
«Insulti il mio onore!» La spada di Saber venne avvolta da una luce azzurra. «Pagherai per questa offesa, ω Lancer! Caturix (Il Re della Battaglia Senza Fine)!»
Il Noble Phantasm colpì in pieno ω Lancer. L’impatto dell’attacco fu devastante e lasciò impressa una voragine al centro dell’arena.
Ma Lancer era ancora vivo.
L’imperatore Marco Aurelio era ancora in piedi e non aveva neanche un graffio. Quell’energia dorata che avvolgeva il suo corpo lo aveva reso invulnerabile. Vercingetorige era stupefatta e, almeno in parte, delusa. Sperava di riuscire ad uccidere quell’uomo, ma lui era ostinato e non cadeva. Non importa quanto fosse forte la volontà della donna, niente poteva fermare quello Spirito Eroico.
Benjamin ormai sperava in un intervento di α Berserker, ma lei se ne era andata; lui pensò che, forse, aveva deciso di nascondersi. Rivolse nuovamente l’attenzione al nemico e si accorse che, dopo aver percorso qualche metro, Lancer, per qualche ragione, si era fermato. Benjamin pensò subito di ordinare ad ω Saber di attaccare, ma lei, ricevuto l’ordine, lo guardò e scosse la testa.
«No, è finita» disse con due occhi delusi.
«In che senso...?» domandò confuso.
Poi vide che i piedi dell’uomo erano diventati trasparenti. Lancer venne avvolto da una specie di polvere dorata e stava, lentamente, scomparendo. Anche davanti alla morte, quel Servant non mostrò un segno di emozione. Rimase calmo, distaccato, e pronunciò queste parole:
«Non posso disprezzare la morte, ma l’accetto di buon grado, in quanto questa è una delle cose volute dalla natura. Come si attende il momento in cui dal ventre della propria moglie uscirà un bimbo, così si aspetta il momento in cui la nostra anima si sfilerà da questo involucro. Questi sono in cicli del cosmo: su e giù, di eterno in eterno. Non possiamo cambiarli, non possiamo dettar legge all’universo. E perché l’uomo stolto si affanna? In un certo senso, infatti, o vi sono gli atomi o il destino. Se c’è dio, va tutto bene; se domina il caso, non agire anche tu a caso. Quindi disprezzare ciò che è mortale è un atteggiamento poco razionale.»
«Hai ragione...» mormorò Saber in un attimo di pietà. «Hai ragione, ω Lancer. Non possiamo disprezzare la mortalità, fa parte della vita.»
«Esattamente. Sono contento che tu capisca... Sono contento...» Qualcosa brillò nei suoi occhi.
«La mia più grande sofferenza è non essere riuscita a sconfiggerti, ma forse sarà per un’altra volta. Ricorderò questo momento, Imperatore Stoico, e preparerò le armi per un nostro prossimo incontro. Attendi il mio arrivo, perché io ti cercherò.»
«Ed io ti aspetterò... Sì, aspetterò... Aspetterò il tuo arrivo, valorosa guerriera... Dopotutto, che senso ha opporsi alle correnti del destino? Voi, Master che combattete questa guerra, ricordate che è poco il tempo che vi resta da vivere. Quindi non discutete su come essere virtuosi, ma siate virtuosi. Questo è un addio, che voi tutti possiate realizzare il vostro destino come era stato predisposto dall’eternità...»
Marco Aurelio scomparve lasciandosi alle spalle l’eco di quell’ultima parola.
La barriera si abbassò.
La battaglia era giunta al termine.
Benjamin tirò un sospiro di sollievo e volle abbracciare la Servant, ma la battaglia non era ancora finita. Hetna tornò al centro dell’arena portandosi dietro la testa mozzata di Raphael Maillard; la lanciò per terra. Benjamin sentì il bisogno di vomitare. Certo, odiava quell’uomo, ma di certo non lo voleva morto. Hetna non aveva neanche una traccia di rimorso sul volto. Guardò Benjamin e gli disse:
«Il prossimo sarai tu.»
Saber si mise davanti al Master e si preparò alla lotta, allora apparve l’immagine di Vergil. Quell’inquietante essere pietrificò la giovane magus con quel suo sguardo demoniaco.
«Ma non stanotte, giusto?»
«Giusto» confermò Hetna remissiva.
«Hai fatto un ottimo lavoro, mia cara. Torna da me, abbiamo altri Master da uccidere. Per quanto riguarda Benjamin...» Si girò verso il ragazzo. «Sapevo che ce l’avresti fatta, l’ho sempre saputo. Vorrei porgerti i miei più sinceri complimenti e augurarti di raggiungere la vetta. Una bella creatura come te merita di vedere la fine del conflitto.»
«Si può sapere cosa diavolo sei?!» domandò Benjamin intimorito.
«Sono un tuo fan.»
Vergil scomparve e con lui anche Hetna.
Quella domanda uscì fuori dalla bocca di un uomo ferito, un magus che a malapena riusciva a reggersi in piedi. In testa stava pensando ad un modo per riuscire a scappare dalla sua residenza sano e salvo, ma nel cuore sperava ancora di poter convincere quel demone che aveva di fronte a non perseguire i suoi malefici piani. Non lo stava facendo per pietà, ma per adempiere fino alla fine al suo dovere di membro dell’Ordine di Tot. Se non poteva affrontare quel demone con la violenza, poteva almeno sperare di persuaderla a desistere.
«Alla morte... te lo dico io...» Si appoggiò ad un muro della sua immensa sala da pranzo. «Tutto quello che stai facendo... non porterà bene...»
Yukiko Kumahira se ne stava seduta a tavola, davanti alla larga finestra che dava sul panorama urbano del Cairo, e mangiava, comodamente, della deliziosa e morbida carne al sangue condita con delle spezie di ottima qualità. Ai piedi della sedia c’erano i cadaveri delle guardie del corpo che avrebbero dovuto difendere quel magus che ora, con difficoltà, cercava di sopravvivere.
«Pensi davvero che riuscirai a vincere... questa guerra...?» disse tossendo.
«Mm-mm.» Mandò giù il succulento boccone di carne. «Hesham Sharaf. Sei sempre stato un uomo particolarmente intelligente, ho ragione? Come puoi dubitare delle mie capacità, dopo tutto quello che ho fatto? Ho distrutto la Torre dell’Orologio e la Congrega, questo significa che le due organizzazioni magi più importanti d’Europa sono state completamente spazzate via. Questo significa che tu, mio caro Sharaf, dovresti avere una certa fiducia nella mia capacità di poter vincere la guerra.»
«Quindi hai davvero intenzione di perseguire questo tuo folle piano...?»
«Voialtri usate sempre parole così cariche di emozione e di dramma, però non vi rendete neanche conto del loro reale significato. Cosa c’è di 'folle' nel mio piano? È per caso 'folle' desiderare il Vuoto? No, io non credo proprio. Io credo che la vera follia sia quella esibita da persone come te. Ti sei visto allo specchio, Sharaf? Sei in punto di morte eppure sei determinato a non volermi dire come avere accesso ad Adocentyn. Perché sprecare fiato per farmi una sottospecie di predica? Non sarebbe molto più conveniente rendere i tuoi ultimi attimi di vita utili a qualcosa?»
«Non ti darò mai ciò che cerchi...! Folle ragazzina, non riuscirai mai a—!»
«Yahya, Bassem, Ahmed, Youssef... Sono tutti morti, Sharaf. Tu sai perché, non è così? Sai che è colpa della loro stupidità. Avrebbero potuto arrendersi e darmi ciò che chiedo, tuttavia hanno preferito resistere fino alla fine e io li ho mandati al creatore. Tu sarai il prossimo. Quindi, invece di sprecare il tuo tempo a darmi della 'folle', faresti meglio a dirmi ciò che sai.»
«Non riuscirai mai a raggiungere Adocentyn... questo è ciò che so...» disse ansimando.
Yukiko si voltò per vedere meglio quel povero uomo mentre cercava, insistentemente, di aggrapparsi alla vita. Stringeva i denti, respirava lentamente, chiudeva gli occhi per qualche secondo e li riapriva per volgerli verso l’alto; la ragazza godeva alla vista di quella fragile vita che, poco alla volta, scivolava nell’oscurità della morte.
«Se ci tieni così tanto alla tua vita, dimmi quello che sai. Io voglio avere accesso ad Adocentyn e tu mi aiuterai, altrimenti morirai come gli altri. So perfettamente che voi state cercando un modo per raggiungere Adocentyn e scommetto quello che vuoi che avete trovato la soluzione.»
«No, è solo un prototipo...» mormorò debolmente.
«Ecco! Finalmente un po’ di sincerità! Avanti, dunque! Dimmi tutto!» esclamò con gioia.
«Come ho detto... è solo un prototipo... non credo che possa funzionare...»
«Lo avete mai provato?»
«No, ma... ma...» Stava perdendo la lucidità, si sentiva stanco e pesante.
«Vuoi vivere, Sharaf? Allora combatti fino all’ultimo.»
«Io posso solo dirti che... i calcoli sono giusti ad un livello puramente teorico, ma nessuno di noi ha mai messo in pratica quella magia... si tratta di un qualcosa che è molto rischioso.»
«Che cos’è esattamente?»
«Un teletrasporto... sfrutta alcuni principi dell’alchimia, poi i cristalli magici, la geometria arcana, la matematica... ma è solo un prototipo. Potrebbe ucciderti...»
«Potrebbe anche non farlo, giusto?»
«Vuoi davvero rischiare così tanto solo per raggiungere Adocentyn...?»
«Tu non hai idea di quanto sia disposta a sacrificare pur di raggiungere il mio obbiettivo. Tu sai dove è situato il teletrasporto, vero?»
Lui annuì.
«Bene. Portami là e ricorda questo: nessuno, oltre me, dovrà usarlo. Fai quello che ti ho detto e vivrai, ma se io dovessi scoprire che hai mandato altri magi su Adocentyn ti verrò a cercare e ti strozzerò con il tuo stesso intestino. Sono stata chiara?»
Lui annuì una seconda volta.
«Eccellente. Allora direi che è arrivato il momento di mettere alla prova questo prototipo.»
La luna stava illuminando un corpo in croce.
Il corpo dello Spirito Eroico di Raphael era appeso ad una croce di ferro — il temibile Noble Phantasm di α Berserker — eppure c’era, nell’aria, la sensazione che la battaglia non fosse ancora giunta al termine.
Benjamin Palmer era ancora ferito al braccio e, anche se aveva smesso di sanguinare, gli faceva ancora molto male; aveva la sensazione di avere ancora i denti di un mastino impiantati nella carne. Saber si era appena ripresa, non era stanca e si era già messa in testa di affrontare Berserker. Quando il giovane Master notò che la Servant si stava avvicinando verso la donna armata di spada e scudo, la fermò e le disse a bassa voce:
«Non è necessario, cerchiamo di concentrarci sul Servant di quello stronzo.»
«Parli di Lancer? Non ti devi preoccupare di lui, Master, ormai è finito. Non è più una minaccia. Ora l’unico nemico rimasto è α Berserker.»
Il ragazzo rimase leggermente deluso dall’atteggiamento di Saber. Si sarebbe aspettato, come minimo, un ringraziamento. Egli aveva cercato di proteggerla eppure sembrava quasi che a lei non importasse niente.
Dall’altra parte c’era Hetna, la quale provava una certa soddisfazione nell’aver sconfitto il Servant del suo avversario... anche se non riusciva a comprendere come mai quel Lancer non fosse ancora scomparso. Quel piccolo dubbio era schiacciato costantemente dalla certezza che nessuno potesse scappare dalla croce di Galba.
Raphael era calmo. Il suo Servant, il suo fedele ω Lancer, era stato appena crocefisso eppure, per qualche ragione, dava l’impressione di avere la situazione sotto controllo.
«Questa è una perdita di tempo.»
Le parole presuntuose di Raphael colpirono Hetna e la lasciarono sbalordita. Era palese che ω Lancer fosse sul punto di morire, ma quell’arrogante Master francese non era preoccupato e, al contrario, continuava a comportarsi come se avesse la vittoria in pugno. Lo stesso stupore colpì anche Benjamin, il quale stava già pensando di ordinare alla sua Servant di dare il colpo di grazia a Lancer.
«Oggi le ho viste proprio tutte: una bestia, un moccioso che aiuta suddetta bestia, la peggiore Saber mai esistita, e anche la Berserker più banale che sia mai stata evocata. Questa dovrebbe la Guerra del Sacro Graal? No, questo è un circo e voi tutti siete dei pagliacci.»
L’arroganza di quell’uomo era davvero fastidiosa sia per Benjamin che per Hetna. Il suo sguardo annoiato, il suo modo di parlare presuntuoso, il suo atteggiamento da intellettuale borghese, persino la sua faccia, erano irritanti come minimo. Raphael non aveva alcun rispetto per i suoi nemici, non aveva alcun rispetto per gli Spiriti Eroici che lo affrontavano, e, soprattutto, non aveva un minimo di rispetto per l’intero duello.
«E questa situazione è un’esemplificazione della stupidità di questa intera battaglia. Non capisco come possa un Augusti filius cadere così in basso da lasciarsi mettere in croce da un piccolo imperatore. Reagisci, Lancer. Usa il tuo Noble Phantasm e mostra la tua vera forza a quell’imperatore da quattro soldi.»
Hetna, scioccata, esclamò: «Stai facendo sul serio?! Credi davvero che il tuo Servant possa combattere in una situazione come quella? Ormai è finita! Hai perso!»
«Qui è dove ti sbagli, donna. Nonostante Galba Cesare Augusto possa sembrare un Servant temibile, è comunque un imperatore che regnò appena sei mesi. Che cosa sono sei mesi di regno se paragonati ai diciannove anni dell’uomo che è appena stato crocefisso? Al tuo servizio hai un misero imperatore romano che fu famoso solo per la sua crudeltà e per il suo pessimo governo! Persino nullità come Caligola o Eliogabalo si sono dimostrati superiori al tuo Spirito Eroico! Ricorda questa lezione: la prossima volta che decidi di evocare un imperatore romano, assicurati che sia almeno uno di quelli potenti!»
Hetna rimase sconcertata dalle parole del suo avversario, eppure, guardando Lancer, era chiaro che quello Spirito Eroico non aveva alcuna possibilità di fuga.
«Credi davvero che l’uomo che adesso è in croce sia un Servant al massimo delle sue energie? Ebbene no. Fino ad adesso non avete fatto altro che affrontare uno Spirito Eroico che si stava trattenendo. Ma adesso è il momento di mostrarvi con chi avete a che fare! Ora è il momento di lasciare l’arena all’Imperatore Stoico!»
Allora Hetna capì.
«Direi che è il momento di porre fine ai giochi. Sai che cosa fare, ω Lancer: uccidili tutti. Uccidi coloro che stanno minacciando te e la tua patria! Elimina i tuoi nemici senza alcuna pietà!»
Lancer aprì gli occhi. La sofferenza scomparve poco alla volta dal suo volto, come se qualcosa la stesse lavando via. L’aria intorno a lui venne avvolta da un manto di energia dorata; persino l’arma di Lancer iniziò ad illuminarsi.
«Io faccio il mio dovere,» disse il Servant con una voce fredda, «senza lasciarmi distrarre da tutto il resto.» Egli alzò la testa. «In quella vita in cui il tuo corpo non si arrende è vergognoso che sia l’anima ad arrendersi per prima.»
Berserker vide Lancer muoversi e, senza esitare, lo attaccò con la spada. L’uomo fermò il braccio dell’avversaria e con l’altra mano impugnò la propria lancia, la quale emise un suono che ricordava il nitrito di un destriero.
«Come fai a persistere?!» La donna era scioccata. «Nessuno è così tenace! Nessun traditore è così tenace!»
«Tu chiami me 'traditore', ma non hai idea di chi sia io. Tu hai osato crocifiggere un cittadino romano, già lo facesti in passato, Galba. Io lo so. Per questo tuo atto disumano non meriti la mia compassione, neanche un briciolo della mia pietà.»
«Traditore! Eversivo! Ribelle! Muori!» Berserker cercò di liberarsi, ma senza alcun successo.
«Non puoi sfuggirmi. Il tuo destino è stato sancito dai divini di Roma. Io, Marco Aurelio Antonino Augusto, farò calare su di te il loro giudizio finale.»
Il corpo di Lancer venne avvolto da una specie di energia dorata che spezzò le catene che lo tenevano imprigionato. La croce di ferro venne polverizzata e, non appena ω Lancer toccò terra con i piedi, colpì α Berserker con una tale forza che lei fece un volo di almeno quattro metri.
«Non puoi affrontare il mio Noble Phantasm: Tà Eis Heautón (Le Parole dell’Imperatore Rivolte a Sé Stesso).»
Hetna, vedendo il vero potere di ω Lancer, era incredula. «Non scherziamo...» mormorò. «Quel Noble Phantasm ha palesemente le stesse caratteristiche di un Anti-Tesoro... eppure c’è qualcosa di anomalo in esso.»
«Ancora non riesci a comprenderlo, vero? Non posso sorprendermi» commentò Raphael con una punta di soddisfazione. «Solo un uomo saggio e potente come Marco Aurelio può possedere un Noble Phantasm di questo tipo. Le persone lo considerano solo un filosofo, ma si dimenticano che egli passò diciannove anni della sua vita a combattere contro invasori di ogni tipo, e non solo: pestilenze, crisi economica, alta mortalità, instabilità politica... Egli affrontò tutto questo ed è riuscito a proteggere l’Impero. Il suo animo filosofico, combinato alla sua disumana forza di volontà, ha concepito il Noble Phantasm che ora stai vedendo! Esso nullifica qualsiasi altro Noble Phantasm nemico e, come se non bastasse, aumenta tutti i parametri del Servant portandoli al loro massimo possibile!»
«Cosa?! No!» esclamò spaventata. «Questo significa che...»
«Esattamente! Finalmente hai capito cosa sta succedendo! In questo esatto momento, Lancer ha dei parametri che nessuno Spirito Eroico può pareggiare!»
Marco Aurelio e Galba. I due imperatori erano faccia a faccia.
La donna attaccò l’avversario con ferocia, era chiaro che non avesse intenzione di lasciarsi sconfiggere con facilità. I suoi attacchi non avevano un minimo di tecnica, erano selvaggi, furiosi come quelli di una bestia irrazionale. L’uomo era capace di pararli uno dopo l’altro senza il minimo sforzo. Era calmo... Era privo, in realtà, di qualsiasi emozione. La sua mente aveva raggiunto uno stato di purezza assoluta e non c’era niente che potesse destabilizzarla. Berserker, sicuramente, non aveva gli strumenti per riuscire a mettere all’angolo un avversario del genere, eppure ci provava costantemente. Colpiva, colpiva, colpiva con più violenza, ma non riusciva mai a ferire Lancer. Era come se quel Servant fosse diventato invincibile come il leggendario Achille.
«Il tuo Spirito Eroico è troppo debole» commentò Raphael rivolgendosi ad Hetna. «Osserva le movenze perfette del mio Lancer, la sua calma d’acciaio e la sua tecnica impeccabile. La sua mente, in questo momento, ha raggiunto uno stato superiore. Marco Aurelio è di fatto l’unico imperatore romano ad avere un Noble Phantasm che lo rende saggio e illuminato come un bodhisattva. Come può Galba affrontare un simile uomo? Non può, ecco la risposta.»
Raphael alzò lo sguardo e vide α Berserker volare a terra per quella che poteva essere la sesta volta. L’uomo era certo di avere la vittoria in pugno. Niente poteva fermare il suo Lancer.
Benjamin Palmer e Saber erano entrambi senza parole. Lui non aveva intenzione di mandare la sua Servant contro l’Imperatore Stoico e lei, dall’altra parte, stava iniziando ad avere paura di essersi scelta un avversario al di fuori della sua portata. Non aveva mai visto un romano combattere in quel modo lì, neppure la sua nemesi era così potente.
Lancer parò l’ennesimo attacco di Berserker e, con una velocità disumana, la ferì al braccio e poi la colpì allo stomaco con un calcio; tuttavia la donna non demordeva, era tenace come un lupo affamato.
Qualcosa, all’interno dello scudo di Berserker, si mosse e si sentì il rumore di un meccanismo. La donna sorrise e, alzando, lo scudo spruzzò una sostanza resinosa che si appiccicò al corpo dell’avversario. L’uomo, sentendo il forte profumo, realizzò che si trattava di galbano. Lei abbassò lo scudo e la gemma al centro di questo si illuminò di rosso, dunque soffiò una ventilata di fuoco contro ω Lancer.
«Brucia, bastardo» esclamò α Berserker. «Brucia nelle fiamme della giustizia suprema!»
Il galbano, a contatto con il fuoco, bruciò.
Persino Hetna rimase sorpresa dalla ottima strategia della sua Servant, ma il Noble Phantasm di ω Lancer riuscì a contrastare persino quelle fiamme. Il corpo non venne macchiato neanche da una ferita. Quando Hetna realizzò la gravità della situazione capì che c’era un solo modo per eliminare Marco Aurelio: uccidere il Master.
Raphael stava ancora contemplando la battaglia del suo Servant quando, senza nessun preavviso, una lama mistica gli trafisse la gamba. L’uomo emise un verso di sofferenza e, quando si accorse che Hetna si stava avvicinando, decise di scappare per nascondersi ed evocò uno stormo di corvi per rallentare la nemica.
Lancer, intanto, continuava a dominare il campo di battaglia. Berserker si stava stancando, i suoi colpi si facevano più lenti e meno forti; questo significava che ormai non poteva più combattere. Il forte Imperatore Stoico sapeva che la sua avversaria era rassegnata.
Benjamin non conosceva Hetna. Era conscio di essere, di fatto, un suo nemico, eppure non poteva accettare di lasciar morire la sua Servant. Galba, anche se in quel momento era completamente fuori di testa, aveva comunque salvato la sua vita e lui si sentiva in obbligo di ricambiare il favore. Guardò ω Saber e lei capì subito cosa fare. Gli sorrise, fiera che lui avesse preso quella decisione, e partì all’attacco.
Lancer non ebbe il tempo di uccidere Galba. La lama di Saber bloccò la lancia.
«Voi Romani siete davvero degli sciocchi! Voi sottovalutate sempre i vostri nemici, li vedete come dei deboli incapaci di reagire! Ed è per questa ragione che persone come me riescono a sconfiggervi!»
Saber non era veloce quanto il suo avversario, ma era più tenace di Berserker e riuscì a tenere un discreto controllo della battaglia. I colpi di lui riuscirono, tuttavia, a metterla in difficoltà quando egli, ovviamente, capì la strategia di lei. Lancer, dunque, ottenuto un lieve vantaggio, sferrò un attacco abbastanza potente da capovolgere Saber e farla volare contro una parete dell’arena. Lei, però, si rialzò.
«Ci vuole ben altro per sconfiggermi, ω Lancer! Io ho la battaglia nel sangue!»
«Più abile nella lotta, non però più incline al bene comune, né più disciplinata verso gli avvenimenti. Questa è la verità, Saber» commentò lui con un distacco disumano.
«Non credere di potermi parlare come se mi conoscessi!»
«Io ti conosco. So chi sei. Vercingetorige, il tuo nome è entrato nella storia solo grazie al Fondatore. Le sue azioni hanno reso te immortale. Questa è la verità. Tu, senza di lei, sei niente. Il tuo odio nei confronti dei Romani è malriposto perché siamo stati proprio noi, arroganti o meno, a fare di te ciò che sei. Chi saresti stata senza di noi? Solo l’ennesima aristocratica gallica dimenticata dalla storia.»
Lei non rispose, ma era chiaro che ora la battaglia era appena diventata una faccenda personale. Saber ricominciò con la sua offensiva, senza dividersi dalle sue tattiche, tuttavia questa scelta si rivelò pessima. Lancer, infatti, aveva imparato a memoria le mosse dell’avversaria e fu in grado di parare ogni singolo attacco con un tempismo perfetto. Quando l’uomo incominciò ad attaccare, l’avversaria non poté far altro che indietreggiare il più possibile. Lancer era sempre più veloce, sempre più preciso, e sempre più forte. Non sembrava neanche più un comune Spirito Eroico bensì qualcosa di superiore, qualcosa di divino. Saber, alla fine, venne messa al tappeto una seconda volta e si rialzò una seconda volta, pronta a riprendere l’offensiva. Lancer non fece niente. Attese l’attacco dell’avversaria e, quando la vide correre verso di lui, schivò subito la lama e contrattaccò come un fulmine.
Benjamin vide Saber cadere a terra per la terza volta, tuttavia questa volta era diverso... questa volta era stata ferita alla pancia.
«Saber!» esclamò lui avvicinandosi a lei. «Sei ferita! Devo...!»
Non sapeva cosa fare. Non sapeva come aiutare quell’orgogliosa guerriera ribelle. Non voleva lasciarla morire, non voleva abbandonarla al suo destino, e così agì di istinto e cercò di tamponare la ferita. In quell’istante, proprio quando le mani di lui toccarono la ferita di lei, accadde qualcosa di inspiegabile: i Circuiti Magici comparvero sul corpo di Benjamin. Emanavano una luce dorata, una luce che si diffuse attorno a lui, una luce che abbracciò anche lei e che sollevò una specie di barriera; un vero e proprio scudo magico. La ferita di Saber guarì in un istante e lo stesso accadde a quella di Benjamin.
«Che cos’è questo...?» domandò lui confuso. «Cos’è questo calore...? Questa è... la mia magia?»
«Sì, Master. Ce l’hai fatta» commentò lei sorridendo. «Sei sbocciato.»
Lancer colpì quello scudo, ma un’onda d’urto lo respinse. Niente poteva penetrare quella luce, nessuna lama poteva spezzare quella barriera magica. Benjamin non poteva credere ai suoi occhi. Quello che stava accadendo era merito suo, era la sua magia... era il suo potere. Avrebbe tanto voluto, in quel momento, che suo nonno fosse lì per vederlo.
Saber si rialzò con l’aiuto del proprio Master.
«Sei sicura?» domandò lui, ancora preoccupato per lei.
«Abbi fede in me, Master, riuscirò a sconfiggerlo. Non importa quanto sia forte, io riuscirò a vincere. Te lo prometto.»
Lui sorrise. «Credo in te, Saber — no, Vercingetorige.»
Lei sorrise e avanzò verso il suo nemico.
Quando Lancer vide la luce scomparire, partì subito all’attacco. Le due armi si scontrarono diverse volte prima che una delle due potesse toccare la pelle e fu quella di Saber a ferire Lancer. Forse fu un caso, forse una fortuna, oppure una dimostrazione di abilità, sta di fatto che ω Lancer non si piegò e continuò ad attaccare. Saber non aveva ottenuto un forte vantaggio sull’avversario, ma stava combattendo con tenacia, con un’energia selvaggia che divampava come un fuoco fuori controllo. Era furia incarnata. Ormai sembrava che niente potesse impedire ad ω Saber di continuare a lottare.
Lancer continuava a rimanere calmo, freddo, completamente distaccato da quella battaglia. I suoi occhi erano vuoti, privi di una qualsiasi emozione, e continuava a combattere. Tuttavia la persistenza era accompagnata da una forte ignoranza di ciò che stava accadendo lontano da quel duello; Lancer non aveva idea che il suo Master stesse combattendo per sopravvivere. Era una situazione quasi paradossale: Raphael aveva ordinato al suo Spirito Eroico di usare un Noble Phantasm che aveva reso il suddetto una specie di macchina assassina concentrata solo sulla vittoria. Ma il povero Raphael stava per cadere vittima della sua stessa strategia e solo il fato avrebbe deciso cosa gli sarebbe accaduto.
Lancer non cadde. Nonostante gli sforzi di Saber, Lancer non cadde. Era ancora in piedi. Non era affaticato, non era disposto ad arrendersi, non sentiva la pressione della battaglia... Era vuoto. Completamente vuoto.
«Sei ostinato, eh?» disse ω Saber. «Sei probabilmente il romano più forte che abbia mai incontrato. Dubito fortemente che ne esistano altri come te.»
«Tu continui a paragonarmi ad una persona che io considero schiava della politica, della guerra, e dell’ambizione. Alessandro il Grande, Giulio Cesare e Gneo Pompeo che cosa sono di fronte a Diogene ed Eraclito e Socrate? Questi ultimi videro la realtà delle cose, mai furono schiavi del mondo. La filosofia è più forte dell’ambizione. Una mente poetica è più forte di una mente politica. Questa è la verità e se tu fallisci nel comprenderla, e continui a giudicarmi come un loro pari, è perché vedi solo il fetore e il sangue corrotto nel sacco che è il mio corpo. Se hai la vista acuta, dovresti saperla usare e andare oltre la realtà materiale. Io sono romano, ma non sono gli altri Romani.»
«Credi davvero di essere così diverso da loro? Non so sei un ingenuo o un folle, ω Lancer. Non puoi allontanarti dalle tue radici, non puoi scappare dalla tua cultura. Tu sei un romano, pensi come un romano e morirai come un romano. Smettila di fingere di essere diverso dai tuoi compatrioti, rischi di risultare patetico.»
«Tutto è trasformazione, Saber. Tu stessa sei soggetta a un processo continuo di alterazione e anche di distruzione. Questa è la legge del cosmo... e anche di Roma. Non tutti i Romani sono destinati ad essere uguali ad altri Romani, ma la tua incapacità di comprenderlo non è per niente strana. Infatti, ora che ci penso, è quasi logico che tu non sia in grado di distinguere me da un romano qualsiasi, dopotutto neanche tu sei capace di tracciare una linea fra te e Giulio Cesare; in molti versi sei come lei.»
«Insulti il mio onore!» La spada di Saber venne avvolta da una luce azzurra. «Pagherai per questa offesa, ω Lancer! Caturix (Il Re della Battaglia Senza Fine)!»
Il Noble Phantasm colpì in pieno ω Lancer. L’impatto dell’attacco fu devastante e lasciò impressa una voragine al centro dell’arena.
Ma Lancer era ancora vivo.
L’imperatore Marco Aurelio era ancora in piedi e non aveva neanche un graffio. Quell’energia dorata che avvolgeva il suo corpo lo aveva reso invulnerabile. Vercingetorige era stupefatta e, almeno in parte, delusa. Sperava di riuscire ad uccidere quell’uomo, ma lui era ostinato e non cadeva. Non importa quanto fosse forte la volontà della donna, niente poteva fermare quello Spirito Eroico.
Benjamin ormai sperava in un intervento di α Berserker, ma lei se ne era andata; lui pensò che, forse, aveva deciso di nascondersi. Rivolse nuovamente l’attenzione al nemico e si accorse che, dopo aver percorso qualche metro, Lancer, per qualche ragione, si era fermato. Benjamin pensò subito di ordinare ad ω Saber di attaccare, ma lei, ricevuto l’ordine, lo guardò e scosse la testa.
«No, è finita» disse con due occhi delusi.
«In che senso...?» domandò confuso.
Poi vide che i piedi dell’uomo erano diventati trasparenti. Lancer venne avvolto da una specie di polvere dorata e stava, lentamente, scomparendo. Anche davanti alla morte, quel Servant non mostrò un segno di emozione. Rimase calmo, distaccato, e pronunciò queste parole:
«Non posso disprezzare la morte, ma l’accetto di buon grado, in quanto questa è una delle cose volute dalla natura. Come si attende il momento in cui dal ventre della propria moglie uscirà un bimbo, così si aspetta il momento in cui la nostra anima si sfilerà da questo involucro. Questi sono in cicli del cosmo: su e giù, di eterno in eterno. Non possiamo cambiarli, non possiamo dettar legge all’universo. E perché l’uomo stolto si affanna? In un certo senso, infatti, o vi sono gli atomi o il destino. Se c’è dio, va tutto bene; se domina il caso, non agire anche tu a caso. Quindi disprezzare ciò che è mortale è un atteggiamento poco razionale.»
«Hai ragione...» mormorò Saber in un attimo di pietà. «Hai ragione, ω Lancer. Non possiamo disprezzare la mortalità, fa parte della vita.»
«Esattamente. Sono contento che tu capisca... Sono contento...» Qualcosa brillò nei suoi occhi.
«La mia più grande sofferenza è non essere riuscita a sconfiggerti, ma forse sarà per un’altra volta. Ricorderò questo momento, Imperatore Stoico, e preparerò le armi per un nostro prossimo incontro. Attendi il mio arrivo, perché io ti cercherò.»
«Ed io ti aspetterò... Sì, aspetterò... Aspetterò il tuo arrivo, valorosa guerriera... Dopotutto, che senso ha opporsi alle correnti del destino? Voi, Master che combattete questa guerra, ricordate che è poco il tempo che vi resta da vivere. Quindi non discutete su come essere virtuosi, ma siate virtuosi. Questo è un addio, che voi tutti possiate realizzare il vostro destino come era stato predisposto dall’eternità...»
Marco Aurelio scomparve lasciandosi alle spalle l’eco di quell’ultima parola.
La barriera si abbassò.
La battaglia era giunta al termine.
Benjamin tirò un sospiro di sollievo e volle abbracciare la Servant, ma la battaglia non era ancora finita. Hetna tornò al centro dell’arena portandosi dietro la testa mozzata di Raphael Maillard; la lanciò per terra. Benjamin sentì il bisogno di vomitare. Certo, odiava quell’uomo, ma di certo non lo voleva morto. Hetna non aveva neanche una traccia di rimorso sul volto. Guardò Benjamin e gli disse:
«Il prossimo sarai tu.»
Saber si mise davanti al Master e si preparò alla lotta, allora apparve l’immagine di Vergil. Quell’inquietante essere pietrificò la giovane magus con quel suo sguardo demoniaco.
«Ma non stanotte, giusto?»
«Giusto» confermò Hetna remissiva.
«Hai fatto un ottimo lavoro, mia cara. Torna da me, abbiamo altri Master da uccidere. Per quanto riguarda Benjamin...» Si girò verso il ragazzo. «Sapevo che ce l’avresti fatta, l’ho sempre saputo. Vorrei porgerti i miei più sinceri complimenti e augurarti di raggiungere la vetta. Una bella creatura come te merita di vedere la fine del conflitto.»
«Si può sapere cosa diavolo sei?!» domandò Benjamin intimorito.
«Sono un tuo fan.»
Vergil scomparve e con lui anche Hetna.
'L'Imperatore Stoico contro il Re dei Ribelli' di Bikowolf |